In occasione del Festival del biometano, tenutosi a Schiavon (Vicenza) il 26 maggio scorso, è stato inaugurato il più grande impianto di biometano d’Europa che utilizza i reflui zootecnici degli allevamenti di zona per trasformarli in energia elettrica rinnovabile e fertilizzante naturale. L’impianto, promosso da Iniziative Biometano (Gruppo Femogas), è gestito da Motta Energia e EBS, di cui sono socie 117 aziende agricole attive nel territorio del Brenta che, con le deiezioni dei loro allevamenti, alimentano l’impianto stesso. Un fiore all’occhiello italiano che, secondo alcune stime preliminari, permetterebbe di produrre 7.000 tonnellate di biometano, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno annuale di 200 mezzi pesanti che percorrono 100.000 chilometri ciascuno.
La struttura, secondo il presidente della Regione Luca Zaia, rappresenta “una prima e tangibile risposta” al problema del caro-bollette e sottolinea l’importante contributo che il settore primario può dare nel campo delle rinnovabili. Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, in una intervista rilasciata a TGR Veneto, ha enfatizzato i benefici dell’impianto in questo modo: “si produce biometano rinnovabile, e abbiamo meno bisogno di gas dall’estero, e dall’altra parte anche dell’ottimo fertilizzante per dare fertilità ai terreni che ne hanno bisogno”.
Oltre all’energia eolica, fotovoltaica e idraulica, che sono le principali fonti di energia nel mix energetico rinnovabile, tra le fonti alternative verdi che si possono sfruttare per la produzione di energia elettrica meritano un occhio di riguardo anche le bioenergie, molto spesso trascurate dai pannelli fotovoltaici e dalle pale eoliche.
Il biometano è una fonte di energia rinnovabile che si ottiene in due fasi principali. La prima è la produzione del biogas grezzo, che si ottiene principalmente tramite la digestione anaerobica di biomasse agricole (ad esempio le deiezioni animali), agroindustriali (scarti della lavorazione della filiera alimentare) o della frazione organica dei rifiuti solido urbani. La seconda è la fase di rimozione delle componenti non compatibili con l’immissione in rete come l’anidride carbonica, un processo di purificazione noto come upgrading. Dal trattamento delle biomasse, non si ricava solo il biogas ma si ottiene anche il digestato, ovvero tutto ciò che rimane dopo il processo di digestione anaerobica delle matrici agricole. Il digestato può essere utilizzato come fertilizzante naturale in alternativa a quelli di origine fossile.
Il processo produttivo di un impianto di biogas
Fonte: SNAM
Il biometano, a differenza dell’energia solare ed eolica, che sono di per sé fonti rigide e non programmabili, si presenta come fonte rinnovabile flessibile, efficiente e anche programmabile grazie alle infrastrutture di trasporto e stoccaggio di gas esistenti. Secondo SNAM, la Società Nazionale Metanodotti attiva nel trasporto, stoccaggio e rigassificazione del metano, cinque sono i benefici attribuibili al biometano:
- Rinnovabilità e circolarità perché prodotta da biomasse di origine agricola
- Sostenibilità perché C02 neutro, con una riduzione del 14% delle emissioni serra
- Flessibile: può essere utilizzato per tutti gli usi energetici (domestico, industriale e trasporti)
- Programmabile: come il gas naturale, può sfruttare appieno le infrastrutture esistenti di trasporto e stoccaggio
- Efficiente perché è utilizzabile anche nella generazione distribuita
LO STATO DELL’ARTE DELLE BIOENERGIE
Alcuni dati GSE ci aiutano ad avere una panoramica generale del numero di impianti e del contributo alla produzione di energia elettrica delle bioenergie. Nel 2021 il maggior numero di impianti alimentati da bioenergie si collocano nel nord. A guidare le classifica ci sono la Lombardia (773 impianti), il Veneto (401 impianti) e l’Emilia-Romagna (340 impianti). Se si guardano invece i dati sul totale della potenza installata, sono sempre le regioni settentrionali ad occupare le prime posizioni: in testa alla classifica è situata la Lombardia con un totale di 945,5 MW di potenza installata, seguono poi l’Emilia-Romagna (647,6 MW) e il Veneto (372,4 MW). Analizzando il numero di impianti per potenza installata, la graduatoria non muta radicalmente. In prima posizione si presenta la Valle d’Aosta con 0,38 impianti per potenza installata, seguono il Trentino Alto-Adige (0,49 impianti/1MW) e le Marche (0,52 impianti/1MW). Da ciò emerge che nella zona settentrionale e centrale dell’Italia sono maggiormente diffuse impianti di bioenergia di grandi dimensioni, mentre nella zona meridionale sono frequenti impianti di dimensione modesta. Nel complesso, nel 2021 il contributo che le bioenergie hanno dato alla produzione di energia elettrica in termini di potenza installata, è stato pari al 7,1% rispetto al totale della potenza installata (57.979.441 kW) riferibile alle fonti rinnovabili. Il dato maggiore lo presenta l’energia solare con il 39% seguita da quella idroelettrica (33,1%), eolica (19,5%) e, in coda alla classifica, quella geotermica (1,4%).
