Digitale, I-Com: “Cresce l’interesse per l’intelligenza artificiale: boom di ricerche online in Stati Uniti, Francia e Italia. La Penisola passa dalla ventesima alla sedicesima posizione in Europa grazie allo sviluppo del 5G”
- Presentato oggi il rapporto annuale dell’Istituto per la Competitività (I‐Com) su reti e servizi di nuova generazione.
- Secondo l’analisi realizzata da Bytek e I-Com, tra il terzo e il quarto trimestre 2022 il numero di ricerche effettuate in rete sull’IA ha subito una vera e propria impennata.
- Parametrando i dati alla popolazione, nel primo semestre del 2023 ad aprire la classifica sono gli USA, con oltre 60 mila ricerche ogni 100.000 abitanti, seguiti da Francia e Italia, con rispettivamente 51.506 e 33.950.
- In Italia, Spagna, Francia e Germania la maggioranza delle ricerche relative alle opportunità dell’IA riguarda le possibilità di impiego. Solo negli USA si concentrano sulle opportunità di investimento nel settore. Nella Penisola il 34% delle ricerche relative alla paura dell’IA riguarda il rischio di perdere il posto di lavoro a causa dell’avvento delle nuove tecnologie.
- Il mercato mondiale dell’intelligenza artificiale toccherà i $241,80 miliardi entro la fine del 2023 e crescerà ad un tasso di crescita annuale del 17,3%, raggiungendo un volume di mercato di $738,80 miliardi entro il 2030. Gli Stati Uniti coprono il 36% del mercato IA, seguiti da Cina (12%), Germania (4%) e Regno Unito (4%). L’Italia non va oltre il 2%, posizionandosi comunque all’ottavo posto a pari merito con l’Australia.
- L’Italia, grazie all’incremento della copertura 5G, passa dalla ventesima alla sedicesima posizione nell’indice I-Com che misura lo sviluppo del digitale in Europa. La Danimarca in testa alla graduatoria complessiva insieme a Paesi Bassi e Spagna.
Roma, 27 ottobre 2023 – Tutti pazzi per l’intelligenza artificiale. Il numero totale di ricerche effettuate in rete sull’IA ha subito una vera e propria impennata tra il terzo e il quarto trimestre 2022, periodo che ha coinciso con il lancio di ChatGPT. Gli Stati Uniti guidano la classifica con il maggior numero di ricerche in termini assoluti. Parametrando le ricerche totali sull’IA rispetto alla popolazione, nel primo semestre 2023 gli Stati Uniti continuano a rappresentare la nazione in cui si è registrato il maggior interesse generale verso l’argomento, con oltre 60 mila ricerche ogni 100.000 abitanti. Seguono la Francia e l’Italia con rispettivamente 51.506 e 33.950 ricerche pro-capite effettuate.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto dal titolo “Il digitale che vogliamo. Le sfide del sistema Paese tra politiche UE e nuove frontiere tecnologiche” realizzato dall’Istituto per la competitività (I-Com), think tank guidato dall’economista Stefano da Empoli con base a Roma e Bruxelles, nell’ambito dell’Osservatorio annuale sulle reti e i servizi di nuova generazione. Lo studio, giunto alla XV edizione e curato dallo stesso da Empoli insieme alla vicepresidente I-Com Silvia Compagnucci e al direttore Area Digitale I-Com Domenico Salerno, è stato presentato oggi a Roma presso la Coffee House di Palazzo Colonna nel corso di un convegno pubblico a cui hanno preso parte oltre trenta relatori tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo delle imprese. L’Osservatorio è stato promosso in collaborazione con Eolo, Google, Iliad, Inwit, Open Fiber, Opnet, Qualcomm e WINDTRE.
