Data Economy, PromethEUs: “L’Italia si posiziona a metà della classifica europea nell’utilizzo dei Big Data e del cloud computing. UE in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina”
- PromethEUs, la rete di think tank dell’Europa meridionale composta dall’Elcano Royal Institute (Spagna), dall’Istituto per la Competitività I-Com (Italia), dalla Foundation for Economic and Industrial Research IOBE (Grecia) e dall’Institute of Public Policy (Portogallo), ha presentato a Bruxelles lo studio congiunto “The EU’s Data Strategy from a multifaceted perspective. Views from Southern Europe”. Il paper si propone di fornire un punto di vista dell’Europa meridionale per arricchire la discussione sulla strategia dell’UE in materia di dati.
- Secondo l’indice sullo sviluppo della Data Economy (elaborato da I-Com), l’Italia ottiene un punteggio nella media (52) in una classifica che vede la Danimarca in testa, seguita da Svezia e Paesi Bassi. Dal lato opposto, troviamo i Paesi dell’Europa orientale (Romania, Bulgaria, Ungheria) e la Spagna.
- Lo studio dimostra inoltre che la Data Economy in Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, con i Paesi del Nord dell’UE in testa mentre i Paesi del Sud e dell’Est sono in difficoltà. In questo caso, l’Italia si classifica al terzo posto dietro la Francia, con un valore del mercato dei dati rispettivamente di 6.886 milioni di euro (aumento del 12,2%). Nel 2022, la Germania ha registrato il più alto valore del mercato dei dati tra i Paesi europei, raggiungendo 20.351 milioni di euro, con una crescita del 13,1% rispetto al 2021.
- Per quanto riguarda la maturità digitale nel settore salute, l’Italia si piazza 18esima nell’UE, tre posizioni dopo il Portogallo. Tra i paesi del Sud Europa è la Spagna che si trova nella migliore posizione (7a), mentre la Grecia risulta la meno preparata (25esima).
Bruxelles, 8 giugno 2023 – L’Italia si piazza a metà della classifica europea nell’utilizzo dei Big data e del cloud computing, mentre la Danimarca è in testa seguita da vicino da Svezia, Olanda e Finlandia. Al contrario, i Paesi dell’Europa dell’Est (Romania, Bulgaria, Ungheria) e la Spagna si posizionano in fondo alla graduatoria, sottolineando un livello inferiore di implementazione dell’innovazione guidata dai dati.
È quanto emerge dall’indice sullo sviluppo della Data Economy elaborato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e contenuto nello studio dal titolo “The EU’s Data Strategy from a multifaceted perspective. Views from Southern Europe” realizzato da PromethEUs, la rete di think tank dell’Europa meridionale composta dall’Elcano Royal Institute (Spagna), dallo stesso I-Com (Italia), dalla Foundation for Economic and Industrial Research IOBE (Grecia) e dall’Institute of Public Policy (Portogallo).
La ricerca, presentata ieri a Bruxelles, evidenzia come il valore del mercato dei dati nell’Unione Europea abbia raggiunto i 72.963 milioni di euro, con una crescita del 12,6% rispetto al 2021. Tra gli Stati membri, la Germania detiene la quota maggiore, con un valore di 20.351 milioni di euro, con un aumento del 13,1% rispetto al 2021. Seguono la Francia e l’Italia con valori del mercato dei dati rispettivamente di 12.300 milioni di euro (+14%) e 6.886 milioni di euro (+12,2%). I primi cinque Paesi, tra cui Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna, rappresentano oltre il 68% del mercato dei dati dell’UE. In termini di settori, la finanza è il settore più importante per i dati, mentre la pubblica amministrazione e le costruzioni hanno registrato una crescita significativa, rispettivamente del +41,9% e del +34,9% tra il 2021 e il 2022. Le previsioni indicano che il mercato dei dati dell’UE raggiungerà i 116 miliardi di euro entro il 2030, con Spagna (7,9%) e Italia (5,9%) che contribuiranno in modo significativo a questa crescita insieme alla Germania.
Dal punto di vista geopolitico, la strategia dei dati è strettamente legata all’autonomia strategica dell’UE e alla promozione della sua prospettiva globale sulla tecnologia, considerando tre aspetti: sicurezza, economia e diritti. Non è un caso che l’Unione europea abbia affrontato attivamente il rapporto tra i suoi beni, servizi, asset e dati personali con i Paesi terzi utilizzando diversi approcci: regolamentazione, iniziative multilaterali e lo sviluppo della diplomazia tecnologica.
La ricerca ha dimostrato anche che la strategia dell’UE sui dati offre numerosi vantaggi che ruotano attorno a una maggiore trasparenza, alla promozione dell’innovazione, all’interoperabilità, al miglioramento della qualità dei servizi e alla riduzione delle barriere di mercato. D’altra parte, mancano gli incentivi per i concorrenti a condividere i propri dati, insieme ai rischi di un controllo normativo e di una capacità di monitoraggio insufficienti o onerosi da parte degli organi di vigilanza e a un problema di coordinamento tra gli Stati membri. Massima priorità andrebbe data alle piccole e medie imprese e alle competenze, due nodi cruciali per i sistemi economici del Sud Europa che si basano sulle prime e sono indietro sulle seconde.
Il presidente di I-Com Stefano da Empoli, coautore dello studio, ha dichiarato: “Maggiori investimenti in R&I e una revisione dei programmi educativi e di formazione dovrebbero essere perseguiti come una priorità assoluta. In particolare, le politiche dell’UE dovrebbero mirare a ridurre le disparità all’interno del continente utilizzando un mix di fondi europei e nazionali. Il PNRR, che fornisce importanti risorse finanziarie e requisiti di riforma per gli Stati membri dell’UE (in particolare quelli meridionali), è una grande opportunità per accelerare questa convergenza e non dovrebbe essere sprecato“.
Il network di think tank ha poi effettuato un’analisi sulla preparazione digitale nel settore sanitario di quattro paesi: Italia, Portogallo, Spagna e Grecia. Vengono presentati i dati relativi alle prestazioni di questi paesi nel Digital Economy and Society Index (DESI), le proiezioni del mercato della salute digitale e le prestazioni nel campo della salute digitale utilizzando gli indici del Future Proofing Healthcare Index. Inoltre, si fa riferimento al rapporto dell’Open Data Institute del 2021 per valutare le prestazioni e la preparazione politica di questi paesi in diverse categorie di best practice, come infrastrutture, sviluppo delle capacità, innovazione sanitaria, equità, etica e impegno pubblico. L’Italia si classifica 18esima nell’UE, tre gradini dopo il Portogallo. Tra i paesi del Sud Europa è la Spagna che si trova nella migliore posizione (7a), mentre la Grecia risulta la meno preparata (25esima).
Comunicato stampa
PromethEUs_DataStrategy_Joint Publication – Final