L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che la resistenza antimicrobica rappresenta una delle dieci principali minacce per la salute pubblica a livello globale che l’umanità deve affrontare.
Secondo studi recenti, è stato stimato che nel 2019 circa 4,95 milioni di decessi nel mondo sono stati associati all’antibiotico resistenza, di cui 1,27 milioni direttamente attribuibili alla resistenza, cioè all’incirca la mortalità per malaria e HIV messi insieme. Ulteriori stime affermano che la resistenza antimicrobica potrebbe causare la morte di 10 milioni di persone all’anno entro il 2050. Per tali ragioni la sua diffusione è un problema urgente, che deve essere affrontato quanto prima.

L’USO DEGLI ANTIBIOTICI IN ITALIA
Eppure in Italia la lotta all’antibiotico resistenza procede a rilento e si è ancora lontani dagli obiettivi fissati dall’OMS. Secondo l’ultimo rapporto AIFA “L’uso degli antibiotici in Italia”, nel 2021 il consumo complessivo, pubblico e privato, di antibiotici in Italia è stato pari a 17,1 dosi giornaliere (DDD) ogni 1.000 abitanti, in riduzione del 3,3% rispetto al 2020. Tuttavia, i consumi nazionali si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei ed inoltre, si evidenzia un’ampia variabilità regionale con valori maggiore al Sud (15,3 DDD) rispetto al Nord (8,7 DDD) e al Centro (12,0 DDD). Nello specifico, le maggiori contrazioni dei consumi hanno riguardato Valle d’Aosta (-11,4%), Lombardia (-8,4%) e Umbria (-8,1%), mentre in Campania non si sono registrate riduzioni rispetto all’anno precedente.

IL CONSUMO DI ANTIBIOTICI: UN CONFRONTO EUROPEO
Il consumo medio di antibiotici nei Paesi UE più i due Paesi SEE, ossia Islanda e Norvegia, è stato di 15,01 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti (+0,4% rispetto al 2020). L’Austria ha registrato il valore più basso (7,21 DDD), mentre la Romania quello più elevato (24,28 DDD). L’Italia si è posta al di sopra della media UE/SEE (al decimo posto) con un consumo pari a 15,99 DDD/1000 abitanti, in lieve diminuzione (-3,1%) rispetto al 2020. I Paesi, invece, con le maggiori contrazioni dei consumi rispetto al 2020 sono stati la Grecia (-17,4%) e la Germania (-9,1%) mentre la Croazia e la Slovacchia hanno registrato gli aumenti più consistenti (rispettivamente +15,5% e +10,5%).
Il nostro Paese, rispetto al resto d’Europa, ha evidenziato inoltre un maggior ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, che hanno un impatto più elevato sullo sviluppo della resistenza antimicrobica. In particolare, l’Italia ha registrato valori superiori alla media europea principalmente per gli antibatterici beta-lattamici, penicilline (7,12 DDD Italia vs 6,53 DDD media UE/SEE; +9,1%) e per macrolidi e lincosamidi (3,30 DDD Italia vs 2,38 DDD media UE/SEE, +38,7%). L’unico caso in cui il consumo di antibiotici in Italia è risultato, invece, inferiore alla media europea è stato per le tetracicline (0,65 DDD Italia vs 1,67 DDD UE/SEE; -60,8%).

MIGLIORARE L’APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA
Dunque, questi dati evidenziano come in Italia siano ancora tanti i progressi da compiere al fine di mitigare i rischi di un’emergenza sanitaria che potrebbe, nei prossimi anni, costituire la prima causa di morte nei Paesi occidentali.
Considerando che oltre l’80% dell’utilizzo degli antibiotici deriva dalle prescrizioni dei medici di medicina generale, il primo passo da compiere è sicuramente quello di migliorare l’appropriatezza prescrittiva in questo setting assistenziale e ridurre i rischi connessi alla salute pubblica. Difatti, come si legge nel Rapporto AIFA, un uso inappropriato di antibiotici, oltre a esporre i soggetti a inutili rischi derivanti dai loro effetti collaterali, comporta considerevoli problematiche cliniche derivanti dal possibile sviluppo di resistenze. Si pensi che l’utilizzo dei principi attivi rilevanti per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti è passato dalle 12,7 DDD del 2016 alle 20,3 DDD del 2021, corrispondente a un incremento del 60%.
Nel 2021 l’impiego inappropriato di antibiotici si è attestato tra il 24% e il 33% per tutte le condizioni clinico-patologiche. Inoltre, i tassi di inappropriatezza crescono con l’aumentare dell’età e sono sempre più elevati al Sud rispetto al Centro e al Nord Italia.

PIANO NAZIONALE DI CONTRASTO ALL’ANTIBIOTICO-RESISTENZA (PNCAR) 2022-2025
Il 30 novembre 2022 è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il nuovo “Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025” con l’obiettivo di fornire le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza dell’Antibiotico-Resistenza (ABR) nei prossimi anni, seguendo un approccio multidisciplinare e una visione One Health.
Già nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Food and Agricolture Organization of the United Nations-FAO) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (World Organization for Animal Health – OIE) aveva elaborato un Piano d’Azione Globale (Global Action Plan on Antimicrobial Resistance) incentrato sull’approccio integrato “One Health”, che mirava a promuovere l’uso appropriato degli antibiotici in ambito umano, veterinario e ambientale. Su questa scia nel 2017 la Commissione Europea, riconoscendo l’antibiotico-resistenza una priorità in ambito sanitario, ha adottato il Piano d’Azione Europeo “One Health” contro la resistenza antimicrobica (A European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance), con il duplice obiettivo di ridurre il divario tra gli Stati Membri per quanto riguarda l’uso degli antibiotici e di incoraggiare l’adozione e l’attuazione di piani nazionali di contrasto all’antimicrobico-resistenza.
Al fine di seguire le linee di indirizzo della Commissione Europea e nell’intento di attuare in modo più completo l’approccio One Health, il nuovo piano nazionale ha previsto tre pilastri dedicati ai principali interventi di prevenzione e controllo dell’antibiotico resistenza nel settore umano, animale e ambientale:

  • sorveglianza e monitoraggio integrato dell’ABR, dell’utilizzo di antibiotici, delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) e monitoraggio ambientale;
  • prevenzione delle ICA in ambito ospedaliero e comunitario e delle malattie infettive e zoonosi;
  • uso appropriato degli antibiotici sia in ambito umano che veterinario e corretta gestione e smaltimento degli antibiotici e dei materiali contaminati.

In sintesi, il Piano sottolinea l’importanza della sorveglianza del consumo di antibiotici come strumento per realizzare adeguate misure volte alla promozione del loro uso appropriato, sia in ambito umano che veterinario, considerato che un loro uso eccessivo e non appropriato rappresenta il principale driver per la comparsa e la diffusione di microrganismi resistenti, costituendo dunque una grave minaccia per la salute.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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