In particolare, l’indagine condotta da ByTek e I-Com prende in considerazione cinque Paesi (Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Spagna) con l’obiettivo di comprendere quanto sia centrale il tema dell’intelligenza artificiale soprattutto in un momento storico, come quello attuale, molto particolare, in cui il lancio di ChatGPT di Open AI e poi quello di Google Bard hanno acceso i riflettori su questa nuova frontiera tecnologica e influenzato la percezione degli individui. L’analisi, basata su dati raccolti in rete da Bytek, valuta la dinamica del volume delle ricerche effettuate sul motore di ricerca di Google in termini di argomenti relativi all’IA.
Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda la formazione. In tutti i Paesi analizzati si nota a partire dal secondo trimestre 2022 un incremento delle ricerche online relative a corsi di formazione di vario tipo (inclusi quelli universitari) sull’IA. Anche in questo caso, gli Stati Uniti guidano la graduatoria. Tuttavia, in termini relativi, anche la Francia mostra particolare interesse nei confronti della formazione in IA con 7 ricerche online ogni 100.000 abitanti collocati nella fascia d’età lavorativa. Ciò è sicuramente correlato alle opportunità specie professionali che questa nuova frontiera tecnologica può offrire. In particolare, in Italia, Spagna, Francia e Germania, la stragrande maggioranza delle ricerche relative alle opportunità dell’IA riguarda appunto la possibilità di impiego nel settore dell’IA. Solo negli Stati Uniti, le ricerche si concentrano prevalentemente su informazioni relative ad opportunità di investimento nel settore.
Il dibattito sull’intelligenza artificiale non si ferma però solo alle opportunità, ma prende in considerazione anche i rischi ad essa associati. Dalle ricerche online correlate a un sentimento di paura nei confronti delle tecnologie IA si sottolinea che queste sono in aumento in tutti i Paesi analizzati, pur mantenendosi a un livello ancora piuttosto basso. Negli Stati Uniti riguardano 27 ricerche su 100.000 abitanti, seguono poi la Francia e la Spagna con 20, mentre l’Italia si ferma a 17. Nella Penisola il 34% delle ricerche relative alla paura dell’IA riguarda il rischio di perdere il posto di lavoro a causa dell’avvento delle nuove tecnologie.
“L’ultimo anno, con il fenomeno di ChatGPT e di altri tool generativi, ha ampiamente dimostrato come l’intelligenza artificiale abbia il potenziale per essere la principale tecnologia general purpose della nostra generazione e probabilmente delle prossime”, ha commentato il presidente I-Com Stefano da Empoli. “Preoccupa però il ritardo dell’Unione europea in primis rispetto agli Stati Uniti e a seguire dalla Cina ma perfino da Paesi di dimensioni minori come Canada, Regno Unito e Israele. Dei due pilastri della strategia UE del 2018, investimenti e regole, si è proceduti con decisione sul secondo fronte mentre il primo, nonostante gli incrementi registrati, ha segnato il passo rispetto alle enormi risorse messe in campo in particolare dagli USA. In tutto questo, contrariamente alla stragrande maggioranza degli Stati membri UE, l’Italia non si è ancora dotata di una vera e propria strategia IA, che per essere definita tale deve disporre di un adeguato orizzonte temporale e spaziale, risorse proprie nonché un meccanismo di governance che ne governi e monitori l’attuazione. Nulla di tutto questo si può ascrivere al Piano strategico licenziato alla fine del 2021 dal Governo Draghi. Appare dunque ora di porre rimedio dotando finalmente il Paese di una vera e propria strategia IA”.
