All’invecchiamento della popolazione sono legate una serie di sfide che richiedono attenzione e risposte adeguate da parte della società e delle istituzioni. Queste vanno dalla sostenibilità del sistema previdenziale e sanitario alla solitudine e isolamento sociale, alla sicurezza finanziaria, all’adeguatezza delle soluzioni abitative. Per l’Italia l’aumento della popolazione anziana rappresenta un tema di crescente preoccupazione: siamo il secondo paese più vecchio al mondo, dopo il Giappone. Questo comporta un ribaltamento dei modelli demografici che porta ad un conseguente capovolgimento dei modelli sociali.
L’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha recentemente pubblicato un rapporto che fornisce un’analisi dettagliata della popolazione anziana nelle città metropolitane italiane. Lo studio rivela dati fondamentali sullo stato attuale e sulle tendenze future riguardanti gli anziani che vivono in contesti urbani. Monitorare l’invecchiamento della popolazione e le condizioni degli anziani nelle città metropolitane è cruciale per diverse ragioni. In primo luogo, poiché le città sono i principali centri di vita e servizi, è essenziale adattare le infrastrutture e i servizi per soddisfare le esigenze degli anziani, garantendo loro accesso a cure mediche, trasporti, alloggi adeguati e opportunità sociali. In secondo luogo, comprendere l’invecchiamento della popolazione nelle città aiuta a identificare sfide sociali ed economiche, a supporto di una pianificazione strategica nel lungo termine. Agire per una popolazione anziana sana e coinvolta nelle attività della società può inoltre essere un importante volano culturale ed economico ed evidenzia l’importanza di creare contesti urbani inclusivi per tutte le fasce d’età.
Uno dei dati chiave emersi dal rapporto è che gli anziani residenti nelle città metropolitane costituiscono il 35% del totale. Questi anziani sono distribuiti in modo predominante nei contesti urbanizzati, con il 45% che vive nei comuni capoluogo, mentre quasi un terzo è distribuito tra la prima e la seconda cintura urbana, e il rimanente 24% si trova nella corona esterna dell’area metropolitana. L’analisi ha evidenziato differenze significative nelle fasce d’età degli anziani nelle città metropolitane. Circa una persona su quattro tra i residenti ha almeno 65 anni, con incidenze più elevate nelle città metropolitane del Nord e minori in quelle del Sud. Fra i comuni capoluogo, Genova presenta la quota più alta di anziani (28,8%), mentre Napoli la più bassa (quasi il 22%). Nelle città metropolitane del Centro-Nord, si osserva invece una prevalenza degli over 75 tra gli anziani residenti, ancora una volta con il primato della città metropolitana di Genova al 55,8%. Al contrario, al Sud si registra una maggiore prevalenza della fascia “giovane” degli anziani e cioè quella compresa tra i 65 e i 74 anni. Negli ultimi trent’anni, inoltre, il numero di centenari nei territori metropolitani è quintuplicato, passando da 3,4 a 15,2 per diecimila anziani. Il rapporto rivela poi un significativo divario di genere nella popolazione anziana. Nelle 14 città metropolitane vivono 77 uomini anziani ogni 100 donne della stessa fascia d’età, con lo squilibrio di genere più elevato nelle città metropolitane di Genova e Milano.
Lo squilibrio nella struttura per età della popolazione nelle città metropolitane è confermato anche dal numero di anziani per bambino e dall’indice di dipendenza degli anziani. Il primo, che rappresenta il rapporto tra la popolazione anziana e i bambini con meno di sei anni, è raddoppiato nell’arco dell’ultimo trentennio nei contesti urbani, attestandosi attualmente a poco più di cinque anziani per bambino. Allo stesso tempo l’indice di dipendenza degli anziani, che misura il carico previdenziale e assistenziale sulla popolazione economicamente attiva nonché principale punto di discussione nella valutazione della sostenibilità del sistema Paese, è passato nell’insieme delle città metropolitane dal 21,1% nel 1993 al 36,7% nel 2023. Questo significa che ora vi è più di un anziano ogni tre persone di 15-64 anni. La media italiana, del 38%, è oggi tra le più alte in Europa. Le città metropolitane con il maggior carico sociale in termini di dipendenza degli anziani sono Genova e Firenze, con valori rispettivamente del 48,4% e 41,8%, mentre il carico minore si registra a Napoli, con un 29,9%. La struttura per età evidenzia che il peso sociale è più alto nel complesso dei comuni capoluogo (38,2%) e più basso nelle seconde cinture urbane (33,8%).
Questi indicatori mettono in luce la sfida demografica che le città metropolitane italiane stanno affrontando, con una crescente popolazione anziana e una maggiore dipendenza degli anziani dal sistema di assistenza e previdenza. Questi dati sono cruciali per la pianificazione futura e la ricerca di soluzioni sostenibili per garantire una buona qualità di vita a tutte le generazioni. La stratificazione della popolazione deve guidare le scelte di politica pubblica in modo molto diretto, ed è il Governo del nostro Paese a dover prendere in carico queste evidenze per attuare politiche adatte a contenere i rischi nel lungo periodo. Una popolazione che invecchia, infatti, non è solo un dato positivo legato al miglioramento dell’aspettativa di vita. Se unito alla denatalità che da più di venti anni caratterizza l’Italia pone dei rischi enormi in capo alla sostenibilità sociale ed economica della Penisola.
Politiche attive per la natalità e la famiglia unite a politiche per la salute e l’invecchiamento attivo (non solo di stampo sanitario) che possano poggiare su risorse adeguate non sono più procrastinabili. In questo contesto, proprio i comuni e le città metropolitane possono intanto fare molto, agendo in modo capillare proprio in virtù della migliore conoscenza della popolazione del proprio territorio e della tautologica vicinanza ad essa.