Innovazione energetica, I-Com: “Italia indietro sui brevetti. Aumentano le start-up. La neutralità climatica al 2050 potrà essere raggiunta solo se non si lascia indietro nessuno”
- Presentata la quindicesima edizione del rapporto annuale sull’innovazione energetica realizzato dall’Istituto per la Competitività (I‐Com)
- Nel 2021 i brevetti rilasciati a livello mondiale sono stati 1,8 milioni, in crescita dell’8,2% rispetto all’anno precedente. La Cina continua ad essere la protagonista assoluta, mentre perdono terreno gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud
- L’Italia, in calo del 10%, continua ad avere una posizione marginale: detiene l’1,3% dei brevetti a livello globale, lo 0,6% nel settore energetico e lo 0,6% nel campo dell’elettrico
- Boom del mercato dell’accumulo domestico: nel 2022 anche per la spinta del Superbonus 110% le installazioni sono aumentate del 333%
- La penetrazione delle vetture elettriche e ibride plug-in, nonostante l’aumento del numero dei modelli offerti e gli incentivi, è ancora inferiore all’1% del parco circolante, da qui la necessità di puntare anche sui biocarburanti
- A fine 2022 si contano 14.200 nuove start-up, con un tasso di crescita del 177,3% rispetto al 2015. Quelle specializzate in attività energetiche sono poco più di 1.900, il 13,7% del totale. Un’impresa innovativa su due (50,9%) ha sede al Nord
Roma, 6 luglio 2023 – Non c’è transizione senza innovazione, soprattutto in campo energetico, dove per assicurare gli obiettivi di decarbonizzazione sono di certo necessari investimenti in nuove tecnologie. Nel 2021 i brevetti rilasciati a livello mondiale sono stati circa 1,8 milioni, in aumento dell’8,2% sull’anno precedente. La Cina continua ad essere la protagonista assoluta (639 mila brevetti, +31,8%), mentre perdono terreno gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud. Registrano valori in flessione tutti i Paesi europei, in particolare l’Italia, che rileva una contrazione del 10% rispetto al 2020, il dato peggiore nel campione preso in esame. In ambito energetico sono stati rilasciati poco più di 110.000 brevetti, in crescita dell’1,1%. Anche in questo settore, il dragone asiatico rafforza la propria leadership con 38.000 unità e un +18%. La Penisola continua ad avere una posizione marginale: ha detenuto solo l’1,3% dei brevetti rilasciati a livello globale, lo 0,6% nel complessivo settore energetico e lo 0,6% nel campo dell’elettrico.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto annuale sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività (I‐Com) presieduto dall’economista Stefano da Empoli. Lo studio – dal titolo “L’innovazione energetica bussola del cambiamento” – è stato presentato oggi a Roma presso la Coffee House di Palazzo Colonna nel corso di un convegno pubblico al quale hanno preso parte più di 60 relatori tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica, del mondo imprenditoriale e associativo. Il rapporto, giunto alla quindicesima edizione, è stato curato dal direttore Area Sostenibilità I-Com Antonio Sileo, sviluppato in partnership con a2a, Acquirente Unico, Assogasmetano, Elettricità Futura, Enel, Eni, Gruppo Hera, Federchimica-Assogasliquidi, Proxigas, RWE, Terna, Unem, Utilitalia e in media partnership con QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno.
In ambito elettrico, l’attività innovativa a livello globale si conferma concentrata prevalentemente sull’accumulo, che risulta essere la tecnologia più fiorente in termini di invenzione con 49.470 unità di brevetti concessi. Seguono il solare fotovoltaico (15.436 unità di brevetti) e l’eolico (9.886 unità di brevetti). Dal punto di vista geografico, è ancora la Cina a dominare sulle tecnologie elettriche, occupando la prima posizione in 9 su 13 tecnologie considerate. Nel 2021, l’Italia ha depositato solo 286 brevetti.
Sul fronte dei brevetti per l’elettrificazione dei trasporti, con circa 14.000 unità nel 2021 e un’incidenza del 48,3%, l’accumulo energetico è nuovamente la tecnologia a cui è riconducibile la maggior parte delle attività a livello globale. Negli anni 2015-2021, solo la brevettazione di veicoli ibridi è rallentata, mentre si riscontrano tassi di crescita positivi per l’area delle stazioni di ricarica (+73,5%), i veicoli elettrici (+57,8%) e le tecnologie a idrogeno (+27,1%), che tuttavia assume ancora una posizione marginale, con un’incidenza del 5,2% sul totale. Primeggia la Cina con 4.123 brevetti depositati (+570,4% rispetto al 2015), spodestando il Giappone, in calo del 55% sul 2015. Seguono la Corea del Sud (3.458 brevetti), gli Stati Uniti (2.866 brevetti) e la Germania (2.208 brevetti), unico Paese europeo che riesce ad avvicinarsi ai primi quattro dominanti. L’Italia ha depositato soltanto 94 brevetti, contro i 111 del 2015.