L’interesse nei confronti delle numerose applicazioni IA è confermato anche dai dati. Stando ad alcune stime, si prevede che il mercato mondiale dell’intelligenza artificiale toccherà i $241,80 miliardi entro la fine del 2023 e crescerà ad un tasso di crescita annuale (CAGR 2023-2030) del 17,3%, raggiungendo un volume di mercato di $738,80 miliardi entro il 2030. Nel confronto globale, gli Stati Uniti coprono il 36% del mercato IA, seguiti da Cina (12%), Germania (4%) e Regno Unito (4%). L’Italia non va oltre il 2%, posizionandosi comunque all’ottavo posto a pari merito con l’Australia. Il mercato è fortemente trainato dall’IA generativa che copre, infatti, il 19% del mercato IA totale nel 2023 e secondo le stime arriverà ad un’incidenza del 28% entro il 2030. Tra i principali Stati membri, la Germania è il più grande mercato dell’IA generativa (22% del mercato totale europeo), seguita da Francia (14%) e Italia (10%).
Sul fronte degli investimenti venture capital in IA, gli Stati Uniti impiegano circa cinque volte l’importo speso in Cina e undici volte di quello nell’UE. Tra i Paesi europei, la Francia, la Germania e la Svezia si collocano sul podio coprendo circa il 65% degli investimenti VC totali in UE. L’Italia si classifica in ottava posizione dietro a Romania, Spagna e Irlanda.
In un panorama internazionale che incentra gran parte della propria competitività sullo sviluppo e l’offerta delle nuove tecnologie e dei servizi correlati, lo sviluppo di reti di telecomunicazione capillari e performanti costituisce una condizione imprescindibile per l’Unione Europea in generale e per l’Italia in particolare. Secondo l’I-Com Ultrabroadband Index (IBI) 2023, l’indice sintetico elaborato da I-Com per fotografare lo sviluppo delle reti e dei servizi digitali nei mercati nazionali europei, la nuova edizione conferma nuovamente in testa la Danimarca, con un punteggio pari a 78, seguita da Paesi Bassi e Spagna. Quest’ultima recupera ben due posizioni rispetto al 2021, a svantaggio della Svezia che retrocede in sesta posizione. Al di là del podio, i progressi più impressionanti sono quelli della Francia e di Cipro, che guadagnano 11 posizioni, e dell’Italia e dell’Irlanda, che risalgono la classifica di ben 9 gradini dal 2021 al 2023, con l’Italia passata dalla ventesima alla sedicesima posizione.
In particolare, la performance italiana è riconducibile a molteplici fattori, tra i quali risulta determinante l’imponente crescita della copertura 5G, che dall’8% delle aree popolate e dallo 0% rurale nel 2020 raggiunge quasi il 100% nel 2022. La classifica per la componente dell’offerta è ancora una volta dominata da Danimarca, Paesi Bassi e Spagna, così come la classifica generale. L’Italia si trova al dodicesimo posto, con un salto di 12 posizioni rispetto al 2021 e di 2 rispetto al 2022. Sul versante della domanda, il vertice della classifica continua ad essere appannaggio della Svezia sia per l’ampia diffusione dell’e-commerce e soprattutto dell’e-government sia per l’elevato numero di famiglie che hanno sottoscritto servizi di connettività di banda larga. L’Italia, invece, non tiene il passo degli altri paesi membri, rimanendo relegata al ventitreesimo posto in classifica, davanti solo a Slovacchia, Grecia, Romania e Bulgaria. Gli indicatori relativi all’e-government, all’e-commerce e alle competenze sono decisamente al di sotto della media europea anche se, tuttavia, per ognuno di questi si evidenzia un miglioramento rispetto al passato. In controtendenza rispetto a questo scenario negativo è il dato relativo alla digitalizzazione delle imprese. In questo caso, infatti, l’Italia è al di sopra della media europea (94%), con una porzione pari al 98% delle imprese aventi una connessione in banda larga.
In conclusione, l’Italia continua a posizionarsi nel cluster dei Paesi fast movers, ossia quelli che, pur partendo da livelli di sviluppo digitale inferiore alla media, presentano una buona dinamica di crescita nel tempo. Indubbiamente, questo risultato è guidato dai progressi ottenuti sul lato dell’offerta, specie per quanto riguarda la copertura della rete 5G, dove l’Italia si posiziona tra i Paesi best movers.