La scuola del futuro potrebbe essere profondamente diversa da come la immaginiamo oggi. Il mondo in cui viviamo è in continuo cambiamento, la nostra società diventa sempre più interconnessa, ogni giorno sono disponibili nuove innovazioni tecnologiche, e le competenze richieste dal mercato del lavoro si aggiornano nel giro di un paio d’anni. Di contro, la didattica, la dotazione tecnologica e gli ambienti scolastici a disposizione del Paese rimangono ancorati a una visione della scuola obsoleta di almeno vent’anni, in colpevole ritardo rispetto alla trasformazione digitale che si registra in Italia e nel mondo. L’economia digitale del XXI secolo ha bisogno di una scuola in cui l’utilizzo della tecnologia sia la normalità nel quotidiano scolastico, come oggi lo è l’utilizzo dell’astuccio, dei quaderni, e dei libri di testo. Il Piano Scuola 4.0 recentemente firmato dal ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha l’ambizioso obiettivo di riuscire in questo intento, iniettando nelle scuole statali 2,1 miliardi per la transizione digitale del sistema scolastico. Nonostante non sia la prima volta che si discute del rinnovamento dell’istruzione pubblica, questa volta però forse siamo davvero di fronte ad una svolta significativa, dopo i due anni di Covid-19 e le misure varate dal PNRR. Un’occasione unica per riformare e rendere finalmente competitiva la scuola pubblica in Italia.
LA STORIA DELLA DIGITALIZZAZIONE DELLA SCUOLA IN ITALIA
Il lungo processo di digitalizzazione della scuola ha avuto inizio nei primi anni 2000 con l’introduzione delle lavagne interattive multimediali (LIM) in circa 30.000 scuole e con il finanziamento di 400 classi 2.0 per la sperimentazione di una didattica che facesse uso del digitale come strumento a disposizione di docenti e studenti. Allora, più della metà delle classi era sprovvista di connessione a internet, e soltanto il 10% aveva a disposizione una connessione veloce. Nonostante queste prime iniziative, la trasformazione digitale del sistema scolastico italiano stentava a decollare, a fronte di una sempre maggiore presa di coscienza della necessità del cambiamento da parte dell’opinione pubblica. Soltanto nel 2015, con l’approvazione del Piano Nazionale Scuola Digitale, si sono mossi i primi passi concreti per la digitalizzazione degli ambienti scolastici, introducendo il registro elettronico nel 99% degli istituti, l’informatizzazione della gestione dei documenti, e dando via a una significativa espansione delle LIM, schermi e dispositivi mobili come strumenti di lavoro necessari per una didattica al passo con i tempi. Gli ultimi due anni di pandemia hanno infine impresso il cambio di direzione decisivo, chiamando il sistema scolastico nazionale a far fronte a un’emergenza storica che ha richiesto un profondo cambiamento dei processi scolastici, per adeguarsi alle nuove circostanze e assicurare la continuità didattica. All’improvviso sono diventati indispensabili profondi investimenti per l’acquisto della dotazione tecnologica necessaria per l’implementazione della didattica a distanza, nonché sono state avviate iniziative volte a innalzare il livello medio di conoscenze digitali dei docenti delle nostre scuole, per poter garantire la competenza nell’utilizzo dei nuovi strumenti per l’insegnamento. Seppur la situazione stia lentamente rientrando nella norma, con il ritorno in classe di tutti gli studenti, e la ripresa di una certa “normalità” nella gestione del processo formativo a tutti i livelli di istruzione scolastica, l’impronta lasciata sulla scuola dalla pandemia è ormai indelebile. Le innovazioni apportate alla didattica rappresentano un’eredità importante, le fondamenta su cui costruire la nuova Scuola 4.0.
LA SCUOLA 4.0
Il Piano Scuola 4.0 finanziato dal PNRR (Missione 4, Componente 1.3, Investimento 3.2) mira alla trasformazione degli spazi scolastici in connected learning environments, ambienti di apprendimento innovativi e tecnologicamente “aumentati” nei quali si possa dare vita a una didattica incentrata sugli alunni e sul learning by doing. Il Piano prevede un intervento infrastrutturale su vasta scala che coinvolgerà 100.000 aule dei 40.000 istituti scolastici in Italia, trasformando le classi tradizionali in ambienti didattici digitalmente connessi, con cablaggio WiFi di tutti gli edifici. Ad oggi, nella maggior parte dei casi la dotazione tecnologica delle aule si limita al registro elettronico e ad una LIM o proiettore a disposizione dell’insegnante per presentare contenuti interattivi, qualora la connessione a internet non sia deficitaria. Il Piano Scuola 4.0 si propone di integrare completamente l’ambiente fisico dell’apprendimento con l’ambiente digitale, dotando ogni classe di un “ambiente virtuale di apprendimento” (VLE) caratterizzato dalla presenza necessaria di connessione ad internet veloce, schermi interattivi per lo svolgimento della lezione, dispositivi digitali (notebook, tablet, eventualmente smartphone) a disposizione degli studenti, nonché strumenti quali stampanti 3D, tavolette grafiche, software per la gestione di video e immagini, e visori per la realtà virtuale e la realtà aumentata per una didattica veramente del terzo millennio. L’attuazione completa dell’intervento è prevista dal Ministero dell’Istruzione per il dicembre 2025.
