Nell’ultimo anno gli avvenimenti geopolitici e il mutato contesto economico hanno gettato dubbi sulla fattibilità di alcune misure inizialmente programmate nel Piano di ripresa e resilienza (PNRR). Secondo il Governo, infatti, il rialzo dei prezzi dell’energia e delle materie prime – acuito anche dal conflitto russo-ucraino – nonché i ritardi nell’affidamento dei lavori contrattualizzati e le criticità nelle catene di approvvigionamento strategiche, avrebbero reso problematico il raggiungimento di diversi obiettivi del Piano. Pertanto, sulla scia di quanto fatto anche da altri Stati Membri, l’Italia ha avviato una revisione del PNRR sulla base dei margini di flessibilità previsti dal quadro regolamentare europeo disciplinante il Dispositivo per la ripresa e resilienza. La normativa UE contempla infatti quattro ipotesi in cui è possibile avanzare proposte di modifica dei piani di ripresa nazionali. In particolare, è consentito agli Stati membri richiedere modifiche:
- se uno o più traguardi non possono più essere realizzati a causa di “circostanze oggettive con impatto diretto ed imprevisto sulla capacità concreta di realizzazione di alcune linee di investimento”.
- per apportare eventuali adeguamenti dei contributi finanziari massimi pubblicati il 30 giugno 2022.
- per avvalersi di prestiti supplementari (entro il 31 agosto 2023).
- per apportare integrazioni al PNRR dovute all’inserimento delle misure REPowerEU sulla sicurezza energetica e l’approvvigionamento di energia dell’Unione.
Gran parte delle modifiche proposte dall’Italia riguarda l’adeguamento alle già citate “circostanze oggettive”. Queste circostanze, come delineato negli Operational Arrangements (OA) stipulati con la Commissione Europea, fanno riferimento a cambiamenti nei costi, con conseguente adeguamento dei quadri economici e dei prezzari, o nella reperibilità dei fondi supplementari necessari per gli investimenti correlati al Piano. Sono state anche introdotte modifiche per far fronte all’eccessiva frammentazione degli interventi, dovuta all’elevato numero di soggetti attuatori e ai diversi livelli della PA e delle amministrazioni locali coinvolti. Infine, il Governo è intervenuto anche sui cosiddetti interventi in essere (ovvero l’insieme di investimenti ideati prima dell’avvio del PNRR ma inseriti in esso nella fase iniziale della scrittura del Piano). Questi, infatti, non sempre rispettavano i criteri di conformità stabiliti dal PNRR, soprattutto in materia di impatto ambientale e la transizione digitale.
Il via libera della Commissione Europea al nuovo PNRR italiano è arrivato il 24 novembre 2023 e ha comportato l’aumento delle risorse complessive del Piano, che sono passate da una somma già cospicua di € 191,5 miliardi a € 194,3 miliardi. Rispetto al Piano originale, il nuovo PNRR prevede una missione aggiuntiva – la Missione 7 – dedicata completamente al REPowerEU. Le riforme sono ora 66 (a fronte delle 59 del piano originale) e gli investimenti sono in totale 150. Aumentano le dotazioni a sostegno delle transizioni green e digitale, che passano rispettivamente da 37,5% a 39,5% e da 25,1% a 25,6% del totale dei fondi.
In ambito digitale, il Piano continua a ricoprire un ruolo di rilievo nel processo di potenziamento della connettività, ottimizzazione della digitalizzazione del settore pubblico e delle imprese, e sostegno allo sviluppo delle competenze digitali e delle tecnologie. Come noto, al perseguimento di questi obiettivi è dedicata principalmente la Missione 1, tuttavia il digitale è un tema trasversale a tutte le missioni contenute nel Piano, essendo di cruciale importanza nell’ambito del processo di ripresa e ammodernamento del Paese.
Come già accennato, le modifiche apportate hanno determinato una variazione del contributo digitale complessivo del PNRR. Le Missioni 1, 3 e 4 contribuiscono ora in minor misura agli obiettivi di digitalizzazione rispetto a quanto previsto nel precedente Piano; la riduzione, tuttavia, è più che compensata da un aumento del contributo digitale della Missione 6. Pertanto, il contributo complessivo alla transizione digitale del nuovo PNRR (escludendo il capitolo REPowerEU) si attesta al 25,6% (46,872 miliardi di euro).
Per quanto riguarda le modifiche apportate alla Missione 1, il Ministero per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR ha sottolineato come alcune di queste riguardino semplicemente correzioni di errori formali o chiarimenti che mirano a prevenire incomprensioni testuali. Le restanti modifiche, invece, sono state avanzate utilizzando la base giuridica dell’art. 21 del regolamento 2021/241, con l’intenzione di rivedere gli obiettivi o definire modalità più efficienti per raggiungerli. Nel complesso, sono state apportate modifiche a 20 delle misure contenute nella Missione 1, e sono state introdotte 4 nuove misure.
In particolare, quattro misure sono state modificate perché ritenute solo parzialmente realizzabili a causa dell’inflazione; altre tre misure sono state modificate a causa di mutamenti nelle condizioni di mercato; 13 misure hanno subito modifiche volte a definire modalità più efficienti per raggiungere gli obiettivi già previsti dalle stesse. Infine, sono state introdotte due nuove riforme e due investimenti. La riforma 9 (Componente 1) mira ad accelerare l’attuazione della politica di coesione e migliorarne l’efficienza coerentemente agli obiettivi del PNRR. La riforma 3 (Componente 2) si pone come obiettivo la razionalizzazione e la semplificazione degli incentivi alle imprese. L’investimento 1.10 (Componente 1) punta a istituire una funzione di supporto per i processi di eProcurement della pubblica amministrazione; questo investimento comporterà anche corsi di formazione sulle competenze digitali e supporto tecnico durante il processo di digitalizzazione degli appalti pubblici. Infine, l’investimento 6 (Componente 2) intende supportare la transizione ecologica dei sistemi produttivi e delle catene di approvvigionamento strategiche per le tecnologie Net Zero, attraverso incentivi agli investimenti privati affiancati anche da investimenti pubblici in settori strategici per la transizione.
Come sottolineato dalla Commissione Europea, il PNRR italiano si conferma come una risposta completa ed equilibrata alla complessa situazione economica e sociale del paese, contribuendo in maniera adeguata ai sei pilastri indicati nell’Articolo 3 del Regolamento RRF. Ora è quanto mai necessario accelerare sull’attuazione delle misure per trasformare le idee e i progetti delineati nel Piano in risultati tangibili e duraturi.