All’interno del Green Deal europeo trovano posto, con rilevanza non secondaria, le iniziative per la promozione dell’economia circolare. Agli obiettivi di carattere ambientale, in un periodo di crescita significativa dei prezzi delle materie prime, si aggiungono motivazioni di natura industriale e strategica nel sostenerne la necessità. Nel marzo 2020, quindi, la Commissione europea ha rivisto il proprio Piano di azione sull’economia circolare, allineandolo alle ambizioni più elevate del Green Deal e articolandolo in 35 azioni, da attuare tra il 2020 e il 2022.
LE ULTIME PROPOSTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Per questi motivi, hanno fatto seguito molteplici provvedimenti orientati a favorire un uso sostenibile delle risorse, il recupero delle materie prime e il riciclo dei rifiuti. Gli ultimi tra questi sono stati presentati a fine marzo scorso. Un ruolo di primo piano è rivestito dalla Proposta di regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili. Se è vero che fino all’80% dell’impatto ambientale dei prodotti è determinato nella fase di progettazione, il regolamento mira ad ampliare la progettazione ecocompatibile alla più ampia gamma possibile di prodotti. Pertanto, viene prevista l’introduzione di criteri minimi non solo per l’efficienza energetica, ma anche per la circolarità, congiuntamente a una contrazione complessiva dell’impronta climatica e ambientale dei prodotti. Sono comprese nel pacchetto di iniziative anche misure di settore, cioè la strategia per prodotti tessili sostenibili e circolari e la revisione del regolamento sui prodotti da costruzione, che coinvolgono due gruppi di prodotti prioritari per impatto climatico e ambientale. Non manca una proposta legislativa sulla responsabilizzazione dei consumatori, che allo stesso tempo intende assicurare una più ampia informazione sulla sostenibilità ambientale dei prodotti e provvedimenti di protezione dal greenwashing.
L’ECONOMIA CIRCOLARE NEL PNRR ITALIANO
Gli interventi italiani per l’economia circolare trovano posto nella componente 1 della missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), quella intitolata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Gli investimenti in questo ambito ammontano a 2,1 miliardi di euro, il 3,5% del volume di risorse assegnate alla missione e poco più dell’1% dell’ammontare di tutto il piano. Si tratta di quote lievemente inferiori a quanto viene destinato in media all’economia circolare dai 22 piani nazionali che hanno finora passato il vaglio della Commissione europea.
La maggior parte dei fondi italiani si direziona verso il rafforzamento della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, la costruzione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici, multimateriale, vetro, imballaggi in carta e la realizzazione di impianti innovativi per determinate tipologie di materiali. In questo modo, si intende affrontare note criticità dell’assetto nazionale di gestione dei rifiuti, che risente di divari significativi tra regioni e ripartizioni del territorio italiano a riguardo della capacità impiantistica e degli standard qualitativi esistenti. Oltre la metà del totale degli impianti per il trattamento dei rifiuti urbani è collocato al Nord: su un totale 673, 359 (il 53,3%) sono situati nelle regioni settentrionali, 271 (il 31,4%) al Sud, e solamente 120 (il 17,8%) al Centro Italia, con divari particolarmente consistenti negli impianti di trattamento integrato aerobico e anaerobico e negli inceneritori (Fig. 1).
Numero di impianti di trattamento dei rifiuti urbani differenziati per tipologia di impianto e per macroaree geografiche (2020)
Fonte: Ispra
Oggi quasi il 70% degli impianti di trattamento e recupero energetico è collocato nel Nord del Paese, con evidenti conseguenze economiche e ambientali. Per questi motivi, il Pnrr stabilisce che il 60% dei progetti si concentri nei comuni del Centro-Sud. Una percentuale consistente degli investimenti, inoltre, sarà orientata su iniziative “faro” dell’economia circolare sul solco delle indicazioni europee in materia che dovranno contribuire a raggiungere diversi target: il 55% di riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), l’85% nell’industria della carta e del cartone, il 65% dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”) e il 100% di recupero nel settore tessile tramite “Textile Hubs“. A supporto del raggiungimento di questi obiettivi verrà sviluppato un sistema che, attraverso l’impiego di satelliti, droni e tecnologie di intelligenza artificiale, consentirà di monitorare i flussi di rifiuti sul territorio nazionale e affrontare fenomeni di illegalità.
Dopo che già la fine del 2021 aveva visto l’entrata in vigore dei decreti ministeriali relativi, nel primo trimestre del nuovo anno si sono chiusi i termini riguardanti i bandi per la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo dei rifiuti e per l’ammodernamento di quelli esistenti. Rispetto a uno stanziamento di 2,1 miliardi di euro, si è registrata la presentazione di domande per più di 12 miliardi distribuiti su 4.114 richieste. Il 45% delle richieste pervenute arriva dal Sud Italia, seguono il Nord (36%) e il Centro (19%). Si tratta, quindi, di una distribuzione in linea con l’obiettivo di costruire una rete di impianti di trattamento e riciclo dei rifiuti omogenea lungo il Paese.
Il Pnrr, inoltre, prevede per questo settore due importanti momenti di riforma che dovrebbero vedere la luce, stando alle scadenze previste, entro il 30 giugno 2022. In primis, sarà aggiornata la strategia nazionale per l’economia circolare datata 2017. In particolare, si tratterà di integrare nelle aree di intervento l’ecodesign, eco prodotti, blue economy, bioeconomia e materie prime critiche. In più, ci si focalizzerà su strumenti, indicatori e sistemi di monitoraggio utili a valutare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Nella strategia nazionale sarà incluso il nuovo sistema di tracciabilità che supporterà gli organi di controllo e le forze dell’ordine nella prevenzione e repressione. Le linee guida della nuova strategia sono state diffuse dal ministero della Transizione ecologica nel settembre scorso e, su quella base, si è aperta una consultazione pubblica conclusasi a fine novembre. Si è quindi in attesa del documento conclusivo.
Tuttavia, stiamo aspettando anche il Programma nazionale della gestione dei rifiuti (Pngr) che, nell’orizzonte temporale di sei anni (2022-2028), mira proprio a fare fronte alle sottolineature della Commissione europea sulla carenza di una rete integrata di impianti di raccolta e di trattamento dei rifiuti. Con il Pngr si intende sopperire alle mancanze della governance di settore e alle debolezze di capacità di pianificazione delle regioni, con gli obiettivi di far avanzare le performance nazionali verso i target italiani e Ue in materia di raccolta differenziata, conferimento dei rifiuti in discarica, riutilizzo e recupero, colmare le lacune gestionali e impiantistiche e evitare ulteriori procedure di infrazione. La proposta di Programma è stata pubblicata dal ministero della Transizione ecologica nel mese di marzo. Su di essa è in corso la valutazione ambientale strategica e al 30 di aprile scadono i termini della consultazione pubblica all’interno della quale cittadini e organizzazioni interessate possono presentare le proprie osservazioni. Successivamente alla definizione del Pngr, regioni e province autonome saranno tenute ad approvare o adeguare i rispettivi piani regionali di gestione dei rifiuti entro 18 mesi al fine di conformarsi alle azioni e ai target previsti nel Programma nazionale.