Gli effetti della pandemia sulla salute mentale secondo l’Ocse


Articolo
Maria Vittoria Di Sangro
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Non vi è alcun dubbio sul fatto che la pandemia abbia avuto un forte impatto sulla salute mentale dell’intera popolazione. È possibile però indagare sulla portata di questo impatto. Il Covid ha esacerbato i bisogni terapeutici insoddisfatti nell’ambito della salute mentale. All’aumento della domanda di cura è infatti corrisposta una limitazione se non un’interruzione dei servizi assistenziali offerti. Le sfide riguardo l’accessibilità a questa tipologia di assistenza non sono certo nuove e la pandemia le ha aggravate. La salute mentale di tutti i cittadini è stata colpita durante la pandemia sia per la paura di contrarre il Covid sia a causa delle misure di confinamento imposte, dall’isolamento sociale e dall’incertezza economica, portando a una maggiore prevalenza di depressione e ansia nella popolazione in tutte le fasce d’età.

Il report Ocse “Health at a Glance: Europe 2022” lo ha confermato: con l’evolversi della pandemia, la salute mentale delle persone ha oscillato con l’intensità dell’ondata di infezione e con la severità delle misure di confinamento. I servizi di assistenza sanitaria mentale sono stati interrotti a tutti i livelli, con ricoveri in diminuzione e molte consultazioni di persona annullate o rinviate, in particolare durante le prime fasi della circolazione del virus. Molti paesi hanno provato a riadattare i servizi di assistenza sanitaria mentale in remoto per garantire la continuità dell’assistenza, ma le interruzioni sono state comunque significative. Secondo l’Ocse, i bisogni insoddisfatti di assistenza per la salute mentale sono aumentati sia durante sia dopo la pandemia con il 23% degli adulti che ha segnalato bisogni insoddisfatti nell’ambito della salute mentale nella primavera del 2022, rispetto al 20% nella primavera del 2021. In risposta, alcuni paesi europei hanno messo in atto strategie per aumentare il sostegno psicologico, come lo sviluppo di nuovi canali di informazione, l’aumento del diritto ai servizi di salute mentale e la fornitura di maggiori finanziamenti per sostenere la disponibilità e l’accesso a queste prestazioni.

Sebbene i dati a disposizione siano scarsi, le stime nazionali mostrano che la prevalenza dei sintomi depressivi durante la pandemia era doppia rispetto ai livelli pre-pandemia in molti paesi europei.

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Il report Ocse sottolinea come la salute mentale della popolazione abbia oscillato seguendo sia l’intensità della pandemia sia quella delle misure per contenerla. Nei paesi europei che conducono sondaggi regolari sullo stato di salute mentale della popolazione, come Belgio e Francia, i dati mostrano che la prevalenza della depressione tendeva ad essere più alta quando l’infezione da Covid-19 e i tassi di mortalità erano maggiori e le misure di confinamento erano più severe. Le disuguaglianze nella salute mentale e nel benessere sono persistite (e in alcuni casi peggiorate) nel corso di tutta la pandemia. I dati del sondaggio “Living, working and Covid-19” di Eurofound indicano che il rischio di depressione è stato generalmente più elevato tra i giovani, le donne, i disoccupati e le persone con difficoltà finanziarie. Basti pensare che in Italia, i giovani con disagio mentale nel biennio 2020-2021 sono 1 su 4.

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Nei paesi dell’UE nel 2020, i ricoveri per disturbi mentali e comportamentali sono diminuiti in media del 17% rispetto ai livelli pre-pandemia. In un terzo dei paesi dell’UE per i quali sono disponibili dati, le degenze ospedaliere per disturbi mentali e comportamentali sono diminuite di quasi un quarto o più. Bisogna anche tenere in conto però che il minor numero di ricoveri legati alla salute mentale ha creato ulteriore pressione sui servizi ambulatoriali.

In periodi ordinari, la diminuzione delle dimissioni per la salute mentale viene considerata come un outcome positivo proprio perché associata a un maggiore supporto di prossimità. Tuttavia, durante gli anni della pandemia, la forte riduzione dei ricoveri ospedalieri non è stata compensata da un maggiore sostegno da parte della medicina territoriale, come dimostrano gli elevati bisogni di assistenza sanitaria mentale non soddisfatti e la riduzione delle visite ambulatoriali. Sulla base di un sondaggio della European Psychiatric Association (EPA), il numero di pazienti trattati da psichiatri in regime ambulatoriale si è dimezzato nell’aprile 2020 rispetto ai mesi precedenti.

Ma non solo. Un sondaggio dell’OMS dall’inizio del 2021 ha rilevato che a livello globale il 47% dei paesi ha segnalato interruzioni dei servizi di assistenza sanitaria mentale, in calo rispetto al 65% nel terzo trimestre del 2020. Analogamente, l’indagine della Società europea di psichiatria infantile e adolescenziale (ESCAP) tra i direttori europei condotta tra febbraio e marzo 2021, ha riportato continue interruzioni ai servizi di salute mentale per bambini e adolescenti, anche se in misura minore rispetto alla prima ondata di rilevazioni.

Il ricorso alla telemedicina ha subito un’accelerazione senza precedenti anche in questo ambito. L’uso della telemedicina non si è limitato all’assistenza psichiatrica, infatti coinvolgeva anche gli psicoterapeuti. A metà del 2020, in tutto il mondo, oltre l’80% dei paesi ad alto reddito ha riferito ad un sondaggio dell’OMS di aver utilizzato la telemedicina e la terapia online per sostituire le consultazioni e le sedute psicoterapiche di persona. Il passaggio a un maggiore utilizzo delle consultazioni a distanza ha contribuito a mantenere la continuità dell’assistenza durante la pandemia e tutt’oggi possiede un reale potenziale per aumentare l’accessibilità a questa tipologia di prestazioni. Tuttavia, come spesso accade, l’utilizzo del digitale può rappresentare una nuova barriera di accesso, in particolare per le persone con competenze digitali limitate. La telemedicina in ambito psicologico e psichiatrico, come negli altri ambiti, pone anche l’attenzione ai temi della garanzia della privacy, dell’equità e dell’efficienza dei servizi digitali.

Restano ancora da osservare e misurare gli impatti a medio e lungo termine della pandemia sulla domanda di cure psicologiche e psichiatriche. Ci sono alcune indicazioni che la salute mentale e il benessere sono migliorati nei primi mesi del 2022, ma i segnali di rischio rimangono alti e i limitati dati nazionali disponibili mostrano segni, forse permanenti, nella popolazione adulta rispetto al pre-pandemia. Come sottolineato nel discorso sullo stato dell’Unione del 2022, fornire un sostegno adeguato, accessibile e conveniente può fare la differenza per i moltissimi cittadini europei con patologie psicologiche come ansia e depressione.

 

Qui il report completo: Health at a glance-Europe 2022

Nata a Roma nel 1997, Maria Vittoria Di Sangro ha iniziato i propri studi mossa dalla curiosità per le lingue e le culture straniere. Una passione, questa, che l’ha portata a vivere numerose esperienze formative all’estero.

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