Oltre alla digitalizzazione dell’ambiente scolastico, uno degli obiettivi della riforma scolastica è il rafforzamento delle materie STEM e Ict, le cui competenze in Italia risultano essere considerevolmente indietro rispetto agli standard europei. L’obiettivo è creare nella scuola la cultura scientifica e la forma mentis necessaria ad un diverso approccio al pensiero scientifico, anche facendo uso di una didattica non esclusivamente basata sulla lezione frontale. Senza perdere la forte base culturale e teoretica che caratterizza la scuola italiana a livello internazionale, occorre investire in abilità e competenze digitali che si fondano su una forte base quantitativa e una conoscenza dei software per la scrittura, il calcolo e per l’impiego delle applicazioni che oramai contemplano tutti i campi disciplinari, dall’arte alla scienza. Particolare attenzione verrà data alla formazione per le professioni digitali del futuro, per la soddisfazione della domanda di competenze digitali richieste dalla nuova industria 4.0. Il rafforzamento della didattica digitale verrà affiancato da un sistema di formazione e aggiornamento permanente degli insegnanti che costituisce una premessa fondamentale al piano Scuola 4.0. Infatti, è inutile dotare le scuole di ricche infrastrutture digitali, se gli insegnanti non sono adeguatamente formati per utilizzarle.
La rivoluzione della Scuola 4.0 non riguarda soltanto la dotazione tecnologica a disposizione di docenti e studenti e il potenziamento della didattica STEM e digitale, bensì si allarga alla definizione di nuove forme architettoniche per le aree a disposizione degli studenti. Il Piano Scuola 4.0 riconfigurerà l’aula scolastica secondo un modello 1+4 spazi di apprendimento per la didattica del terzo millennio. L’uno nella formula rappresenta lo spazio di gruppo all’interno della classe, l’evoluzione dell’area tradizionale in un ambiente polifunzionale aperto allo svolgimento di attività differenziate, a seconda dell’attività didattica all’ordine del giorno e alle tecnologie digitali a disposizione. Al nucleo centrale si aggiungeranno quattro spazi complementari, ma non più subordinati, all’ambiente della didattica quotidiana. L’Agorà, cioè un luogo comune per l’intera comunità scolastica (trascendendo quindi la divisione in aule) che ospiterà la presentazione di progetti condotti dai gruppi classe, ma anche la condivisione di eventi aperti a tutto il territorio. Una serie di spazi informali, intesi come luogo dell’incontro, della discussione, della socializzazione, ma anche dove poter leggere, ascoltare musica, ma anche semplicemente riposarsi o consumare i pasti. Lo spazio dell’esplorazione, ossia un ambiente dotato di strumenti per l’osservazione, la sperimentazione e la coltivazione del proprio spirito di apprendimento seguendo le proprie passioni e inclinazioni personali, con un approccio learning by doing di grande beneficio per lo sviluppo di uno spirito scientifico. Una serie di spazi individuali, ossia postazioni per il raccoglimento, la riflessione, la lettura e lo studio autonomo, che consentano allo studente di ritirarsi momentaneamente dall’ambiente di gruppo per la coltivazione personale di sé, secondo le sue inclinazioni e esigenze. Questa nuova definizione degli ambienti scolastici è stata proposta da INDIRE con la pubblicazione nel marzo 2019 del “Manifesto degli spazi educativi per la scuola del terzo millennio“, in collaborazione con le scuole del Progetto Avanguardie educative.
Queste misure rappresentano un deciso superamento della didattica tradizionale tipicamente passiva docente-studente, offrendo ai ragazzi nuove possibilità per la scoperta delle proprie inclinazioni personali e per l’assunzione in prima persona della responsabilità della propria educazione. Gli spazi educativi del terzo millennio promettono, attraverso una stretta sinergia tra nuove tecnologie e nuovi metodi educativi, di superare la standardizzazione delle attività di classe e dell’anima degli studenti, offrendo un ambiente scolastico che possa consentire la scoperta di sé, di ciò che si ama, e la coltivazione e l’emergere delle proprie caratteristiche personali peculiari.
CONCLUSIONI
Il futuro dell’istruzione in Italia dipenderà dalla capacità di evolversi, di smarcarsi dalle caratteristiche che attribuiamo al concetto tradizionale di scuola e di darle un nuovo volto che sia al passo con i tempi. Per un mondo che corre veloce verso il futuro, è necessario che l’istruzione scolastica non resti ancorata al passato e che sappia darsi una nuova visione di sé, adeguandosi alle sfide e alle necessità della nuova società digitale. La trasformazione in atto offre possibilità potenzialmente illimitate per ridefinire in maniera creativa ciò che noi intendiamo per scuola, didattica e ambienti scolastici, inaugurando la nuova era dell’istruzione del XXI secolo.