Connettività, il piano della Commissione per accelerare lo sviluppo delle reti in Europa


Approfondimento
Silvia Compagnucci

L’imponente digitalizzazione dei processi e dei servizi e la crescente diffusione delle tecnologie digitali avanzate che richiedono una maggiore larghezza di banda a velocità più elevate per fornire ai cittadini, alle imprese e ai principali settori pubblici servizi più intelligenti, più flessibili e più innovativi, sostenuti dallo sviluppo e dall’uso di tecnologie quali il cloud, l’intelligenza artificiale (IA), gli spazi di dati, la realtà virtuale e il metaverso, attraverso cui garantire ai cittadini europei l’esercizio dei diritti digitali, rende sempre più centrale il ruolo delle infrastrutture di telecomunicazione di ultima generazione e dunque la necessità di assicurarne lo sviluppo e la resilienza.

Nella comunicazione del 9 marzo 2021 “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale”, la Commissione UE ha illustrato la propria visione per il 2030, fissando una serie di ambiziosi obiettivi rispetto alle competenze digitali, alla trasformazione digitale delle imprese, la digitalizzazione dei servizi e lo sviluppo delle infrastrutture. Rispetto a queste ultime, in particolare, l’obiettivo fissato, in linea con la comunicazione della Commissione del 2016 “Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea” e dagli obiettivi stabiliti per il 2025, prevede che tutte le famiglie europee siano coperte da una rete Gigabit e tutte le zone abitate dal 5G.

Sulla stessa scia, il 14 dicembre 2022 è stata adottata la decisione che istituisce il programma strategico per il decennio digitale 2030 che rispetto alla connettività persegue il fine di realizzare infrastrutture digitali sicure, resilienti, performanti e sostenibili che assicurino una rete gigabit fino al punto terminale estesa a tutti gli utenti finali di rete fissa ed una copertura di tutte le zone abitate con reti senza fili di prossima generazione ad alta velocità con prestazioni almeno equivalenti al 5G, conformemente al principio della neutralità tecnologica.

 

IL PACCHETTO DI PROPOSTE DEL 23 FEBBRAIO 2023

Per accelerare lo sviluppo infrastrutturale e centrare gli obiettivi di connettività fissati, lo scorso 23 febbraio la Commissione ha lanciato tre iniziative: una proposta di regolamento che fornirà nuove norme per consentire una diffusione più rapida, economica ed efficace delle reti Gigabit in tutta l’UE (Gigabit Infrastructure Act), un progetto di raccomandazione sulla connettività Gigabit volto a fornire orientamenti alle autorità nazionali di regolamentazione sulle condizioni di accesso alle reti di telecomunicazione degli operatori che detengono un significativo potere di mercato, al fine di incentivare un più rapido abbandono delle tecnologie preesistenti e una diffusione accelerata delle reti Gigabit e una consultazione esplorativa sul futuro del settore della connettività e delle relative infrastrutture per raccogliere opinioni sul modo in cui l’aumento della domanda di connettività e i progressi tecnologici potrebbero incidere sulle esigenze e sugli sviluppi futuri.

Il Gigabit Infrastructure Act, in particolare, partendo dalla constatazione della massiccia diffusione e penetrazione di reti a 30 Mbps e della loro inidoneità a supportare le nuove tecnologie digitali, si prefigge l’obiettivo di mettere in campo azioni tese ad accelerare lo sviluppo della banda ultra larga fissa e mobile e a ridurne i relativi costi di realizzazione. A tal fine, la proposta di regolamento disciplina l’accesso alle infrastrutture fisiche esistenti, fissando gli elementi da considerare per la determinazione dei prezzi di accesso e individuando dettagliatamente le condizioni che giustificano un diniego, opponibile da parte di un soggetto pubblico o privato, a fronte di una richiesta di accesso (diniego da manifestare per iscritto con puntuali giustificazioni entro 1 mese dalla richiesta di accesso). Le ipotesi considerate consistono nell’inidoneità tecnica dell’infrastruttura fisica ad accogliere elementi di rete ad altissima capacità, nella carenza di spazio in considerazione anche di future esigenze del fornitore di accesso sufficientemente dimostrate, nella sussistenza di criticità legate alla sicurezza e salute pubblica, preoccupazioni per l’integrità e la sicurezza di qualsiasi rete, in particolare delle infrastrutture critiche nazionali, il rischio di gravi interferenze dei servizi di comunicazione elettronica con la fornitura di altri servizi sulla stessa infrastruttura fisica o la disponibilità di validi mezzi alternativi di accesso fisico all’ingrosso alle reti di alle reti di comunicazione elettronica fornite dallo stesso operatore di rete e adatte alla fornitura di reti ad altissima capacità.

Nella logica di accelerare lo sviluppo delle reti, la proposta riconosce, da un lato, il diritto degli operatori di negoziare accordi sul coordinamento delle opere civili, compresa la ripartizione dei costi e, dall’altro, fissa il dovere degli operatori che realizzino reti con fondi totalmente o parzialmente pubblici di soddisfare qualsiasi ragionevole richiesta scritta di coordinare tali opere civili a condizioni trasparenti e non discriminatorie, presentata dagli operatori al fine di installare elementi di reti ad altissima capacità o strutture associate (a patto che non vi siano costi aggiuntivi non recuperabili, l’operatore promotore dell’infrastruttura mantenga il coordinamento dell’opera e la richiesta di coordinamento sia presentata prima possibile, almeno 2 mesi prima della presentazione del progetto alle autorità nel caso sia necessario il rilascio di un’autorizzazione). Molto rilevante la previsione secondo cui nel caso in cui la richiesta di coordinamento non risulti accoglibile, l’operatore che realizza l’infrastruttura è chiamato a predisporre una capacità sufficiente a far fronte alle possibili future necessità di accesso di operatori terzi. Agli Stati spetta individuare le opere escluse perché rappresentanti infrastrutture critiche o perché sottoposte a limitazioni specifiche.