Numero di impianti relativi alle bioenergie per potenza installata (2021, MW)
Fonte: GSE
IL BIOMETANO COME SOSTITUTO VERDE DEL GAS
Nel 2022 l’Unione Europea ha sperimentato le conseguenze dell’estrema volatilità del prezzo del gas. L’eccessiva dipendenza europea alla fornitura di gas russo costituisce il principale ostacolo alla sicurezza energetica e ha fatto lievitare le bollette energetiche colpendo seriamente i consumatori finali, quindi le famiglie e le industrie europee. L’UE si è mossa con interventi normativi di carattere vincolante che pongono come obiettivo finale l’allontanamento dal gas russo e l’attenuazione del cambiamento climatico tramite l’incremento del peso delle rinnovabili nel mix energetico europeo. La produzione di biometano può aiutare a mitigare la dipendenza dal gas russo e aiutare a ridurre le emissioni di gas serra.
Nel 2020, secondo dati Eurostat, il 43,3% del gas europeo importato è di origine russa, il 20,7% è norvegese mentre l’8,4% è algerino. Questo a sottolineare come la diversificazione sul lato delle importazioni non è elevata e, in generale, la Russia copre un ruolo rilevante come fornitore di gas naturale, di petrolio grezzo e di carbone. In tutto questo, il biometano può presentarsi come un ottimo sostituto verde del gas naturale perché, non solo può essere utilizzato per produrre energia elettrica, ma può anche essere stoccato e, quindi, utilizzato nei momenti di picchi della domanda di energia elettrica, andando a compensare la discontinuità e i limitati sistemi di accumulo che caratterizzano le fonti energetiche solare ed eolica.
Importazioni di combustibili fossili per paese di origine (%,2020)
Fonte: EU enegy in figures – Statistical pocketbook 2022
Secondo un recente report della European Biogas association (EBA), nell’ultimo decennio l’industria del biometano ha continuato a crescere. Nel 2020 la produzione di biometano in Europa è stata di 31 TWh, pari a 2,9 miliardi di metri cubi, invece, nel 2021 questa cifra è stata pari a 37 TWh, ovvero 3,5 miliardi di metri cubi, rilevando una crescita del 20%. Tuttavia, sono ancora pochi i paesi europei che sfruttano il biometano come fonte di energia. Se si guardano i dati sul peso percentuale del biometano rispetto al consumo totale di gas di un Paese, si può notare che soltanto la Danimarca e la Svezia presentano dati importanti pari rispettivamente a 19% e 10%, invece per tutti gli altri paesi i numeri si aggirano su un intervallo 0%-1%. In Italia, il peso percentuale del biometano sul consumo totale di gas è pressoché nullo, a sottolineare come la via del metano o si trova ancora in una fase embrionale o è rallentata a causa della mancanza di incentivi.
Produzione di biometano e biogas rispetto al consumo totale di gas nel 2021 per i primi 16 paesi
Fonte: European Biogas Association – EBA
CONTESTO NORMATIVO E CONCLUSIONE
L’elevata dipendenza europea dal gas russo e la lotta al cambiamento climatico, insieme alla sicurezza energetica costituiscono i principali nodi da sciogliere dei policy makers. Il biometano rappresenta una delle vie per il raggiungimento di questi obiettivi. Infatti, oltre a contribuire all’abbandono del gas russo, il suo utilizzo permetterebbe anche di ridurre le emissioni di gas serra. Inoltre, essendo flessibile e programmabile, può compensare la discontinuità che caratterizza l’energia eolica o solare e i relativi limiti in termini di accumulo in quanto stoccabile, sopperendo ad eventuali picchi di domanda di energia elettrica.
Per questi motivi, il REPowerEU intende incrementare la produzione di biometano a 35 miliardi di metrocubi entro il 2030, stimando come necessari investimenti dell’ordine di 37 miliardi di euro. Sempre nell’ambito del REPowerEU, la Commissione Europea ha stilato anche un piano d’azione per promuovere la produzione e l’uso del biometano e tra le iniziative si annoverano: l’istituzione di un partenariato industriale per il biogas, la previsione di incentivi per passare dal biogas al biometano, l’adeguamento delle infrastrutture esistenti per il trasporto di biometano e il superamento delle lacune in materia di ricerca e sviluppo. Anche il PNRR dedica nella sezione M2C2 una parte al biometano. L’investimento 1.4, denominato “Sviluppo biometano”, alloca 1,92 miliardi di euro per promuovere il biometano e si pone obiettivi come: riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti di biogas agricoli esistenti verso la produzione di biometano, supportare la realizzazione di nuovi impianti per la produzione del gas verde in questione e promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nei suoli. In ultimo, coerentemente con le misure del PNRR, l’allora Ministero della Transizione Ecologica, tramite il D.M 15 settembre 2022, ha consentito l’accesso alle risorse del PNRR per lo sviluppo degli impianti di produzione di biometano. Il decreto ministeriale ha il fine di promuovere l’incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale attraverso un sostegno in conto capitale pari al 40% delle spese sostenute e un incentivo in conto energia, ovvero una tariffa incentivante applicata alla produzione netta di biometano.