Se sui brevetti il nostro Paese stenta a decollare, diversa è la situazione nel mercato dell’accumulo di energia domestico, che ha preso sempre più piede in tutto il mondo per la concomitanza di più fattori favorevoli, in particolare: il calo dei prezzi, l’abbinamento al fotovoltaico di piccola taglia e non ultimo gli incentivi. Il fenomeno è abbastanza diffuso in Europa, ma sono tre i principali Paesi attivi nel settore: la Germania, da sempre leader negli investimenti tecnologici energetici grazie a una eccellente industria nazionale e a un’elevata capacità di spesa della domanda retail; l’Italia, che ha potuto sfruttare la spinta del Superbonus 110% passando da una media di installazioni di 3.000 unità/mese nel 2021 a 13.000 unità/mese nel 2022 (+333%); l’Austria, anch’essa molto attenta alla sicurezza energetica. Le previsioni nei prossimi anni non sembrano mostrare incertezza sulla continuità di crescita del comparto in tutto il continente, sulla spinta del forte impulso profuso dall’UE attraverso il PNRR, il Fit for 55 e il RepowerEU, tutti provvedimenti volti sia al raggiungimento della transizione energetica sia a una più avanzata indipendenza energetica.
“L’innovazione è il motore trainante del progresso umano e dello sviluppo sociale, alimenta la crescita economica e può migliorare la qualità della vita delle persone. Oggi, come mai prima d’ora, l’innovazione è chiamata a offrire soluzioni più efficienti ed efficaci per contenere i nostri impatti sull’ambiente”, ha osservato Sileo. “Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 occorrerà uno sforzo titanico, che però non dovrà lasciare indietro nessuno”.
Il rapporto si è occupato anche degli effetti delle norme comunitarie in materia di emissioni di CO2 sul mercato automobilistico e se sia effettivamente possibile conseguire l’obiettivo di neutralità climatica attraverso la mera sostituzione del parco esistente con auto a emissioni zero allo scarico. Dall’analisi dei dati riguardanti il periodo 2016-2022 emerge come le case costruttrici abbiano adeguato i modelli offerti nell’Unione ai regolamenti del 2009 e del 2019 con una crescente presenza nei listini di modelli super elettrificati, elettrici puri e plug-in. Ai mutamenti dell’offerta, tuttavia, non sono corrisposte altrettante variazioni sul lato della domanda: le vetture “con la spina” continuano ad essere poco acquistate. In Italia, nel 2022, meno del 4% degli acquirenti di auto nuove ha optato per una elettrica pura, solo il 5% per una plug-in. Nonostante i tanti incentivi, a fine 2022 la penetrazione di questa tipologia di veicoli nel totale di automobili circolanti è ancora inferiore all’1%, con le sole elettriche a meno dello 0,4%. Questo mentre il parco circolante italiano superava di slancio i 40 milioni di unità circolanti, di cui oltre 10 milioni con più di 20 anni. Parco che è secondo solo a quello tedesco, tanto che un sesto delle auto circolanti nell’Unione ha targa tricolore. Un dato troppo sottovalutato nel dibattito, che invece spiega chiaramente come la decarbonizzazione dei trasporti stradali europei non può prescindere da quelli italiani. Al pari della necessità di puntare anche sui biocaburanti (liquidi e gassosi).
Una fonte rinnovabile con notevoli potenzialità nel percorso di decarbonizzazione e diversificazione è proprio il biometano, la cui produzione complessiva ottenibile dalla conversione degli impianti agricoli a biogas esistenti in Italia potrebbe essere pari nel 2026 a circa 800 milioni di metri cubi annui. Tale quantità, pur essendo superiore all’obiettivo di breve periodo di 600 milioni, rappresenterebbe solo un terzo di quello complessivo di 2,5 miliardi metri cubi. Questo significa che il grosso della produzione dovrebbe provenire da impianti di nuova realizzazione, quindi da un ripensamento della politica di incentivazione.
Ruolo importante anche per l’eolico off-shore. Anche in ragione dell’obiettivo europeo di disporre entro il 2030 di una capacità installata di almeno 60 GW di energia eolica off-shore in modo da raggiungere 300 GW entro il 2050. Il traguardo è certamente ambizioso e richiede lo sfruttamento di tutti i bacini marittimi: non solo, quindi, i mari del Nord, dove si è finora concentrata la maggior parte degli investimenti, ma anche nel mar Mediterraneo, all’interno del quale, nello scenario più di maggior diffusione si stima possano essere raggiunti 13,3 GW di capacità eolica nel 2030 e 76 GW nel 2050. Preoccupano, tuttavia, soprattutto in Italia, gli iter autorizzativi che sempre più spesso ostacolano, se non addirittura impediscono, la realizzazione dei progetti.
Se si guarda all’innovazione sul territorio, invece, è interessante vedere come le start-up della Penisola abbiano manifestato capacità di resilienza e di adattamento agli sconvolgimenti prima dovuti alla pandemia e poi alla guerra in Ucraina. A fine 2022 si contano circa 14.200 nuove imprese innovative, con un tasso di crescita del 177,3% rispetto al 2015. Quelle specializzate in attività energetiche, tuttavia, sono poco più di 1.900, ovvero il 13,7% del totale, mentre a fine aprile 2023, il numero di queste è cresciuto modestamente raggiungendo quota 2.031 attività registrate. Permane, però, un’intensa disomogeneità nella distribuzione sul territorio. Più di una start-up su due (50,9%) ha sede al Nord, il 27% invece si trova nel Sud mentre il Centro si attesta al 22,2%. Dal punto di vista della distribuzione regionale, le start-up innovative nel complesso si concentrano in Lombardia (3.755 aziende), nel Lazio (1.798) e in Campania (1.408).