Il settore dei musei è stato fra quelli più svantaggiati e colpiti dalla crisi pandemica. Secondo gli ultimi dati Istat pubblicati a dicembre 2023, le visite presso i musei e gli istituti similari avevano raggiunto 107,9 milioni nel 2022, in netto recupero rispetto ai 36 milioni del 2020 ma ancora sotto i 130 milioni del 2019. Ciononostante, il Covid-19 ha dato anche una notevole spinta propulsiva all’innovazione e digitalizzazione degli istituti museali italiani. Proprio questi due elementi, digitalizzazione e innovazione, assumono un ruolo chiave per il futuro dei musei in Italia, abbattendo le barriere fisiche e temporali e arricchendo le esperienze di visita con nuove forme di narrazione.

L’INNOVAZIONE NELL’ADATTAMENTO ALLA PANDEMIA

A conferma di quanto detto, numerose istituzioni museali hanno lanciato nuovi servizi o rafforzato alcuni di quelli esistenti per adattarsi all’emergenza. Infatti secondo un rapporto Istat sul 2020, proprio per rispondere alla stessa, ben il 63,6% dei musei ha attivato o incrementato la propria presenza sui social; il 46,1% ha fatto lo stesso sul proprio sito o su altre piattaforme. Due altre iniziative popolari sono state l’attivazione di servizi online quali video interviste o dirette streaming (per il 39,1%) o ancora i tour virtuali (per il 30%).

Un’ulteriore pratica la cui diffusione è aumentata dall’avvento del Covid-19 è quella di digitalizzare le proprie collezioni museali, sia esposte che d’archivio. La creazione di archivi digitali consente con maggiore efficacia la diffusione del patrimonio culturale a un più ampio pubblico sul web, pubblicizzando il museo che la implementa. Inoltre, la digitalizzazione delle collezioni facilita anche la gestione dello stesso patrimonio, generando un inventario più accurato specialmente sullo stato di conservazione delle opere.

Nell’ambito della digitalizzazione almeno parziale delle collezioni esposte in Italia, gli ultimi dati Istat per il 2022 mostrano una situazione altamente variegata. Infatti, se in testa si posizionano la Lombardia con il 74% dei musei che ha implementato questa pratica, seguita dal Lazio con il 68% e il Veneto col 66%, vi sono ampi divari rispetto alle ultime classificate. A tal proposito la penultima regione, l’Abruzzo, presenta una quota pari al 39% (-35% rispetto alla Lombardia) mentre in Molise hanno fatto lo stesso soltanto il 22% dei musei (-52% rispetto alla Lombardia). A livello aggregato tuttavia le macroaree geografiche nazionali si attestano su percentuali molto simili: Nord-est e Nord-ovest sono rispettivamente al 64% e 61%, il Centro al 59%, il Sud nuovamente più indietro col 51% mentre recuperano le Isole con il 58%.

MUSEI, VISITATORI E (POCA) DIGITALIZZAZIONE

Oltre che per l’accessibilità o la gestione del patrimonio culturale, sicuramente l’utilità maggiore degli strumenti digitali si può riscontrare nelle esperienze di visita, che tramite questi possono essere migliorate considerevolmente. Infatti gli strumenti digitali possono favorire le interazioni fra il visitatore e l’esposizione, conseguentemente veicolando una maggior quantità di informazioni e rendendo la visita maggiormente godibile.

Dall’analisi dei dati relativi alla diffusione delle tecnologie digitali nei musei italiani emerge un panorama in cui l’adozione di strumenti digitali risulta essere ancora particolarmente limitata. Per tutte le tecnologie prese in considerazione la diffusione si attesta al di sotto del 50%. L’uso più diffuso è quello dei video e/o touch screen, adottati dal 31% delle istituzioni museali, seguiti a breve distanza dall’utilizzo dei QR Code e/o sistemi di prossimità (Bluetooth, WiFi, ecc.) con il 28%. Gli strumenti multimediali, che includono allestimenti interattivi, ricostruzioni virtuali e realtà aumentata, sono impiegati dal 22% dei musei. Le applicazioni per smartphone e tablet sono adottate dall’18% delle istituzioni, mentre solo l’8% mette a disposizione del pubblico tablet dedicati. È chiara quindi la necessità di un maggiore impegno nel settore per implementare e sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle tecnologie digitali.

L’introduzione di un canale di vendita online per i biglietti dei musei è imprescindibile nel contesto digitale. Infatti rappresenta un adattamento alle esigenze dei visitatori moderni, sempre più propensi a prenotare e acquistare servizi online, e un passo avanti verso la promozione dell’accessibilità nel settore. I dati evidenziano una situazione critica in cui la stragrande maggioranza dei musei italiani non offre la possibilità di acquistare o prenotare biglietti online, in tutte le regioni del paese. Solo la Valle d’Aosta e l’Umbria raggiungono una percentuale di attivazione della vendita online pari al 44% e al 42% rispettivamente, sebbene restino valori modesti. Al contrario, le restanti regioni presentano valori sotto il 30%, quelle con la performance peggiore sono nuovamente Abruzzo e Molise con quote pari all’8% e al 3%. Infine, a livello nazionale soltanto il 23% dei musei ha implementato questo canale di vendita. Questa situazione si presenta estremamente preoccupante e potrebbe indebolire il settore culturale italiano nella competizione internazionale, col rischio di non catturare importanti quote di indotto.

Per questo si dimostra necessario un urgente rinnovamento digitale nel settore museale per garantire una maggiore accessibilità ai visitatori e competere efficacemente sul mercato globale. Ciononostante, anche sotto questo aspetto la situazione è grave ed emerge un grado di sensibilità particolarmente insufficiente. Secondo un report dell’International council of museums, alla domanda “Avete delle strategie per contrastare l’obsolescenza tecnologica?” più della metà dei musei italiani intervistati ha risposto negativamente. Dichiara di possederla solamente il 44% delle istituzioni esaminate, numero decisamente deludente alla luce di quanto è emerso sulla scarsa digitalizzazione.

 

CONCLUSIONI

Se la crisi pandemica ha catalizzato un’accelerazione dell’innovazione e della digitalizzazione all’interno dei musei italiani, l’adozione di nuovi strumenti e iniziative per attrarre i visitatori rimane ancora particolarmente limitata, con ampi divari da regione a regione. Tutte le tecnologie innovative per arricchire l’esperienza di visita sono scarsamente diffuse e meno di un quarto dei musei dà la possibilità di acquistare i biglietti online. Affrontare queste lacune diventa fondamentale per garantire una maggiore competitività del settore. Le istituzioni museali devono concentrarsi non solo sull’implementazione di nuove tecnologie, ma anche sulla creazione di strategie a lungo termine per sfruttarne appieno il potenziale. Infine, è fondamentale considerare le esigenze e le aspettative in evoluzione del pubblico, garantendo che l’innovazione digitale nel settore museale sia inclusiva, sostenibile e comunque orientata al futuro.

Ricercatore per l'Istituto per la Competitività. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in "Scienze Economiche" presso l'Università di Roma La Sapienza. Attualmente frequenta presso la stessa università la laurea magistrale in inglese "Economics and policy evaluation".