Parlando di performance nell’ambito dell’assistenza sanitaria e sociale, non sembra ridursi il divario tra le regioni del Nord e del Sud del nostro Paese. E non solo: tutte le regioni sono ancora lontane dal raggiungere i migliori risultati potenziali. È quanto emerge dall’XI edizione del rapporto “Le Performance Regionali” del Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità, pubblicata lo scorso 21 giugno, che come ogni anno restituisce un quadro multidimensionale del sistema socio-sanitario, con un esito della valutazione che rappresenta il combinato disposto di indicatori relativi ai servizi erogati dal settore pubblico e privato, nonché delle attitudini dei cittadini, sia in termini di scelta di ricorrere a particolari tipologie di consumi privati, sia in termini di adozione di stili di vita sani. I risultati dell’indice di performance elaborato dai ricercatori di CREA forniscono una valutazione del grado di tutela socio-sanitaria offerto ai cittadini residenti nelle diverse regioni del nostro paese a partire da sei dimensioni predeterminate di valutazione, all’interno delle quali sono selezionati diversi indicatori sono: Appropriatezza, Economico-Finanziaria, Equità, Esiti, Innovazione, e Sociale.
Nel complesso, l’analisi rivela non solo che in tema di tutela socio-sanitaria offerta ai cittadini le regioni sono ancora distanti da una performance ottimale, ma che esiste e permane un divario di ranking rilevante tra la prima e l’ultima regione per valore dell’indice. Quasi un terzo delle regioni non raggiunge un risultato pari al 30% del massimo ottenibile e negli anni non si notano cambiamenti nella composizione tra il gruppo delle regioni che più si avvicinano al miglior risultato ottenibile (area di eccellenza) e quello delle regioni che permangono nell’area definita come intermedia e critica. Le regioni nell’area critica sono tutte meridionali, avvalorando ancora una volta la tesi di un permanente divario nella capacità di offrire ai cittadini una adeguata tutela sociale e sanitaria tra il nord e il sud d’Italia. Il risultato migliore lo ottiene il Veneto, il peggiore la Calabria. D’altro canto, sempre di recente, anche l’Istat nell’edizione 2023 della pubblicazione “Noi Italia”, edita nel mese di giugno, riporta disuguaglianze geografiche in tema di sanità. Per i posti letto ospedalieri, ad esempio, nel 2020 si osserva un ampio divario tra le aree geografiche del Paese: il Mezzogiorno presenta valori al di sotto della media nazionale (2,8 per mille abitanti) e il valore più basso si registra in Campania e Calabria, mentre il valore più alto si osserva in Valle d’Aosta. Inoltre, nel 2021 l’indice di attrazione continua ad essere superiore a 1 in molte Regioni del Centro-Nord (per effetto di una mobilità in entrata, maggiore di quella in uscita).
Nel quadro attuale in cui si punta sul territorio e sulla domiciliarità per riformare l’assistenza sanitaria, come voluto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Decreto di riordino dell’assistenza territoriale, e alla luce dei risultati dell’indice elaborato, il panel di esperti di cui CREA si avvale per la costruzione e il continuo monitoraggio dell’indice di performance ha elaborato diversi suggerimenti. Tra questi è emersa la necessità di integrare il sistema di valutazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con indicatori di esiti di salute, di disabilità, e relativi allo stato nutrizionale e salute mentale, insieme a indicatori sulla rete di emergenza urgenza territoriale e sul grado di integrazione socio – sanitaria. A fronte di una costanza dei risultati nel Nuovo Sistema di Garanzia per il monitoraggio dei LEA (di cui abbiamo già parlato qui), che non rivela insufficienze o particolari problemi nella maggior parte delle regioni italiane, i cittadini continuano invece a riportare importanti limiti e criticità nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie e sociali e nell’equità dell’accesso.
Quest’ultimo scollamento è già di per sé indice dell’esigenza di aggiornare il sistema con indicatori capaci di cogliere meglio le dimensioni di inefficacia ed inefficienza del sistema. Inoltre, è interessante leggere i risultati del consensus Delphi a cui sono stati chiamati a partecipare i componenti del panel di esperti per la selezione delle aree di valutazione di performance delle regioni. Per ognuna delle 19 aree proposte da CREA Sanità ogni esperto ha dato il proprio grado di accordo o disaccordo. Le prime cinque aree nel ranking delle aree di valutazione proposte per quota di votanti (maggiore di 88%) che hanno assegnato un punteggio elevato (compreso tra 7 e 10) sono assistenza extra – ospedaliera, equità nell’accesso alle cure, livello di integrazione socio sanitaria, e comunicazione tra professionisti e tra professionisti e pazienti, e sistemi di prevenzione (stili di vita, screening, vaccinazione, etc.). Più basse in classifica restano aree tipicamente meno considerate come correlate con il benessere della popolazione: si tratta della qualità dell’ambiente e dell’adeguamento delle infrastrutture urbane. Nonostante non siano tra le prime cinque in classifica, tuttavia, assumono un’importanza crescente soprattutto tra gli utenti e tra le istituzioni sociali. Meno considerate risultano invece dall’industria medicale e dalle professioni sanitarie. Questo ci spinge a sottolineare come ancora sia necessario divulgare presso tutti i portatori di interesse l’urgenza di un approccio olistico alla salute, che passi anche per la valutazione di aree di intervento pubblico non direttamente ascrivibili all’erogazione dell’assistenza sociale e/o sanitaria.