Il Rapporto Aifa sull’uso dei farmaci in Italia e il ruolo dei prezzi al consumo


Articolo
Eleonora Mazzoni
farmaci prezzi

Riprendiamo a ragionare su temi di economia sanitaria a partire dal Rapporto annuale sull’Uso dei farmaci in Italia, pubblicato da Aifa lo scorso 29 luglio. Nel documento si rileva una spesa farmaceutica complessiva pari a 32,2 miliardi di euro nel 2021, con un aumento del 3,5% rispetto all’anno precedente ed una componente privata della spesa che aumenta (+6,3%) più di quella pubblica (+2,6%). La spesa a carico dei cittadini, che negli ultimi dieci anni presenta un trend in costante aumento, supera in totale i 9 miliardi nel 2021 e può essere in parte considerata come una spesa sanitaria impropria che spinge a tenere sotto controllo l’appropriatezza prescrittiva ed il buon uso dei farmaci.

La spesa a carico dei cittadini è, d’altra parte, definita come la somma di ticket regionali, differenza tra il prezzo del medicinale a brevetto scaduto e il prezzo di riferimento, acquisto privato dei medicinali di classe A e spesa dei farmaci di classe C. Suddividendo la crescita di questa voce tra le sue parti si nota un aumento generale rispetto al 2020 di tutte le componenti. In particolar modo la spesa per automedicazione è salita del 9,5% e quella per i farmaci erogati dagli esercizi commerciali del 14,9%. La compartecipazione del cittadino è invece stabile e si accompagna ad una riduzione del ticket fisso pari al – 2,7%. Invariata rispetto all’anno precedente è anche la quota eccedente il prezzo di riferimento.

Interessante, visto il registrato aumento della componente privata della spesa, è l’analisi dei prezzi presentata nel Rapporto. Quello che emerge è che negli ultimi venti anni il costo medio per dose dei farmaci in classe CNN A – SNN convenzionata si è dimezzato, principalmente a causa dell’effetto delle scadenze brevettuali. Anche la crescita dei farmaci acquistati direttamente dalle strutture pubbliche negli ultimi tre anni si può leggere come un segnale di riduzione dei prezzi legato alla scadenza dei brevetti sulle molecole. Al contrario per i farmaci territoriali in classe C con ricetta si nota una dinamica temporale di aumento dei prezzi.

Può essere utile confrontare quanto riportato dal Rapporto di Aifa con i dati diffusi dall’Istat nel mese di Agosto 2022 sui prezzi al consumo. L’indice dei prezzi al consumo viene presentato dall’Istituto, infatti, in due diverse versioni. Il NIC misura l’inflazione a livello dell’intero sistema economico, è riferito alla popolazione intera e ai consumi finali individuali indipendentemente se la spesa sia a totale carico delle famiglie o, in misura parziale o totale, della Pubblica Amministrazione o delle istituzioni non aventi fini di lucro (ISP). Considera quindi il cosiddetto “prezzo pieno di vendita” e per gli organi di governo rappresenta il parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche. L’IPCA è invece sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo, ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia da quest’ultimo perché si riferisce alla spesa monetaria per consumi finali sostenuta esclusivamente dalle famiglie (Household final monetary consumption expenditure). Ad essere diverso è quindi il concetto di prezzo: mentre il NIC considera sempre il prezzo pieno del prodotto, l’IPCA si riferisce al prezzo effettivamente pagato dal consumatore e quindi il prezzo di riferimento è rappresentato dalla quota effettivamente a carico delle famiglie e tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (es. sconti).

I dati Istat riportano una accelerazione su base annua dell’indice generale dei prezzi (sia NIC che IPCA) imputabile prevalentemente alla componente energetica. Guardando l’indice dei prezzi al consumo riferito a beni e servizi sanitari e, al suo interno, quello riferito ai prodotti farmaceutici, si nota invece una rilevante differenza nella dinamica temporale tra l’indice NIC e l’indice IPCA (Figura 1 e Figura 2).

Tale differenza nella dinamica temporale è ancora più evidente per l’indice dei prezzi al consumo relativo ai prodotti farmaceutici nei tassi di crescita tendenziali (Figura 3).

Data la diversa definizione dei due indici forniti dall’Istat è quindi evidente l’esistenza di un peso prodotto dall’aumento dei prezzi relativo fronteggiato esclusivamente dalle famiglie sull’aumento della componente privata della spesa per farmaci, fermo restando l’aumento dei consumi riportato dal rapporto Osmed, in particolare durante il 2020 e il 2021. Allo stesso tempo, infatti, la variazione tendenziale dell’indice NIC sempre relativo ai prodotti farmaceutici, è positiva ma nettamente inferiore a quella dell’indice IPCA fino a dicembre 2021, per poi diventare addirittura negativa a partire da gennaio 2022. Questo testimonia l’effetto rilevante della partecipazione pubblica sul contenimento dei prezzi di riferimento per la collettività tanto per i beni e servizi sanitari nel loro complesso, che per il consumo di prodotti farmaceutici.

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

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