La stessa proposta si occupa poi della questione relativa alle procedure di rilascio dei permessi disponendo che gli Stati membri assicurino procedure uniformi su tutto il territorio nazionale, riconoscendo il diritto a ciascun operatore di inviare digitalmente le richieste di autorizzazione attraverso un unico punto che ne consenta anche il monitoraggio (da collegare ad un unico punto d’accesso nazionale) e fissando tempistiche stringenti entro cui pronunciarsi (15 gg per segnalare l’eventuale incompletezza della richiesta pena la considerazione della domanda come completa e 4 mesi dalla richiesta) sebbene siano previsti margini per prevedere tempistiche superiori con la precisazione che “Any extension shall be the shortest possible”.

Quanto alla fibra, la proposta di regolamento riconosce il diritto di ciascun operatore di installare la propria rete a proprie spese fino al punto di accesso e di accedere all’infrastruttura esistente se la duplicazione è tecnicamente impossibile o economicamente inefficiente. All’operatore è riconosciuto il diritto di terminare la propria rete presso i locali dell’abbonato, previo accordo di quest’ultimo, a condizione di ridurre al minimo l’impatto sulla proprietà privata di terzi.

A risolvere eventuali controversie in materia, un organismo nazionale di risoluzione delle controversie di cui la proposta enfatizza l’indipendenza e la terzietà rispetto ai soggetti coinvolti nella controversia.

Il progetto di raccomandazione, trasmesso all’Organismo dei regolatori europei (BEREC) per una consultazione della durata di 2 mesi, invece, mira a fornire orientamenti alle autorità nazionali di regolamentazione (ANR) in merito alle condizioni di accesso alle reti degli operatori che detengono un significativo potere di mercato al fine di garantire che tutti gli operatori possano accedere a tale infrastruttura di rete esistente, ove opportuno. Un tema di centrale importanza concerne lo spegnimento delle tecnologie legacy senza indebito ritardo, vale a dire entro 2 o 3 anni, promuovendo una rapida diffusione della rete Gigabit nella logica di assicurare ai consumatori la possibilità di godere dei vantaggi di un mercato unico delle comunicazioni elettroniche in Europa con servizi migliori forniti attraverso reti di alta qualità a prezzi accessibili.

La consultazione esplorativa, infine, intende raccogliere opinioni sull’evoluzione del contesto tecnologico e di mercato e sull’impatto di tale evoluzione sul settore delle comunicazioni elettroniche. Nello specifico, la consultazione mira ad individuare i tipi di infrastrutture necessarie affinché l’Europa possa restare all’avanguardia rispetto agli sviluppi tecnologici in atto e guidare la trasformazione digitale nei prossimi anni e a sollecitare un dialogo aperto con tutti i portatori di interessi sulla potenziale necessità che tutti i soggetti che beneficiano della trasformazione digitale contribuiscono equamente agli investimenti nelle infrastrutture di connettività.

 

CONCLUSIONI

Dopo un 2022 straordinariamente rilevante per il settore digitale, che ha visto tra l’altro traguardare il Digital Service Package, l’adozione della direttiva NIS2 e il lancio del Cyber Resilience Act, attraverso cui l’UE definisce un set di regole chiare a carico delle piattaforme e fissa una cornice normativa robusta che punta ad una maggiore resilienza, il 2023 inizia con un pacchetto di iniziative che vanno ad incidere sulle reti, la pre-condizione per lo sviluppo di tutte le tecnologie di ultima generazione ed i servizi del futuro. Si tratta di iniziative straordinariamente importanti che da un lato puntano ad accelerare lo sviluppo infrastrutturale europeo fissando, attraverso un regolamento e dunque un atto immediatamente applicabile in tutti gli Stati membri, un set di regole armonizzato che punta a ridurre le tempistiche ed i costi di realizzazione delle reti ad altissima capacità e a traguardare gli sfidanti obiettivi di connettività fissati; dall’altro, avviano una riflessione ed un dialogo su alcune tematiche di grande rilevanza ed impatto sul mercato come l’abbandono del rame e l’eventuale previsione di un obbligo di contribuzione allo sviluppo infrastrutturale a carico degli OTT di cui tantissimo si sta discutendo da qualche mese.

È certo che enormi sforzi e grandissimi investimenti si stanno compiendo a livello di singoli Stati, anche grazie alle risorse messe a disposizione dall’UE all’indomani dello scoppio della pandemia, per accelerare e completare il processo di infrastrutturazione e che è importante che alla crescita della copertura si accompagni anche la graduale adozione da parte di cittadini, imprese e P.A. che potranno beneficiare delle opportunità offerte dalle reti di ultima generazione ed assicurare il ritorno degli enormi investimenti compiuti. È al contempo indispensabile però accompagnare questo processo in maniera equilibrata probabilmente prevedendo forme di sostegno, ove necessarie, sia in favore dei cittadini sia di quelle imprese che certamente potrebbero subire un impatto notevole sul proprio business.

Quanto allo sviluppo infrastrutturale ed alla possibilità che gli OTT partecipino ai relativi costi, secondo la logica del fair share, si tratta di un tema ad elevata complessità che necessita di essere inquadrato su basi certe, dati chiari e nel rispetto dei principi che regolano il settore, primo tra tutti quello della net neutrality.

 

 

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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