Piano oncologico nazionale, con il via al Fondo un primo passo per la sua implementazione


Articolo
Eleonora Mazzoni
salute prevenzione

Già a maggio del 2022 avevamo avuto modo di occuparci dell’importanza del Piano oncologico nazionale (Pon), a quell’epoca appena finalizzato e pronto per l’esame in Conferenza Stato-regioni, dalla quale è stato approvato il 26 gennaio 2023. La scelta di parlarne, ieri come oggi, è data dall’urgenza di tornare ad investire nella lotta al cancro, anche alla luce delle preoccupazioni legate ai ritardi generati (direttamente ed indirettamente) dall’emergenza da Covid-19.
In quell’occasione avevamo ribadito due necessità. La prima, quella di definire l’attuazione del Piano oncologico nazionale in maniera integrata rispetto all’attuazione della Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La seconda, quella di capire se sarebbero state disponibili delle risorse (allora non previste) per il suo finanziamento.
La giornata di votazioni sugli emendamenti al decreto Milleproroghe tenutasi lo scorso 7 febbraio ha dato una risposta ad una delle due necessità.

Per il 2023 e il 2024 è stato infatti istituito nello stato di previsione del ministero della Salute il “Fondo per l’implementazione” del piano stesso, con una dotazione di 50 milioni di euro sul quinquennio 2023 – 2027. Si tratta di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni nel periodo. Queste risorse sono destinate al potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l’assistenza ai malati oncologici e dovrà essere un decreto del ministero della Salute, da adottare entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, a individuare i criteri e modalità di riparto del fondo alle Regioni.

Le risorse andranno destinate a seconda delle esigenze regionali al raggiungimento della piena operatività delle reti oncologiche regionali, alle attività di formazione degli operatori sanitari, al monitoraggio delle azioni poste in essere e al potenziamento dell’assistenza domiciliare e integrata con l’ospedale e i servizi territoriali.

E qui torna in ballo la prima necessità che avevamo individuato nel nostro precedente intervento sul tema. E a maggior ragione, dato che gli Stati membri dell’Unione Europea sono stati caldamente invitati, dal commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, a presentare la revisione dei rispettivi PNRR in modo unitario e di sistema, evitando frammentazioni, al più tardi entro il prossimo 30 aprile. Inoltre, nel frattempo, i dati presentati in occasione del World Cancer Day, lo scorso 4 febbraio, stimano che nel 2020 siano decedute per cancro 10 milioni di persone. Nel rapporto “I numeri del cancro in Italia, 2022” viene ancora una volta sottolineato come la pandemia abbia portato ad un aumento della mortalità dei pazienti oncologici e determinato nel 2020 un calo delle nuove diagnosi provocando uno spostamento dalle forme precoci a quelle più avanzate con una variabilità geografica che sembra essere particolarmente legata alla diversa attitudine della popolazione alla partecipazione ai programmi di prevenzione secondaria e alla capacità di recupero del sistema sanitario, dopo l’emergenza. Il numero dei nuovi casi di tumore stimato nel 2022 per gli anni 2020 e 2025 porta a calcolare un aumento del numero complessivo delle nuove diagnosi nel periodo del 7,2% per gli uomini e del 3,4% per le donne. Complessivamente si tratta di un aumento complessivo pari al 5,4% tra il 2020 ed il 2025, di cui il 2% si registrerà già nel 2022, anno in cui si stimano un numero totale di nuove diagnosi di tumori nel nostro paese pari a 390.700. Nella stessa giornata è stato proprio il Ministero della salute a ricordare che circa il 40% dei nuovi casi di tumore e il 50% delle morti per tumore sono potenzialmente prevenibili in quanto legate a fattori di rischio evitabili. Una stima in linea con i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che indicano tra il 30-50% la possibilità di prevenzione per tutti i casi di cancro.

Alla luce di tutto questo è un imperativo quello di procedere con una programmazione che preveda, oltre all’assegnazione delle risorse e di personale dedicato, una definizione dei setting assistenziali in linea con i percorsi di cura del paziente oncologico attraverso una concreta attuazione delle Reti Oncologiche Regionali e definendo le modalità di coordinamento tra ospedale e territorio per ridurre le liste di attesa ma anche aumentando l’organico del personale e, soprattutto, programmando adeguatamente lo skill mix tra medici e professioni sanitarie, come già ribadito da molte parti, compresa la FAVO nonché alcuni esponenti del parlamentari del precedente Governo. Per questo è importante che i setting assistenziali previsti dalla Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vengano organizzati, nella loro implementazioni, in modo coerente con le linee definite dal Piano oncologico nazionale e, ora, con il suo finanziamento per i prossimi anni.

In altre parole le risorse del Fondo Sanitario Nazionale, il fondo ad hoc e gli investimenti del PNRR devono essere complementari, coerenti e sistemiche muovendosi, insieme, dall’identificare le attività e l’appropriatezza dei setting assistenziali sulla base dei percorsi di cura dei pazienti. In questo contesto l’organizzazione delle attività di promozione della salute e prevenzione è estremamente rilevante: non solo l’investimento per gli screening oncologici, sino alle più avanzate tecnologie che consentano la tipizzazione e il sequenziamento, ma anche quello a sostegno di un approccio one health in oncologia. Quest’ultimo non può prescindere dal supportare la ricerca che è in grado di individuare le correlazioni tra la salute delle persone e l’ambiente specifico in cui vivono. In sintesi, tradurre in evidenza scientifica i fattori di rischio a cui sono esposte.

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

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