“Nuove tecnologie e Covid 19. Sfide e opportunità per la gestione della fase endemica“. È questo il titolo della tavola rotonda organizzata lo scorso 18 maggio dall’Istituto per la Competitività (I-Com) con il supporto di Novavax.
Il tavolo ha avuto l’obiettivo di affrontare il tema della revisione dei modelli organizzativi della prossima campagna vaccinale nell’ottica di una sua migliore pianificazione, nel contesto di una normalizzazione dell’emergenza pandemica e di un quadro clinico ed epidemiologico profondamente mutato. Grazie alla varietà di nuove tecnologie vaccinali e di alternative terapeutiche a disposizione, le autorità pubbliche e i decisori sono chiamati a operare la scelta ottimale per garantire trasparenza di informazione e protezione ai pazienti, partendo dal coinvolgimento dai medici di medicina generale, dalle farmacie e dai professionisti che operano sul territorio.
Dallo scoppio della pandemia ad oggi in Italia sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid-19 dell’Istituto Superiore di Sanità oltre 25 milioni di casi, di cui il 45% localizzati in sole quattro regioni (Lombardia, Veneto, Lazio e Campania) (e oltre 187 mila decessi. L’introduzione della vaccinazione il 27 dicembre 2020 e il successivo raggiungimento di elevate coperture vaccinali, in particolare nelle fasce di età più alte, insieme alla naturale evoluzione dell’immunità della popolazione, hanno tuttavia cambiato radicalmente l’evoluzione e la gestione dell’epidemia da SARS-CoV-2. In Italia e nel resto degli altri Paesi oggi si può parlare, finalmente, di fase endemica.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel bollettino pubblicato lo scorso 3 maggio 2023, riporta un tasso di incidenza settimanale in diminuzione in tutte le fasce d’età, ma comunque più elevato nella fascia di età 80+ anni (66 casi per 100.000), mentre nella fascia 10-19 anni si registra il valore più basso, pari a 13 casi per 100.000. Tuttavia, il virus seguita ad essere mutevole, e per questo nell’analisi che l’ISS pubblica relativamente alla prevalenza e distribuzione delle varianti di SARS CoV-2 di interesse per la sanità pubblica in Italia si ribadisce l’importanza di continuare a monitorare, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali, la diffusione delle varianti virali circolanti nel Paese attraverso il sequenziamento dei campioni positivi per Covid-19.
Il Covid-19, dunque, entra oggi a far parte dei fattori di rischio più comuni per la popolazione, e non è solo la disponibilità di vaccini efficaci e sicuri a portare il risultato di salute, quanto l’implementazione di programmi di vaccinazione strutturati e puntuali.
In sintesi per il futuro della gestione della fase endemica è oggi prioritario:
• Normalizzare l’approccio al Covid-19, consapevoli che la diffusione del virus non si fermerà e che quest’ultimo seguita nelle sue mutazioni, come conferma l’Istituto Superiore di Sanità nel suo aggiornamento dell’11 maggio dove risulta una prevalenza della sottovariante XBB1.5 del 53% in Italia;
• Gestire la lotta al Covid-19 nel più ampio contesto della prevenzione vaccinale, all’interno di una strategia nazionale coerente con i bisogni e le priorità regionali, fornendo alle regioni chiare indicazioni per un accesso equo della popolazione alle tecnologie disponibili; la normalizzazione deve riguardare tutti gli aspetti della prevenzione, dal coinvolgimento delle strutture di programmazione alle procedure di acquisto, da una analisi condivisa delle best practice al coinvolgimento di vecchi e nuovi attori di prossimità ai cittadini;
• Programmare e pianificare per tempo modalità, strutture coinvolte e obiettivi target nelle attività di prevenzione vaccinale, usando i dati a disposizione in modo trasversale ed olistico, condividendo le conoscenze in modo trasversale e non più settoriale per agevolare proattivamente l’esercizio del diritto alla prevenzione della popolazione in generale e di specifici sottogruppi;
• Garantire la possibilità per gli operatori sanitari di personalizzare l’accesso attivo alla vaccinazione, mettendo al centro la domanda di salute ed i bisogni dei pazienti secondo uno strutturato approccio di “Prevenzione di Precisione”. Ciò comporta una imprescindibile prioritarizzazione di una capillare, tempestiva e trasparente attività di comunicazione e di informazione istituzionale rivolta sia al vasto pubblico, sia a target specifici con l’obbietivo di coinvolgere gli operatori, sostenere pazienti consapevoli e combattere la “fatigue” vaccinale e i fenomeni di scetticismo.
L’incontro è stato anche l’occasione per fare il punto insieme a società scientifiche, associazioni dei pazienti e istituzioni sulle prospettive e sulla gestione della prevenzione vaccinale, sulla preparedness alle epidemie infettive e sul valore della vaccinazione come strumento primario di prevenzione.