La trasformazione digitale sta plasmando un mondo nuovo in cui le reti e il digitale, anche grazie all’accelerazione impressa dalla pandemia, rappresentano il canale privilegiato attraverso cui i cittadini comunicano, cercano informazioni, lavorano, studiano. Dal canto loro, le imprese competono, pubblicizzano la propria attività e gestiscono la relazione con i propri clienti. Per far sì che i servizi digitali trovino pieno sviluppo e diffusione, l’ampia disponibilità di infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili performanti costituisce una pre-condizione indispensabile. L’Italia è pienamente impegnata nel recuperare il gap infrastrutturale rispetto alle realtà europee più avanzate sotto il profilo digitale e le autorità nazionali, nell’ambito delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), hanno destinato importanti risorse a sostegno dello sviluppo delle reti, di cui 2,02 miliardi alla copertura mobile 5G. In attuazione del Piano Italia 5G, lo scorso 22 marzo sono stati pubblicati sul portale di Infratel Italia due bandi, la cui chiusura è prevista per le 13:00 del prossimo 27 aprile.
DAGLI OBIETTIVI EUROPEI A QUELLI NAZIONALI. LA CORSA ALLA CONNETTIVITÀ
L’Unione europea è da molti anni impegnata nell’adozione di strategie in grado di favorire la transizione digitale all’interno dei singoli Stati membri e garantire, così, la capacità del Vecchio continente di svolgere un ruolo attivo nella corsa alla digitalizzazione. Se già nell’Agenda digitale UE 2020 (pubblicata nel 2010), la Commissione prevedeva al 2020 lo sviluppo di connettività ad almeno 30 megabit per secondo (Mbps) per tutta la popolazione di cui oltre il 50% abbonata con connessioni ad almeno 100 Mbps, nel 2016, la Comunicazione “Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea” ha annunciato, per il 2025, obiettivi di connettività di almeno 1 gigabit per secondo (Gbps) per scuole, biblioteche e uffici pubblici, di almeno 100 Mbps, espandibile a Gigabit per tutte le famiglie europee e copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e lungo i principali assi di trasporto terrestre. Da ultimo, il 9 marzo 2021 è stata pubblicata la Comunicazione “Bussola digitale 2030: la via europea per il decennio digitale” che ha previsto, tra le altre cose, di raggiungere una connettività di almeno 1 Gbps per tutte le famiglie europee e la copertura 5G in tutte le aree popolate entro il 2030.
Se questi sono gli obiettivi europei, dopo la pubblicazione nel marzo 2015 della Strategia per la banda ultralarga con la quale i decisori politici, al fine di colmare il gap infrastrutturale e di mercato e soddisfare gli obiettivi dell’Agenda digitale Ue 2020, hanno assunto l’impegno, coerentemente con gli obiettivi europei al 2016, di coprire almeno l’85% della popolazione con connettività ≥100 Mbps, la Nuova Strategia nazionale per la banda ultralarga (pubblicata il 27 maggio 2021), ha alzato la posta: prevede entro il 2026 una velocità di connessione delle reti fisse ad almeno 1 Gbit/s su tutto il territorio nazionale, in anticipo di ben quattro anni rispetto alle tempistiche Ue. In attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la nuova strategia definisce le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale indicati dalla Commissione europea con la Comunicazione sulla Connettività per un mercato unico digitale europeo Gigabit Society e con la Comunicazione sul decennio digitale Digital Compass, mediante 7 azioni, di cui due già in atto, ovvero il Piano aree bianche (infrastrutturazione aree a fallimento di mercato) e il Piano Voucher (incentivi alla domanda), cui si aggiungono il Piano “Italia a 1 Giga”, il Piano “Italia 5G”, il Piano “Scuole connesse”, il Piano “Sanità connessa” e il Piano “Isole Minori”.
Con il Piano Italia 5G, in particolare, si vuole incentivare la realizzazione delle infrastrutture di rete per lo sviluppo e la diffusione di reti mobili 5G nelle aree a fallimento di mercato su tutto il territorio nazionale. Tutto secondo due linee di intervento: la prima, prevede la realizzazione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni Radio Base (SRB) che, secondo quanto emerso dalla mappatura, nel 2026 risulterebbero ancora prive di rilegamento. La seconda, prevede invece la realizzazione di nuove infrastrutture di rete, con capacità di almeno 150 Mbps downlink e 30 Mbps in uplink, nelle zone che risulterebbero prive di infrastrutture capaci di offrire connettività ad almeno 30 Mbps entro il 2026.
