Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e della neutralità climatica, rispettivamente del 2030 e 2050, la Commissione europea sta spingendo sulla diffusione dell’idrogeno nel mix energetico, il cui impiego è possibile sia come combustibile a emissioni zero sia come vettore energetico in apposite batterie. I dati sull’uso dell’idrogeno come fonte energetica relativi al 2022 mostrano tuttavia una diffusione limitata nell’Unione Europea, con peso inferiore al 2% sul totale di energia consumata. Inoltre, il 96% dell’idrogeno utilizzato è derivato da fonti fossili, principalmente gas naturale, o da energia elettrica prodotta da idrocarburi. L’idrogeno così ottenuto è comunemente noto come idrogeno grigio o addirittura marrone, se prodotto da carbone. Ne esistono però altre tipologie, definite in base alla sua modalità di produzione, come quello ricavato da energia elettrica rinnovabile (idrogeno verde) o da gas metano uniti a sistemi di cattura del carbonio (idrogeno blu), che sono tuttavia ancora marginali a livello globale e nell’Unione Europea.
L’EVOLUZIONE DELLA STRATEGIA EUROPEA
Per perseguire gli obiettivi climatici, l’Unione Europea punta a promuovere principalmente la produzione di idrogeno verde, che solitamente si ottiene dalla scissione delle molecole di idrogeno e ossigeno che formano l’acqua, tramite elettrolisi, e quindi tramite energia elettrica, la quale però deve essere prodotta da fonti rinnovabili (ai sensi nella direttiva UE 2018/2001). L’idrogeno verde è considerato come una potenziale risorsa per l’intero sistema elettrico poiché è possibile stoccarlo in grandi quantità e per lunghi periodi. Tuttavia, ad oggi, l’ostacolo principale alla sua diffusione su larga scala sono i costi elevati di produzione rispetto ai metodi tradizionali supportati da fonti fossili, in quanto la produzione richiede molta elettricità. Anche lo stoccaggio, per quanto possibile, necessita di temperature molto basse, che rendono il processo costoso. Pertanto, l’Unione Europea ha introdotto una serie di strumenti per incentivare la produzione e l’uso di idrogeno, concentrandosi sull’idrogeno verde o comunque a basse emissioni climalteranti, con l’obiettivo di realizzare una prima rete di infrastrutture con investimenti pubblici.
Il primo intervento comunitario specifico per l’idrogeno è stato attivato nel luglio del 2020 con l’implementazione della Strategia Europea per l’idrogeno. Nel primo trimestre del 2022, in linea con i tempi previsti, sono state completate tutte le 20 azioni principali della Strategia, che hanno seguito quattro filoni di intervento:
- La creazione di un’agenda di investimenti europei;
- Il sostegno alla domanda da parte dei consumatori finali e all’utilizzo industriale nell’industria chimica e metallurgica;
- Il disegno di schemi di supporto al tessuto produttivo, formulando proposte per modifiche normative future;
- La creazione di partenariati internazionali per ricerca e sviluppo su tecnologie dell’idrogeno, infrastrutture e importazioni.
Con la crisi energetica del 2022 le iniziative europee si sono intensificate in modo ancor più marcato. Nell’ambito del REPower-EU, nell’ottica di ridurre la dipendenza energetica dal gas naturale, la Commissione ha stabilito l’ambizioso obiettivo di produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030 e di importarne altrettante. Per quanto riguarda le infrastrutture, nel contesto della Strategia si sono poste le basi per sviluppare un’infrastruttura transeuropea per l’idrogeno, sia per quanto riguarda il sistema energetico sia per il trasporto pesante. Dalla pianificazione si è passato all’effettivo finanziamento di impianti: gli investimenti in idrogeno sono diventati parte degli Importanti Progetti d’Interesse Comune Europeo (IPCEI), con i piani IPCEI Hy2Tech e IPCEI Hy2Use. In questi mesi la Commissione sta altresì lavorando alla costituzione di una banca dedicata agli investimenti in idrogeno verde: l’European Hydrogen Bank.
LA SITUAZIONE ITALIANA: GLI INVESTIMENTI E LE RIFORME DEL PNRR
In Italia ancora non è stata adottata una strategia di coordinamento per gli investimenti sull’idrogeno. Sebbene le consultazioni su un testo preliminare della Strategia Nazionale per l’Idrogeno fossero state messe in circolazione alla fine del 2020 dall’allora Ministero dello Sviluppo Economico, ad oggi la Strategia Italiana ancora non è stata formalmente adottata. Questo non implica un’assenza di importanti investimenti nel settore. Infatti, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono contenute ben otto misure per incentivare la produzione di idrogeno verde e favorirne la penetrazione nei settori industriali e del trasporto, per un totale di circa 3,6 miliardi di investimenti. Gli interventi si inseriscono nella Missione 2 Componente 2 del PNRR e sono finalizzati alla costruzione di una prima rete di infrastrutture che permettano il passaggio dalla produzione da fonti fossili (o da energia elettrica da esse generata) a fonti rinnovabili e che ne stimolino l’utilizzo, principalmente nei settori hard-to-abate, quindi ad alta intensità energetica e la cui elettrificazione sarebbe inefficiente, ma anche nei settori del trasporto stradale pesante e ferroviario.
