Il paper è stato realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito del progetto Futur#Lab, promosso da I-Com e WINDTRE, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e INWIT.
L’Italia ha avviato, a partire dal 2018 ma con maggior slancio a partire dal 2020, un processo di semplificazione delle procedure di autorizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione al fine di agevolare lo spiegamento delle reti, centrare gli obiettivi fissati dal PNRR e dai Piani Italia 1Giga e Italia 5G e recuperare un ruolo da protagonista a livello europeo.
Ad oltre un anno di distanza dalla precedente rilevazione, I-Com ha condotto una nuova analisi dell’effetto degli interventi di semplificazione attuati dal Governo mediante somministrazione ad alcune delle principali aziende dei settori delle telecomunicazioni, (oltre ad energia e trasporti) un questionario finalizzato, da un lato, a verificare eventuali evoluzioni rispetto a quanto emerso nel 2022 e, dall’altro, ad estendere l’analisi ad altri settori adiacenti interessati dalla realizzazione di opere, quali i trasporti e il comparto energetico. La sensazione generale che emerge dalle interviste condotte è duplice: da un lato, un relativo miglioramento rispetto al 2022, con alcune pratiche che sembrano cominciare ad ingranare e, dall’altro, la persistenza di alcune criticità ancora irrisolte e di margini di miglioramento, non tanto rispetto alla formulazione delle norme, quanto, piuttosto, riguardo alla loro applicazione e armonizzazione con quelle più territoriali da parte delle varie amministrazioni locali a vario titolo coinvolte nelle procedure di autorizzazione.
Le ricerche sul web relative al 5G correlate ad un sentimento di paura, al di là del secondo trimestre 2020, mostrano un andamento fortemente decrescente e si attestano su numeri marginali. Prova ne è il fatto che in Italia passino dal 13% del totale nel 2020 al 2,8% del 2022, anno nel quale si sono registrate solo 144,5 ricerche di questo tipo ogni 100.000 abitanti.
L’Italia è al 19mo posto nel ranking dei Paesi europei più sostenibili (Sustainable Development Solutions Network) nel Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile in Europa 2022 con un punteggio di 70,6 su 100, registrando un miglioramento rispetto al 2021 sia in termini di posizione (23mo) che di punteggio (68 su 100), confermando il significativo fatto che, dal 2015 ad oggi, l’Italia aumenta costantemente il proprio punteggio.
Per gli anni 2021 e 2022, l’Italia ha raggiunto tutti i 151 obiettivi stabiliti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (51 nel 2021 e 100 nel 2022) e ha ricevuto i relativi finanziamenti europei per un totale di 66,9 miliardi di euro, pari a circa il 34,9% dell’intero piano.
Un recente sondaggio del Centro Studi Tagliacarne evidenzia un incremento della produttività del 12% quando le imprese manifatturiere investono solo nelle tecnologie digitali e dell’8% quando investono solo nel green, mentre giunge al 14% quando si punta alla duplice transizione e arriva al 17% quando è combinata agli investimenti in formazione del capitale umano.
Relativamente all’erogazione di servizi pubblici digitali da parte degli enti locali italiani, i dati dell’Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo realizzata da FPA evidenziano un andamento positivo della fruibilità dei servizi erogati in rete. Nel 2023, l’86% dei Comuni capoluogo presenta un livello di maturità dei servizi digitali almeno medio-alto, mentre solo il 2% si posiziona nel livello di maturità più basso. Si riduce, inoltre, il divario tra le aree settentrionali e meridionali.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’AgID sugli appalti innovativi, dal 2012 al 2022 sono state individuate 112 “sfide innovative”, per un totale di oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro. Le procedure innovative sono state utilizzate soprattutto nei settori della Salute, alimentazione e qualità della vita (38%), dell’Agenda digitale, Smart Communities e Sistemi di mobilità intelligente (27%), dell’Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente (21%).
A livello europeo, nell’ultimo rapporto dell’ottobre 2022, lo European 5G Observatory ha censito 73 implementazioni di reti private mobili aziendali dislocate in 19 Stati Membri UE. Dal punto di vista settoriale, dall’analisi dei dati emerge una netta prevalenza dell’industria con 40 esperienze di utilizzo.
Il Governo intende aggiornare il piano Transizione 4.0 in Transizione 5.0, tentando di creare un link tra la transizione digitale e quella green, così da poter utilizzare i fondi del RePowerEU. Una simile riforma sarebbe auspicabile in tempi brevi, come anche suggerito dall’OCSE, che, nel suo ultimo Economic Outlook (giugno 2023), ha rilevato ritardi diffusi sulle spese dei piani del PNRR, evidenziando esplicitamente la necessità di progetti di spesa su infrastrutture che possano facilitare la transizione digitale insieme a quella verde.