La ripresa delle rinnovabili tra semplificazioni italiane e nuovi obiettivi UE


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Michele Masulli
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Credit: Pixabay

Il 2022 sarà ricordato probabilmente come l’anno del rilancio dell’installazione di nuovi impianti di energia rinnovabile in Italia. Non che l’aumento di potenza fotovoltaica ed eolica si sia mai fermato nel nostro Paese. Tuttavia, considerando la serie storica della crescita della capacità di sfruttare l’energia del vento e del sole si nota un deciso rallentamento. Rispetto ai tassi di installazione a due e tre cifre registratasi a cavallo degli anni ’10 del 2000, anche in virtù di significative politiche di incentivo, a partire dal 2014 la nuova potenza eolica e fotovoltaica installata non ha mai superato nel complesso 1,5 GW. Si tratta chiaramente di risultati non in linea con gli scenari di conseguimento degli obiettivi climatici. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima prevede che ogni anno vengano resi disponibili ulteriori 5 GW di rinnovabili. I target aggiornati al Pacchetto Fit for 55, invece, dovrebbero richiedere più di 7 GW annui.

Seppure la distanza da queste traiettorie sia considerevole, oggi si osserva una ripresa più consistente della creazione di capacità rinnovabile. Nei primi nove mesi dell’anno in corso sono stati allacciati alla rete più di 2 GW di nuova potenza green. Nello specifico, a guardare i dati Terna, si tratta di più di 122mila impianti fotovoltaici per quasi 1,65 GW e 116 impianti eolici per 369 MW. Se compariamo questi dati a quelli registrati tra gennaio e settembre 2021, emerge una crescita annuale del 140% della potenza installata. Un anno fa, infatti, erano stati collegati alla rete 835 MW, di cui 669 di fotovoltaico e 166 di eolico. A guidare la crescita sono in particolare gli impianti fotovoltaici domestici (sotto i 12 kW di potenza), che hanno beneficiato altresì di rientrare tra gli interventi “trainati” dal Superbonus 110%. Essi ammontano a 640 MW, quasi un terzo della nuova potenza fotovoltaica installata.

Si osserva altresì una crescita ragguardevole delle richieste di connessione alla rete. Secondo quanto comunicato da Terna, alla fine di settembre esse si attestavano a 285 GW, circa quattro volte di più quanto necessario all’Italia per conseguire i propri obiettivi al 2030. Tra le varie tecnologie rinnovabili, stupisce particolarmente il dato dell’eolico offshore. Se il PNIEC prevedeva per le turbine in mare un target di 900 MW al 2030, le istanze di connessione superano oggi i 90 GW, 100 volte tanto. Terna, esaminando i vincoli morfologici e paesaggistici, afferma che la grande maggioranza degli impianti per cui è stata presentata richiesta è localizzato in aree potenzialmente idonee.

Al conseguimento di questi risultati hanno contribuito senz’altro gli stimoli governativi e le misure di semplificazione disposte. In quest’ultimo ambito, si evidenziano i decreti Semplificazioni 1 e bis e gli interventi previsti dal “decreto bollette” dell’inverno scorso. Esso, al capo II, riporta numerose misure di snellimento per gli impianti FER. Ad esempio, l’installazione di impianti fotovoltaici e solari termici viene ricondotta ad intervento di manutenzione ordinaria. Per questo è realizzabile in edilizia libera e non è subordinata all’acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso. Inoltre, è stata prevista l’estensione del modello unico semplificato agli impianti di potenza superiore a 50 kW e fino a 200 kW. Si semplificano i procedimenti di adozione del provvedimenti di valutazione ambientale per gli impianti nelle aree idonee e ulteriori interventi concernono la razionalizzazione e lo snellimento delle procedure autorizzative degli impianti offshore, la regolamentazione dell’agrivoltaico e la promozione dei biocarburanti da utilizzare in purezza.

Un’ulteriore spinta positiva allo sviluppo di nuova capacità rinnovabile proverrà dalle iniziative intraprese in sede europea. Si pensi, ad esempio, all’ European Solar Rooftops Initiative, annunciata dalla Commissione europea nell’ambito di REPowerEU. Essa prevede che, entro la fine dell’anno, la lunghezza del processo autorizzativo per le installazioni di fotovoltaico sui tetti sia limitata a 3 mesi, che vengano adottate misure affinché tutti i nuovi edifici siano “solar ready” e che l’installazione di impianti PV sul tetto sia obbligatoria entro il 2026 per tutti i nuovi edifici pubblici e commerciali con un’area disponibile maggiore di 250 metri quadri ed entro il 2027 per gli edifici della stessa tipologia già esistenti. Entro il 2029, invece, saranno tutti i nuovi edifici residenziali a dover disporre di un impianto fotovoltaico sul tetto. Si chiede, inoltre, che sia pienamente implementata in tutti gli Stati membri la normativa sull’autoconsumo e molteplici sono le iniziative su cui Commissione e Stati si impegnano a lavorare insieme. L’obiettivo complessivo è di generare 58 TWh aggiuntivi di elettricità, più del doppio rispetto alle proiezioni Fit for 55.

Sempre al fine di accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, la Commissione europea ha da pochi giorni avanzato una proposta di regolamento che introduce la presunzione che gli impianti FER siano di interesse pubblico prioritario. Questo consentirebbe alle nuove procedure autorizzative di beneficiare con effetto immediato di una valutazione semplificata per specifiche deroghe previste dalla legislazione ambientale dell’UE. La Commissione, inoltre, propone un termine massimo di un mese per l’autorizzazione di impianti PV sugli edifici e dei relativi accumuli e connessioni alla rete. Questi impianti, in aggiunta, vengono esonerati dalla necessità di effettuare determinate valutazioni ambientali. Per sostenere la diffusione di impianti su piccola scala viene introdotto il concetto di “silenzio amministrativo positivo” nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni.

Viene snellito anche il permitting per interventi di repowering. Le valutazioni ambientali dovranno limitarsi agli eventuali impiatti derivanti dalla modifica o dall’ampliamento del progetto originario e arrivare a conclusione entro 6 mesi. Nel caso in cui l’aumento di potenza non superi il 15%, viene prevista una procedura semplificata per le connessioni alla rete. Tre mesi, invece, sarebbe il limite massimo per poter autorizzare le pompe di calore, il cui allaccio alla rete sarebbe semplificato per le tecnologie più piccole.

Da questo complesso di misure si può aspettare un contributo significativo alla diffusione di impianti FER, in particolare di quelli di piccola taglia. Per sostenere l’installazione degli impianti di dimensione industriale sarà importante agire anche su meccanismi di mercato, a partire dal sostegno alla stipula di Power Purchase Agreement (PPA).

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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