Due di queste misure hanno carattere normativo: una è relativa agli incentivi fiscali a sostegno della produzione e del consumo di idrogeno verde nel settore dei trasporti, mentre l’altra riguarda l’emanazione di norme di semplificazione amministrativa e riduzione degli ostacoli normativi alla sua diffusione. Il primo di questi interventi normativi è stato portato a compimento, con l’entrata in vigore del decreto-legge 30 aprile 2022, n.36 (convertito nella legge n.79 del 29 giugno 2022). Invece, l’intervento di semplificazione normativa non è stato ancora finalizzato nella sua interezza, mancando le scadenze europee. Infatti, entro il primo trimestre 2023 sarebbero dovuti entrare in vigore i decreti attuativi contenenti:
- Disposizioni di sicurezza relative alla produzione, al trasporto e allo stoccaggio di idrogeno;
- Procedure semplificate per costruire piccole strutture per la produzione di idrogeno verde;
- Misure riguardanti le condizioni di costruzione delle stazioni di rifornimento a base di idrogeno.
I restanti sei provvedimenti del PNRR sono investimenti infrastrutturali. Le misure stanno procedendo nei tempi previsti dal calendario europeo e riguardano i progetti per:
- La costruzione di uno stabilimento industriale per la produzione di elettrolizzatori con capacità pari a 1 GW/anno, per cui è stato aggiudicato l’appalto;
- La realizzazione di almeno 10 stazioni di rifornimento a base di idrogeno per i treni lungo sei linee ferroviarie. Con il decreto dirigenziale n. 144 del 31/3/2023 del Ministero dei Trasporti, sono stati assegnati i fondi;
- Lo svolgimento di almeno quattro progetti di ricerca e sviluppo sull’idrogeno, con l’ottenimento di almeno un certificato di collaudo o pubblicazione, per i quali sono stati aggiudicati i contratti di ricerca;
- La realizzazione di stazioni di rifornimento stradale a base di idrogeno e la partenza di progetti di sperimentazione delle linee per autocarri a lungo raggio. Sono stati ammessi a finanziamento 36 progetti, che, tuttavia, per i target europei, avrebbero dovuto essere almeno 40. L’importo assegnato sarà di 103 milioni, a fronte dei 230 disponibili.
Sebbene siano stati fatti notevoli passi avanti per gli investimenti minori, gli investimenti del PNRR di più ampio respiro stanno riscontrando alcuni ritardi. Si tratta dell’Investimento 3.1 della M2C2 (fondi per 500 milioni) per la promozione della produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse e dell’Investimento 3.2 della stessa missione-componente, per la stessa promozione, ma nei settori industriali hard-to abate (finanziamento disponibile di 2 miliardi). Per entrambi questi investimenti non si sono infatti centrate completamente le scadenze europee fissate al primo trimestre 2023. Per l’investimento 3.1, tutte le Regioni e Province autonome hanno identificato i progetti vincitori, ad eccezione della Sicilia, che ancora non ha pubblicato la graduatoria sul sito della Regione; tuttavia, nei primi giorni di aprile, la Commissione europea ha dato il via libera ai 450 milioni di aiuti di stato per i progetti regionali. Pertanto, è probabile che la scadenza risulterà rispettata, anche se con lieve ritardo, sebbene si attendano novità sui progetti bandiera, finanziato dai rimanenti 50 milioni.
Per l’investimento 3.2, la situazione è meno rosea: entro marzo 2023 si sarebbe dovuto raggiungere l’accordo per promuovere la transizione dal metano all’idrogeno verde nei settori hard-to-abate. Data l’ingente quantità di risorse, è improbabile che si porti a compimento l’assegnazione in breve tempo, o comunque entro metà anno. I lavori stanno però proseguendo, sebbene a rilento: con il decreto n.463 del 21 ottobre 2022 il MASE ha definito i settori interessati dalla misura. Saranno le industrie siderurgiche, della raffinazione del petrolio, della chimica, del cemento, di ceramica, carta, vetro e produzione alimentare ad essere considerate hard-to-abate, e ad avere la possibilità di accesso alle risorse. Nello stesso decreto è stata stabilita la ripartizione delle risorse: un miliardo di euro sarà destinato a progetti per introdurre l’idrogeno verde e rinnovabile in questi settori, mentre l’altro miliardo andrà unicamente a progetti per la produzione di ferro preridotto mediante processo ‘direct reduced iron’ (DRI) alimentato in parte da idrogeno verde e/o rinnovabile, così da avviare la decarbonizzazione del settore siderurgico.