Transizione verde e digitale stanno disegnando un mondo completamente nuovo che chiama a nuove sfide e nuove conoscenze e competenze. In un contesto a rapidissima evoluzione, il 5 giugno scorso sono stati pubblicati i risultati dell’indagine annuale del Patto per le competenze 2022 secondo cui 2 milioni di persone hanno beneficiato di attività di aggiornamento e riqualificazione, sono stati aggiornati o sviluppati 15.500 programmi di formazione e i membri del Patto hanno investito 160 milioni di euro in iniziative per le competenze. Si tratta di un progetto faro nell’ambito dell’agenda europea per le competenze, lanciato nel novembre 2020, nell’ambito del quale 21.500 parti interessate hanno unito le forze attraverso partenariati pubblico-privato o reti raggiungendo 19 milioni di persone in Europa attraverso attività di promozione e diffusione. Ad oggi hanno aderito al Patto 1.500 organizzazioni, con 18 partenariati su vasta scala per le competenze istituiti in settori strategici quali le energie rinnovabili, l’assistenza e la microelettronica con un impegno a fornire formazione a oltre 10 milioni di persone nei prossimi anni.
LO STATO DELLE COMPETENZE NELL’UE
Sebbene il possesso di adeguate competenze costituisca la precondizione per lo sviluppo e la fruizione delle tecnologie e dei servizi digitali, la fotografia offerta dai dati Digital Scoreboard continuano a descrivere un’Europa bisognosa di accelerare. E infatti, con riferimento alla componente human capital, nel 2022 a livello UE soltanto il 27% degli utenti di internet possiede competenze digitali di base mentre il 10% possiede competenze digitali superiori a quelle di base (tali percentuali scendono rispettivamente al 23 e 9% in Italia). Si tratta di percentuali piuttosto limitate che anche nel paese leader sotto questo profilo, ossia i Paesi Bassi, si fermano 40% e 20% a dimostrazione di come la carenza di competenze digitali sia un problema generale dell’UE.
Le competenze nell’Unione Europea
Fonte: Digital Scoreboard
Ancor più grave, prevedibilmente, appare la situazione legata alla percentuale di specialisti ICT impiegati a livello UE. Ed infatti, la percentuale di specialisti ICT impiegati in Europa si attesta al 4,5%, dato che scende al 3,8% in Italia. Di questi, soltanto il 19,1% appartiene al genere femminile (16,1% in Italia).
Gli specialisti ICT impiegati in Europa
Fonte: Digital Scoreboard
Gli specialisti ICT donne impiegati in Europa
Fonte: Digital Scoreboard
LE INIZIATIVE UE PER IL POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE
Il 1° luglio 2020, dunque nel pieno della pandemia che ha agito da fattore catalizzante la trasformazione digitale e ha innescato una crisi economica fortemente impattante sulle opportunità professionali per molti individui, la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione “Un’agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza” nella quale si prende atto della rivoluzione conseguente alla transizione verde e digitale e si punta a valorizzare competenze e istruzione in quanto motore della competitività e dell’innovazione europee attraverso un vero e proprio cambio di paradigma.
Ferma restando la predominanza delle competenze degli Stati membri in materia, sulla scorta dell’agenda per le competenze adottata nel 2016 e sfruttando il potenziale del piano per la ripresa dell’Europa, la nuova agenda poggia su cinque elementi portanti, ossia l’esortazione a un’azione collettiva che mobiliti imprese, parti sociali e portatori di interessi secondo una logica collaborativa, la definizione di una strategia chiara, il sostegno alle persone per lo sviluppo delle competenze in un ambiente in cui l’apprendimento permanente sia la norma, individua i mezzi finanziari necessari a promuovere gli investimenti nelle competenze e fissa obiettivi ambiziosi da conseguire entro il 2025.
Nell’ecosistema di iniziative delineato dall’agenda, il Patto per le competenze rappresenta la prima azione annunciata dalla Commissione al fine di facilitare la cooperazione tra pubblico e privato, in particolare istituendo partenariati su vasta scala, anche a livello regionale, che coinvolgano tutti i portatori di interessi, in particolare le PMI che faticano ad avere accesso alle competenze, incoraggiati a mettere in comune capacità, risorse e finanziamenti a favore di azioni concrete di sviluppo delle competenze e riqualificazione, con impegni chiari che consentano alle persone di mantenere il proprio posto di lavoro, cambiarlo o trovare una nuova occupazione e di facilitare anche l’accesso alle informazioni sugli strumenti di finanziamento dell’UE per le competenze, offrendo uno sportello unico a livello dell’UE.
