Ricerca e sviluppo di farmaci: l’Europa fa passi indietro


Approfondimento
Maria Rosaria Della Porta

Vent’anni fa, la spesa farmaceutica in ricerca e sviluppo (R&S) negli Stati Uniti superava di 2 miliardi di dollari quella europea, gap che oggi ammonta a ben 20 miliardi di dollari e che vede il Vecchio Continente arretrare in modo inesorabile.
È quanto riportato da un recente report della Charles River Associates, realizzato per conto di Efpia (European federation of pharmaceutical industries and associations), da cui emerge la perdita di competitività e attrattività dell’Europa nella ricerca clinica e nella produzione farmaceutica.

INVESTIMENTI IN R&S DI FARMACI: L’EUROPA PERDE QUOTE GLOBALI

Del totale degli investimenti in ricerca e sviluppo effettuati nei principali mercati farmaceutici solo il 31% avviene in Europa. Quota che si sta progressivamente riducendo: nel 2001 era pari al 41%.
Stati Uniti e Cina, invece, continuano ad avanzare. In particolare, quest’ultima, ha aumentato la sua quota di investimenti in R&S di farmaci dall’1% del 2001 all’8% del 2020.

Fonte: Charles River Associates (2022)

IL PREDOMINIO DI STATI UNITI E CINA ANCHE NELLE TERAPIE AVANZATE

La situazione diventa ancora più critica quando si fa riferimento ai medicinali per terapie avanzate (Atmp) – terapie tissutali, geniche e cellulari – utilizzati per prevenire e curare condizioni rare, inclusi alcuni tumori. L’Europa presenta un numero di sperimentazioni cliniche molto più basso di Stati Uniti e Cina. Nel 2021 a fronte di 89 clinical trials condotti in Europa, Stati Uniti e Cina hanno portato avanti, rispettivamente, 191 e 255 studi clinici per terapie avanzate. Dunque, il numero di prove Atmp condotte negli Stati Uniti e nella regione Asia-Pacifico è cresciuto rispettivamente del 70% e del 67% dal 2014 al 2021, mentre l’Europa è rimasta sostanzialmente ferma.
Tuttavia, tale situazione è incongruente con l’attività di ricerca accademica condotta in Europa. Infatti, il Vecchio Continente vanta ben 120.000 pubblicazioni su terapie avanzate (Atmp) mentre Stati Uniti e in Cina, rispettivamente 72.000 e 100.000.
Dunque, in Europa manca sostanzialmente la capacità di trasformare in terapie per i pazienti quanto prodotto dalla ricerca accademica, questo perché si sono ridotti gli impianti di produzione e manca un notevole sostegno agli investimenti.

LE RACCOMANDAZIONI PER MIGLIORARE L’ATTRATTIVITÀ DELL’EUROPA NELLA RICERCA FARMACEUTICA

Per migliorare l’attrattività dell’Europa nella ricerca e sviluppo di nuovi farmaci, il rapporto indica una serie di raccomandazioni che potrebbero essere attuate a livello di governo nazionale o a livello UE attraverso la revisione della legislazione farmaceutica:

• Incentivare lo sviluppo di centri di innovazione di livello mondiale nell’UE che possano competere con altrettanti hub internazionali;
• Migliorare le capacità end-to-end e il finanziamento dell’innovazione dirompente;
• Ripensare le politiche della catena di approvvigionamento per attirare gli investimenti ATMP in Europa;
• Sostenere l’innovazione mediante l’attuazione di meccanismi di accesso anticipato, compresa la generazione e l’uso di prove del mondo reale;
• Stimolare la trasformazione digitale dell’Ue e sostenere lo sviluppo delle capacità digitali;
• Promuovere l’adozione di politiche di approvvigionamento e tariffazione sostenibili;
• Sviluppare un metodo collaborativo a lungo termine tra i diversi stakeholders per incoraggiare la crescita dell’attrattività dell’Europa per gli investimenti biofarmaceutici.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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