Il cloud computing, tecnologia ormai sempre più diffusa e usata tanto tra le imprese private quanto tra gli enti pubblici, ha registrato un ulteriore riconoscimento dei benefici ad essa ascrivibili a seguito delle radicali novità imposte dai due anni di Covid-19. Le sue particolari caratteristiche lo hanno reso la principale infrastruttura abilitante della trasformazione digitale, consentendo ad utenti singoli, imprese e pubbliche amministrazioni, di ampliare ed efficientare la capacità di elaborare, archiviare o accedere potenzialmente a qualunque mole di dati, usufruendo di qualunque tipologia di servizi, anche estremamente avanzati, direttamente sui propri terminali.
L’adozione del cloud può avvenire in diverse modalità, determinate dalla tipologia di infrastruttura scelta e dai servizi di cui si intende usufruire. Il cloud si differenzia infatti a seconda del tipo di servizio offerto e del livello di coinvolgimento del provider, che può variare considerevolmente, da una esigua fornitura di risorse fino alla messa a disposizioni di applicazioni pronte da utilizzare. Nel caso dei servizi Infrastructure as a service (IaaS), oltre alle risorse virtuali in remoto, il provider mette a disposizione dell’utente anche risorse hardware (server, capacità di rete, sistemi di memoria, archivio e backup). Con i servizi Software as a Service (SaaS), invece, viene generalmente identificato l’utilizzo da parte dell’utente di software installati su un server remoto. Nei servizi Platform as a Service (PaaS) viene eseguita da remoto una intera piattaforma software. Oltre alla tipologia di servizi e alle modalità di coinvolgimento dei provider, una sostanziale differenza nelle modalità con cui si ha accesso ai servizi deriva anche dai modelli di dispiegamento delle tecnologie di cloud computing, ovvero public cloud, che consente l’accesso di molteplici clienti alle stesse macchine virtualizzate, private cloud (disegnato e progettato per soddisfare le esigenze di una sola impresa o organizzazione) e hybrid cloud.
Al fine di verificare l’esistenza e stimare il potenziale impatto delle pratiche scorrette relative alle licenze software nel mercato del cloud in Italia, l’Istituto per la Competitività (I-Com) ha condotto un’analisi che ha coinvolto 82 aziende appartenenti ad Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT e digitali.
L’analisi ha mostrato in primo luogo come la relazione delle aziende rispondenti con il cloud sia piuttosto stretta, e che questa tecnologia rappresenti una voce di costo rilevante per gran parte delle organizzazioni che hanno preso parte allo studio.