Per sfruttare le infrastrutture di rete già esistenti in capo agli operatori privati è stato disposto l’utilizzo di un modello a incentivo che prevede il finanziamento fino al 90% delle spese ammissibili per le opere necessarie all’adeguamento degli impianti e la conservazione della proprietà delle infrastrutture in capo ai soggetti aggiudicatari. Al fine di scongiurare il rischio di sovra-compensazioni è poi previsto il ricorso al meccanismo definito “Clawback” secondo il quale l’aggiudicatario sarà chiamato a restituire gli extra-profitti generati dalla gestione delle reti sovvenzionate che dovessero emergere dall’attività di monitoraggio realizzata nei 15 anni successivi al completamento dell’opera.
I BANDI
In linea con i criteri di intervento individuati dal Piano Italia 5G, lo scorso 22 marzo sono stati pubblicati sul portale di Infratel due bandi, uno per realizzazione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni Radio Base e uno per la realizzazione di nuove infrastrutture di rete mobile complete con capacità di almeno 150 Mbps downlink e 30 Mbps in uplink.
Il primo bando è stato suddiviso in 6 lotti territoriali, per uno stanziamento complessivo di circa 949 milioni di euro. Per ciascun lotto è indicato il numero minimo di siti da rilegare e di siti facoltativi che il partecipante alla gara potrà decidere di inserire nella propria offerta al fine di assicurarsi un maggior punteggio. Il valore economico massimo del contributo nel limite del 90% delle spese ammissibili. I partecipanti alla gara potranno presentare offerte per uno o più lotti, purché la proposta garantisca la rilegatura di almeno il 30% dei siti di ciascuna regione appartenente allo stesso lotto. Il criterio di aggiudicazione è quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’attuazione del Progetto di investimento avrà inizio a decorrere dalla data di sottoscrizione della Convenzione e si concluderà entro il 30 giugno 2026. Quanto agli adempimenti richiesti agli aggiudicatari, è prevista la trasmissione a Infratel, entro 15 giorni dalla sottoscrizione della Convenzione, di un “piano delle realizzazioni” che descriva, per ciascun semestre del periodo compreso nel cronoprogramma di offerta, i siti radiomobili su cui verranno realizzati gli interventi, nel rispetto delle milestones minime contenute nel capitolato tecnico allegato al bando, che fissano la prima scadenza al 31 dicembre di quest’anno. L’aggiudicatario dovrà inoltre predisporre un portale web attraverso il quale fornire informazioni e aggiornamenti sulle caratteristiche e sullo stato di avanzamento del progetto. Molto stringenti gli obblighi concernenti la fornitura di servizi wholesale a terzi. Da questo punto di vista, il bando, da un lato, fissa le condizioni e il price-cap che gli aggiudicatari dei lotti dovranno rispettare nella fornitura di servizi wholesale a terzi, prescrivendo che tale servizio sia obbligatoriamente fornito nel rispetto del principio di non discriminazione, per un periodo minimo di 10 anni a partire dalla data di completamento di tutti i lavori previsti. Dall’altro, prescrive che l’accesso ai servizi all’ingrosso passivi sia garantito per tutta la durata della vita utile dell’infrastruttura, con persistenza di tali vincoli anche in caso di cambio di proprietà o di gestione delle opere convenzionate nel corso del tempo.
Il secondo bando prevede, invece, la realizzazione di nuove infrastrutture di rete idonee a fornire servizi radiomobili con velocità di trasmissione di almeno 150 mbit/s in downlink e 30 mbit/s in uplink, per uno stanziamento complessivo di 974 milioni di euro. Anch’esso suddivide il territorio nazionale in sei lotti nell’ambito dei quali vengono individuati il numero di aree minime da coprire, quello delle aree aggiuntive e viene fissato il valore economico massimo del contributo. Rispetto alle milestones di avanzamento, il capitolato prevede che gli aggiudicatari dei bandi realizzino la copertura del 5% delle aree contenute nel rispettivo lotto già entro il 30 giugno del prossimo anno, fissando come termine finale per la realizzazione degli interventi previsti il 30 giugno del 2026. Da giugno 2024 si richiede di procedere in modo piuttosto sostenuto, con tassi di copertura del 20% a semestre fino alla conclusione delle operazioni. Lo stesso capitolato contiene una tabella che individua i prezzi massimi applicabili per la fornitura di servizi all’ingrosso tramite le infrastrutture realizzate con i nuovi finanziamenti, nonché il vincolo temporale fissato a 10 anni che obbliga l’assegnatario a garantire l’accesso in modalità wholesale a tutti i soggetti interessati a condizioni eque e non discriminatorie.
