Nello scenario NetZero dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’efficienza energetica contribuisce per il 40% alla riduzione delle emissioni a livello globale entro il 2040. Migliorarla significa mettere meglio a frutto le risorse disponibili, riducendo al contempo i consumi e i costi. Una via che non solo contribuisce a ridurre l’impatto ambientale, ma promuove anche la competitività e la sicurezza. L’efficienza, dunque, riveste un ruolo cruciale nella strategia di decarbonizzazione dell’Unione Europea e, in quest’ambito, rappresenta la pietra angolare che consentirà all’UE di perseguire i propri ambizioni obiettivi e di diventare leader nella lotta al cambiamento climatico. Come ciò vada implementato è materia di una normativa ancora in evoluzione.

La nuova direttiva sull’efficienza energetica 2023/1791/EU, adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio all’inizio di quest’anno, è stata pubblicata oggi sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE ed è entrata in vigore il 10 ottobre. La EEDIII segna la fase finale di un processo legislativo iniziato con la proposta della Commissione nel luglio 2021, nell’ambito del pacchetto Fit for 55, di una revisione della EEDII del 2018, integrata poi da un’ulteriore proposta contestualmente al REPowerEU, nel maggio 2022. La nuova direttiva introduce una serie di misure per accelerare sul piano dell’efficienza energetica, dando nuovo vigore all’applicazione del principio energy efficiency first nelle politiche comunitarie.

Con la EEDIII viene fissato l’obiettivo di ridurre il consumo finale di energia dell’UE dell’11,7% entro il 2030 (rispetto allo scenario di riferimento del 2020). Ciò implica la ridefinizione, da parte di ciascuno Stato membro, dello specifico contributo nazionale. A livello di Unione, la direttiva prevede un aumento dei risparmi energetici annuali in scaglioni progressivi: dallo 0,8% attuale all’1,3% (2024-2025), poi all’1,5% (2026-2027) e all’1,9% dal 2028 in poi. Si tratta di una media dell’1,49% di nuovi risparmi annuali per il periodo 2024-2030.

Obiettivi di riduzione dei consumi di energia primaria nell’Unione Europea

Fonte: Commissione Europea, Eurostat

La direttiva prende nuovamente atto di come la partita dell’efficienza passi anche attraverso la riqualificazione del parco immobiliare europeo. Secondo i dati della Commissione Europea, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo totale di energia in Europa e del 36% delle emissioni di gas serra legate all’energia; l’80% del consumo energetico totale dei cittadini europei nell’arco della loro vita è costituito dalla somma dei consumi in riscaldamento e raffreddamento degli ambienti e dell’acqua. Il dato è aggravato dal fatto che il patrimonio edilizio europeo è piuttosto vecchio: circa il 35% degli edifici ha più di 50 anni e circa il 75% è considerato inefficiente dal punto di vista energetico.

L’attuale tasso di ristrutturazione degli edifici non è sufficiente a garantire il raggiungimento degli obiettivi di efficienza del settore residenziale. Ogni anno, in media, viene rinnovato solo l’1% del patrimonio edilizio e la ristrutturazione non sempre comporta un avanzamento decisivo in termini di efficienza energetica. Per accelerare su questo fronte, la direttiva Energy Performance of Buildings (2018/844/EU) ha introdotto il concetto di “edifici a energia quasi zero” (nZEB nell’acronimo inglese), uno standard da definire a livello nazionale. Alla disciplina nZEB si accompagnano importanti obblighi: i nuovi edifici privati sono tenuti a rispettare gli standard nZEB dal 2021, mentre per i nuovi edifici pubblici l’obbligo è entrato in vigore già nel 2019. A seguito di questo stato delle cose, le istituzioni europee hanno ritenuto necessario continuare ad insistere sul fronte delle riqualificazioni edilizie anche con la EEDIII, alzando l’obbligo di ristrutturazione degli edifici per tutti i livelli della pubblica amministrazione al 3% annuo. Il principio guida è quello che sia l’edilizia pubblica ad assumere un ruolo propulsivo nelle riqualificazioni. A riconferma della centralità del comparto pubblico nelle traiettorie di decarbonizzazione, la EEDIII fissa per questo una riduzione del consumo energetico annuale pari all’1,9%.

Nell’accelerare sulla via dell’efficienza resta fermo l’obbligo per gli Stati membri di dare priorità ai clienti vulnerabili nell’ambito delle misure di risparmio energetico, anche agendo sugli alloggi sociali. Un indirizzo di questo tipo risulta ancora più significativo alla luce degli effetti che la crisi dei prezzi dell’energia ha avuto sui consumatori. L’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) afferma che nel 2021 la percentuale di famiglie in stato di povertà energetica in Italia ha raggiunto l’8,5% della popolazione nazionale, riportando un aumento di mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente. Il tema della povertà energetica rischia di mettere a dura prova le strategie di efficientamento. Infatti, nelle famiglie affette da povertà energetica, la spesa per i servizi energetici costituisce una voce relativamente più importante che nel resto della popolazione, senza che esse possano permettersi gli investimenti necessari per ridurre i consumi, e di conseguenza la spesa, ad esempio acquistando apparecchi più efficienti o riqualificando gli impianti domestici.

Un altro cardine della EEDIII è il miglioramento progressivo della qualità – riducendo la quantità – del consumo energetico nella fornitura di riscaldamento o refrigerazione, anche facendo ricorso al teleriscaldamento. Come spiega l’Agenzia Internazionale per l’Energia, quest’ultimo offre un grande potenziale per l’integrazione efficiente, economica e flessibile su larga scala di fonti di energia pulita nel mix energetico termico. Un potenziale, tuttavia, ancora in gran parte inutilizzato poiché i combustibili fossili continuano a dominare le forniture delle reti di riscaldamento a livello globale. L’allineamento con lo Scenario Net Zero richiede sforzi significativamente maggiori per passare alle fonti energetiche rinnovabili (come bioenergia, solare termico, geotermia) anche nei consumi termici.

In conclusione, la nuova Direttiva sull’Efficienza Energetica dell’Unione Europea rappresenta un passo avanti verso l’attuazione di una strategia di decarbonizzazione armoniosa. L’efficienza energetica si conferma come un motore fondamentale per una transizione socialmente sostenibile, contribuendo non solo a mitigare i cambiamenti climatici ma anche a migliorare la qualità della vita dei cittadini europei. La direttiva, imponendo obiettivi più stringenti, incentiva la riqualificazione degli edifici e promuove il teleriscaldamento sostenibile, rafforzando l’impegno dell’Unione Europea verso il 2050. La sua attuazione richiederà un impegno davvero collettivo e diffuso sia tra gli Stati membri che al loro interno: il coinvolgimento di tutto il tessuto sociale sarà cruciale per la penetrazione di pratiche energetiche più efficienti e sostenibili.