Specifica attenzione è rivolta alle competenze digitali (azione 6), ormai indispensabili per prendere parte a qualsiasi attività socio-economica e lavorativa in conseguenza della massiccia penetrazione delle tecnologie digitali in tutti gli ambiti. La Commissione si è prefissata un valore‐obiettivo specifico per l’aumento della percentuale di cittadini con competenze digitali almeno di base che consiste nel passare dal 56% del 2019 al 70% nel 2025. Dal punto di vista delle risorse indispensabili per conseguire gli obiettivi fissati dall’agenda, la Commissione ha stimato che siano necessari 48 miliardi di euro all’anno a carico dei settori pubblico e privato e ha indicato nove fondi dell’UE come possibili fonti di finanziamento per il periodo 2021‐2027 tra cui i principali sono il dispositivo per la ripresa e la resilienza, il Fondo sociale europeo Plus (FSE+) ed Erasmus.
Sempre nel 2020, a settembre, la Commissione ha proposto un nuovo piano d’azione per l’istruzione digitale per il periodo 2021‐2027 che mira a sostenere l’adeguamento sostenibile ed efficace dei sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri dell’UE all’era digitale. A tal fine, il piano d’azione definisce due settori prioritari: la promozione dello sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale e il miglioramento delle competenze e le abilità digitali per la trasformazione digitale. Il primo ruota intorno alla disponibilità di infrastrutture, connettività ed apparecchiature digitali, piattaforme sicure e rispettose della e-privacy, insegnanti e personale competenti sulle tecnologie digitali, mentre il secondo richiede, da un lato, lo sviluppo di capacità e competenze digitali di base sin dall’infanzia ed alfabetizzazione digitale e, dall’altro, mettere in atto azioni che consentano una buona conoscenza e comprensione delle tecnologie ad alta intensità di dati, l’acquisizione di competenze digitali avanzate e l’accesso delle donne alle carriere digitali. In particolare, il piano sostiene gli ambiziosi obiettivi dell’Agenda europea per le competenze, puntando a garantire che entro il 2025 il 70% delle persone di età compresa fra i 16 e 74 anni possieda almeno le competenze digitali di base e che entro il 2030 almeno l’80% della popolazione abbia le competenze digitali di base. In linea con tali princìpi guida, si propone un ventaglio di azioni come, ad esempio, il ricorso al programma Erasmus per sostenere i piani di trasformazione digitale degli istituti di istruzione e lo sviluppo di un certificato europeo delle competenze digitali (EDSC) riconosciuto e accettato dalle amministrazioni pubbliche, dai datori di lavoro e da altre parti interessate in tutta Europa.
L’assoluta centralità assunta dalle competenze ha trovato piena esplicazione anche nella Comunicazione “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale” del 9 marzo 2021 nella quale la Commissione europea ha presentato una visione e prospettive per la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030 proponendo una bussola digitale che si sviluppa intorno a quattro punti cardinali. Uno dei quali è rappresentato proprio dalle competenze (insieme a infrastrutture, imprese e servizi pubblici) rispetto a cui il livello di ambizione proposto per il 2030 è che l’80% di tutti gli adulti possieda competenze digitali di base e ci siano almeno 20 milioni di specialisti ICT impiegati nell’UE, con convergenza tra uomini e donne.
CONCLUSIONI
I risultati dell’indagine annuale del Patto per le competenze 2022 dimostrano che lo strumento del partenariato pubblico-privato è efficace e funziona. Riunire l’industria, le parti sociali, gli erogatori di istruzione e formazione professionale, le autorità pubbliche, i servizi per l’impiego e altri soggetti in diversi settori, sta consentendo di promuovere un approccio collettivo per affrontare le sfide e le carenze nello sviluppo delle competenze di cui l’UE, chiamata a guidare le transizioni gemelle e la rapida evoluzione che sta vivendo il mondo del lavoro, ha disperatamente bisogno per non perdere competitività e possibilmente rafforzarla. I partenariati per le competenze nell’ambito del patto si sono dimostrati efficaci nel rispondere al fabbisogno di competenze settoriali e hanno avuto un impatto positivo sul miglioramento delle competenze dei lavoratori a dimostrazione di come uno sforzo collettivo rappresenti, forse, l’unica possibilità di accelerare il processo di acquisizione delle competenze, soprattutto quelle digitali, ormai indispensabili non solo per assicurare il diritto al lavoro, ma, più in generale, per garantire a tutti l’effettiva possibilità di essere partecipi delle dinamiche socio-economiche.