Riciclo ed economia circolare sono stati i protagonisti dell’incontro tenutosi a Sapporo (Giappone) tra i ministri del clima, dell’ambiente e dell’energia dei Paesi del G7. In particolare, si è rinnovato l’impegno di porre fine all’inquinamento da plastica, con l’ambizione di ridurre a zero l’ulteriore inquinamento entro il 2040. Nel fare ciò, sarà necessario promuovere il consumo e la produzione sostenibili di materie plastiche, promuovendo eco-design di prodotto e gestione ecologica dei rifiuti.

L’urgenza di agire in ambito di economia circolare è suggerita dai dati: si stima che un terzo dell’inquinamento atmosferico, metà delle emissioni globali di gas serra e il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico siano causati dall’estrazione e dalla lavorazione delle risorse materiali. Prendendo atto di questi numeri, i Paesi del club sono da anni impegnati per il contenimento della generazione dei rifiuti e per la rimessa in circolo delle materie prime secondarie. Quest’ultimo punto, in particolare, chiama a uno sforzo di ricerca e sviluppo che necessita di importanti investimenti. A Sapporo, i ministri dei sette Paesi hanno convenuto che l’onere non debba gravare eccessivamente sulle imprese, in particolare non su quelle di piccole e medie dimensioni, e che invece lo sforzo economico vada sostenuto dai governi attraverso bandi di green public procurement.

Le intese raggiunte a Sapporo integrano gli accordi in ambito di economia circolare già assunti dal club, che sono andati infittendosi negli ultimi anni. Tra questi:

  • L’impegno verso il 100% di imballaggi riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2025, preso a partire dal 2018;
  • L’obiettivo di ridurre i rifiuti alimentari del 50% entro il 2030, fissato nel 2019;
  • il Fashion Pact del G7, lanciato nel 2017, che mira a ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda attraverso l’adozione di pratiche sostenibili e principi di economia circolare.

Le linee guida per il raggiungimento degli obiettivi sono state tracciate in una Roadmap sull’Efficienza delle risorse e sull’Economia circolare con l’occasione del precedente incontro, tenutosi nel giugno 2022 a Berlino. Il documento aggiorna il Framework di Toyama sui cicli dei materiali del 2016 e la Roadmap di Bologna del 2017 e prescrive ai membri dell’Alleanza di ridurre gli impatti su clima e biodiversità promuovendo un’appropriata gestione dei materiali lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti. In aggiunta a ciò, viene espressa la necessità di pianificare azioni compatibili con l’equilibrio sociale, affinché le misure di efficienza delle risorse e di economia circolare non comportino un peso sproporzionato per le comunità svantaggiate. Infine, la Roadmap 2022 elenca i settori per i quali il rafforzamento della performance di efficienza delle risorse ha maggiore potenziale di impatto. Nello specifico, si tratta di:

  • Edilizia;
  • Agroalimentare, combattendo lo spreco alimentare;
  • Tecnologie ICT ed elettronica;
  • Mobilità;
  • Plastica e imballaggi;
  • Tessile e moda;
  • Gestione dei rifiuti, tecnologie di riciclaggio, movimenti transfrontalieri di rifiuti.

Non sorprende che le raccomandazioni contenute nella strategia di Berlino, così come l’elenco dei settori a maggior impatto, corrispondano in larga parte a quanto dettato dal piano d’azione dell’Unione Europea, che gode dello status di inviato permanente alle riunioni del G7.

Tra i Paesi del club, l’Italia gode di un ruolo privilegiato: con il 47% di rifiuti generati destinati al riciclo, si tratta del Paese G7 avente la miglior performance di economia circolare. A fare la differenza è, in particolare, l’alto tasso di riciclo dei metalli ferrosi. Così come per gli altri Paesi membri, i rifiuti maggiormente desinati al riciclo sono quelli derivanti dall’edilizia.

Rifiuti raccolti per riciclo nei paesi G7: percentuale sul totale dei rifiuti e scomposizione per tipologia di rifiuto (2018)*

Fonte: Elaborazioni I-Com su dati OECD

* Per questa variabile, OECD non riporta i dati di Stati Uniti e Canada

I risultati raggiunti dal nostro Paese, tuttavia, non sono probabilmente sufficienti a determinare il successo degli impegni dei Grandi Sette. Infatti, l’Italia produce appena il 6% dei rifiuti totali del club (poco più del Canada e tanto quanto il Regno Unito) a motivo del relativamente basso livello di rifiuti generati per capita (superiore al Giappone e comparabile con il Regno Unito).

Percentuale di rifiuti generati per Paese membro, sul totale G7 (2019)

Fonte: Elaborazioni I-Com su dati Banca Mondiale

Rifiuti generati per capita, 2018 (t/anno)

Fonte: Banca Mondiale

Il vantaggio italiano quanto a efficienza nell’uso delle risorse può, dunque, essere considerato come uno strumento di punta per il processo di decarbonizzazione. Forte di questa consapevolezza, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima del 2020 già metteva in guardia rispetto al fatto che incentrare le strategie di mitigazione del cambiamento climatico sull’efficienza energetica, relegando l’efficienza dei materiali in ruolo subalterno, rischia di non essere sufficiente.

Coerentemente con questa visione, il PNRR prevede finanziamenti ingenti per la filiera del riciclo. L’intervento “economia circolare e gestione dei rifiuti” consta di due investimenti: 600 mln € per i progetti “faro” di economia circolare e 1,5 mld € per la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e per l’ammodernamento di impianti esistenti. L’obiettivo dell’intervento è di raggiungere un tasso di riciclo nazionale del 55% entro il 2025 (più nel dettaglio, si dovranno riciclare il 55% dei rifiuti urbani, il 65% dei rifiuti di imballaggio, il 25% di imballaggio di legno, il 70% di imballaggi di metallo ferroso, il 50% degli imballaggi in plastica, il 50% di alluminio, il 70% vetro e il 75% di carta e cartone).

Openpolis segnala che il nostro paese non sta rispettando i ritmi necessari al soddisfacimento degli obiettivi. Infatti, la percentuale di completamento degli interventi normativi è oggi pari all’86,1%, contro il 93,9% pianificato per il trimestre in corso. Al contempo, gli investimenti sbloccati ammontano al 25,4% dei fondi disponibili, contro il 60,1% pianificato per il secondo trimestre 2026.

Nonostante la nota lentezza nei processi legislativi e autorizzativi si faccia sentire anche nel comparto della gestione dei rifiuti, la propensione italiana all’innovazione nel campo del riciclo dei materiali è dimostrata dal recente annuncio del finanziamento MISE da 115 milioni di euro per la realizzazione di settantacinque progetti impianti di riciclo dei rifiuti plastici, compresi quelli recuperati dal mare.