Al di là delle complessità legate alla documentazione da presentare e alle procedure di selezione dei partecipanti individuate dai bandi, ciò che salta all’occhio è l’ampio set di garanzie e penali previste da bandi e convenzioni nel caso di ritardi nella realizzazione degli interventi previsti. Rispetto alle garanzie richieste si prevede:
1) una garanzia provvisoria tramite cauzione o fideiussione bancaria o assicurativa, a pena di esclusione, pari all’1% dell’importo massimo del contributo previsto per il lotto per il quale si presenta il progetto (sbloccata automaticamente al momento della stipula della Convenzione o, per gli altri Concorrenti, entro trenta giorni dalla comunicazione dell’avvenuta aggiudicazione);
2) una garanzia con durata di 6 anni, rilasciata da imprese bancarie o assicurative, con decorrenza dalla data della stipula della Convenzione, nella misura inderogabile e irriducibile del 15% del contributo concesso, pena la decadenza dall’assegnazione del contributo e l’escussione della garanzia provvisoria da parte del Concedente;
C) una garanzia rilasciata da imprese bancarie o assicurative di importo pari al 3% del contributo concesso e della durata di 10 anni dal pagamento della rata di saldo a copertura degli obblighi del Beneficiario relativi all’applicazione della disciplina del clawback, nonché del grave inadempimento di ogni ulteriore obbligo che permane in capo al Beneficiario successivamente al completamento della rete, pena il mancato pagamento del saldo.
Quanto, invece, alle penali, l’articolo 13 degli schemi di convenzione ricollega al mancato raggiungimento di una o più delle milestones intermedie una riduzione del Contributo dovuto, pari a 15.000 euro per ogni area non coperta entro il termine previsto dalla relativa milestone (con possibilità di annullamento di tale penale nel caso di recupero del ritardo accumulato entro le due milestones successive) mentre dispone la facoltà di revoca del contributo nel caso in cui, per ciascuna milestone, il Beneficiario non raggiunga l’obiettivo di coprire almeno il 70% delle aree previste. La stessa convenzione fissa penali in percentuale crescente, nello specifico pari al maggior valore tra il 2, l’8 e il 20% del Contributo e l’importo complessivo della penale pari a 50.000 euro per ciascuna area non coperta nel caso in cui non sia raggiunta la milestone entro il 30 giugno 2026, il 30 giugno 2027 e il 30 giugno 2028, ferma restando la facoltà di Infratel di valutare l’adozione del provvedimento di revoca integrale del Contributo (con obbligo, in tal caso, di restituire l’importo del Contributo erogato entro 30 giorni dalla data di ricezione dell’apposita richiesta).
CONCLUSIONI
Le garanzie e le penali previste dai bandi impongono alle aziende un importante sforzo economico e trovano certamente giustificazione nell’esigenza di assicurare la serietà degli impegni assunti e il rispetto della timeline definita per raggiungere gli obiettivi di copertura fissati a livello europeo e nazionale. È pur vero, però, che le tempistiche di realizzazione delle infrastrutture solo in parte dipendono dagli operatori, scontando criticità ascrivibili anche – e soprattutto forse – a un sistema di norme a elevata complessità che, nonostante i vari interventi di semplificazione messi in campo nell’ultimo biennio, fatica ad acquisire quella fluidità necessaria ad accelerare. Nonostante i due decreti Semplificazioni recentemente adottati (decreto legge numero 76 del 2020 e 77 del 2021) e il decreto legislativo numero 207 del 2021 (con il quale è stata recepita la direttiva 2018/1972 che istituisce il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche) abbiano introdotto importanti semplificazioni permane, ad oggi, una forte disomogeneità applicativa sul territorio nazionale, frequenti casi di violazione e/o elusione della normativa nazionale – ad es. mancata o ritardata convocazione della conferenza dei servizi, mancata adozione nelle tempistiche previste di pareri e nullaosta da parte di Enac, Enav e Genio Civile. Si tratta di provvedimenti che impongono, probabilmente, la messa in campo di ulteriori azioni che non siano tese ad accrescere la complessità normativa inserendo nuove regole, ma che piuttosto mirino a rafforzare gli strumenti di responsabilizzazione degli enti locali che in quanto protagonisti insieme agli operatori nelle procedure di autorizzazione delle infrastrutture, devono necessariamente accrescere i propri sforzi per non intralciare ma anzi accelerare il deployment delle infrastrutture nel nostro Paese.