Le città sempre più al centro della salute. Al via la Commissione parlamentare di inchiesta


Articolo
Eleonora Mazzoni

Le correlazioni tra lo stato di salute della popolazione e le disuguaglianze sociali, economiche ed ambientali che la caratterizzano sono un dato di realtà. Proprio questa evidenza ha negli anni portato alla necessità di includere la salute in tutte le politiche, secondo l’ormai nota locuzione di “health in all policies”. Le disuguaglianze di salute si accompagnano più spesso ad altre distanze che nelle città vengono poste sotto gli occhi di tutti, quotidianamente, e pongono sfide fondamentali per il loro disegno e la loro amministrazione. La stessa Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015 ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, inserendo all’interno dei 17 obiettivi per trasformare il nostro pianeta la finalità 11, che consiste nel «Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili». Nell’epoca della crescente urbanizzazione già solo identificare la periferia è più difficile. Il concetto di distanza fisica dal centro non è più, infatti, sempre rilevante o sufficiente per caratterizzarla. Il concetto contemporaneo di periferia, così come quello di benessere, combina dimensioni sociali relative ai singoli individui e dimensioni fisiche relative al contesto in cui vivono. La condizione di perifericità viene allora più ampiamente intesa come una mancanza di opportunità, che si palesa nell’elevato grado di non fruibilità o esigibilità di alcuni diritti fondamentali e di tutti quei servizi pubblici che consentono l’integrazione e la crescita personale e il benessere individuale e collettivo.

L’iniquità del sistema produce spesso delle sacche di invisibilità nelle nostre città. Per questo lo scorso 16 marzo è stata istituita, per tutta la durata della XIX legislatura, una Commissione monocamerale di inchiesta parlamentare sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle periferie. Il tema era già stato oggetto di interesse della Camera dei deputati che durante la XVII legislatura aveva istituito una Commissione d’inchiesta per verificare lo stato del degrado e del disagio delle città e delle loro periferie, con particolare riguardo alle implicazioni socio-economiche e di sicurezza, attraverso l’esame di una serie di fattori (Delibera del 27 luglio 2016). La Commissione aveva concluso i propri lavori con l’approvazione di una relazione finale nella quale invitava a “rafforzare gli strumenti parlamentari per promuovere e gestire le politiche urbane”, auspicando di rendere permanente l’esperienza sperimentata. Nella proposta di inchiesta parlamentare, con cui è stata istituita la Commissione, si sottolinea come in Italia circa 15 milioni di persone vivano in aree soggette a degrado e situate sia in zone periferiche che centrali delle città metropolitane e che negli ultimi due decenni hanno subito un profondo peggioramento delle condizioni di vita della popolazione. I dati generali sulla demografia degli italiani contribuiscono ad aumentare il rischio di vederne aggravare ulteriormente la situazione a causa dell’invecchiamento della popolazione (la Penisola è il paese con il più basso tasso di natalità nell’UE pari all’1,4%), della solitudine (tra le persone che vivono sole il 49,8% hanno più di 65 anni), del fenomeno dei giovani non inclusi in percorsi di formazione o occupazione (i cosiddetti Neet, Not in education employment or training, sui giovani tra 15 ed i 29 anni sono il 23,1% ) e della povertà (le famiglie in povertà assoluta rappresentano il 9,4% della popolazione residente).

Partendo da queste evidenze la Commissione avrà i seguenti compiti:
• Individuare le aree critiche su cui si intende operare per accertare le condizioni di sicurezza e lo stato di degrado delle città e delle loro periferie, a partire dalle aree metropolitane, con particolare attenzione alle implicazioni sociali e di sicurezza legate anche a una maggiore presenza di stranieri residenti;
• Rilevare e classificare l’eventuale stato di degrado e di disagio sociale delle periferie delle città, attraverso l’ausilio delle istituzioni, degli enti locali e degli istituti pubblici e privati che si occupano di immigrazione e di povertà;
• Effettuare un monitoraggio del rischio e delle connessioni che possono emergere tra il disagio delle aree urbane e i fenomeni della radicalizzazione e dell’adesione al terrorismo di matrice religiosa fondamentalista da parte dei cittadini europei figli degli immigrati di prima generazione;
• Acquisire gli elementi oggettivi e le proposte operative che provengono dalle città nelle quali si è raggiunto un buon livello di integrazione e dove il disagio sociale e la povertà sono stati affrontati con efficaci interventi pubblici e privati;
• Individuare le aree del territorio nazionale nelle quali ancora persiste il fenomeno dell’abusivismo edilizio, al fine di elaborare le misure più opportune per contrastarlo.

La Commissione riferisce alla Camera con singole relazioni o con relazioni generali annuali (e comunque ogniqualvolta ne ravvisi la necessità), eventualmente indicando interventi, anche di carattere normativo, che ritenga opportuni in relazione ai compiti ad essa attribuiti.

Peraltro, la riqualificazione delle aree periferiche delle città metropolitane, al fine di ridurre situazioni di degrado e marginalizzazione, è anche oggetto di importanti finanziamenti da parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il PNRR stanzia per questo obiettivo circa 3 miliardi di euro nella Missione 5 (seconda componente, intervento 2.2) attraverso i Piani urbani integrati (Pui). Gli interventi previsti dall’investimento riguarderanno il recupero delle aree e strutture pubbliche, il miglioramento del decoro urbano, del tessuto sociale e ambientale, lo sviluppo dei servizi culturali, educativi, sportivi e della sicurezza dei residenti. Tutti obiettivi al centro delle proposte progettuali selezionate dalle 14 città metropolitane nei loro Piani urbani territoriali, i cui dettagli sono contenuti negli allegati al decreto del ministro dell’Interno del 22 aprile 2022 che, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, ha assegnato le risorse per i 31 piani urbani integrati presentati dalle città metropolitane in attuazione della linea progettuale del PNRR.

Le risorse stanziate dal PNRR unite alla creazione della Commissione d’inchiesta rappresentano un importante volano per intervenire nel lungo periodo su quella sostenibilità, ampiamente intesa, che influenza la salute e il benessere della popolazione, con l’obiettivo di ridurre i divari di cittadinanza. Sono proprio le disuguaglianze nelle opportunità a causare lungo la vita dell’individuo, e anche tra le diverse generazioni, quelle iniquità che diventano poi strutturali e generano, peraltro, un carico economico e sociale sul sistema Paese. Oggi più di quattro miliardi di persone, il 54% della popolazione mondiale, vivono in aree urbane. Se da un lato la concentrazione della popolazione nelle città rappresenta il risultato stesso dell’evoluzione socio-economica, dall’altro viene a costituire un vero e proprio amplificatore di problemi e di fattori di rischio. Questi ultimi vanno dall’inquinamento atmosferico alla congestione, all’emarginazione sociale e alla vulnerabilità dinanzi agli eventi ambientali estremi. Non sorprende, quindi, la crescente attenzione nei confronti delle zone urbane, testimoniata anche dall’impegno europeo in tema di politiche per le città. E il concetto di “rigenerazione urbana”, definito come un processo che mira al recupero o alla trasformazione degli spazi urbani degradati attraverso iniziative e progetti di riqualificazione, assume quindi un ruolo centrale. Il monitoraggio atto alla messa a terra di progetti di questo tipo rappresenta quindi un’opportunità imprescindibile per lo sviluppo di un modello di città sostenibile e per vincere le sfide poste dall’attuazione dell’approccio One health.

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

Nessun Articolo da visualizzare