Nel XIX secolo, con il progresso tecnologico a ritmo incalzante della rivoluzione industriale, le società avevano iniziato anche ad utilizzare le fonti di energia fossile dando avvio alla cosiddetta prima rivoluzione energetica. Questa ha causato profondi cambiamenti socioeconomici, influenzando le attività produttive, l’organizzazione del lavoro e l’urbanizzazione, modellando così la società moderna. Tuttavia, oggi, affrontare la crescente richiesta di energia senza danneggiare l’ambiente è una sfida sempre più complessa e rilevante. L’impiego di fonti fossili come carbone, petrolio e gas naturale rilascia gas ad effetto serra che contribuiscono al riscaldamento globale e al cambiamento climatico, con impatti negativi sull’ambiente e sull’economia. La sicurezza energetica è un’altra questione critica, ovvero la disponibilità di una fornitura lineare di energia a prezzo ragionevole. Questo tema, sebbene spesso sottovalutato, è riemerso con forza con lo scatenarsi del conflitto russo-ucraino, che ha rinnovato l’attenzione sul “trilemma energetico” – la sfida di bilanciare sostenibilità, sicurezza energetica e prezzi accessibili. Infine, l’uso di risorse fossili ha gravi conseguenze sulla salute umana, come confermato dall’OMS[1], che ha riportato una stima di 1,4 milioni di decessi in Europa legati all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Ridurre le emissioni di gas serra e garantire la sicurezza energetica sono diventate priorità fondamentali per i policy makers dei Paesi più sviluppati.

La chiave di volta è la transizione energetica, un approccio completo che abbraccia l’efficienza energetica, la ricerca e lo sviluppo di tecnologie sostenibili, una migliore gestione delle risorse e soprattutto la promozione delle fonti rinnovabili, con particolare enfasi sulla generazione di energia elettrica pulita.

Secondo la proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), l’Italia si impegna a raggiungere entro il 2030 una quota del 40% di rinnovabili nel consumo finale lordo di energia e il 65% di elettricità prodotta da fonti rinnovabili per il consumo elettrico.

Oltre ad aumentare la quota di rinnovabili nel mix energetico, strettamente collegato al tema è il processo di elettrificazione dei consumi finali che consiste nella sostituzione di fonti di energia tradizionali come i combustibili fossili con l’elettricità. Questo processo è universalmente considerato come strumentale alla transizione energetica vista la maggiore, almeno per ora, facilità di utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di elettricità piuttosto che per altri usi, ad esempio la produzione diretta di calore. L’elettrificazione può avvenire in vari settori, inclusi il trasporto, l’industria e il riscaldamento domestico. Per fare un esempio, nel contesto dei trasporti, l’elettrificazione dei consumi comporta l’utilizzo di veicoli elettrici invece di quelli alimentati da carburanti come benzina e diesel. Questo può includere automobili, autobus, treni e persino navi.

Si può affermare che questo cambiamento segna l’inizio di una seconda rivoluzione energetica, che però non è priva di rischi. Nonostante le rinnovabili dipendano da un flusso di risorse non soggetto ad esaurimento, sono caratterizzate da alcuni limiti. La produzione fotovoltaica o eolica è contraddistinta da intermittenza e non programmabilità, in particolare l’energia solare è disponibile solo durante le ore di luce solare e può essere influenzata dalle condizioni meteorologiche. Altri potenziali problematiche sono un aumento indiscriminato del consumo elettrico, che potrebbe mettere a rischio la stabilità del sistema stesso, e l’uso eccessivo del suolo per l’installazione massiccia di pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Tuttavia, tali limiti possono essere superati con l’avanzamento dell’innovazione sostenibile nel campo delle tecnologie che riguardano i sistemi di stoccaggio.

LE EMISSIONI DI GAS SERRA

Nel 2021 l’Italia ha delineato una strategia a lungo termine per la riduzione delle emissioni di gas serra, mirando alla neutralità climatica entro il 2050, in linea con la legge europea sul clima[2]. L’obiettivo è contenere l’aumento della temperatura media globale entro 2°C, preferibilmente entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Nel 2021 la Germania ha raggiunto una riduzione significativa delle emissioni pari a -40,6% rispetto alle emissioni del 1990, seguita dall’Italia (-24,7%) e dalla Francia (-23%), mentre la Spagna ha mostrato un risultato più modesto (-3,7%). Tutti i paesi hanno sperimentato un calo drastico delle emissioni nel 2020 a causa della pandemia, seguito da un rimbalzo nel 2021 con la ripresa economica. L’Unione Europea nel complesso ha registrato una contrazione media del 30,4% delle emissioni, incoraggiante rispetto all’obiettivo 2030 (-55%), in un contesto dove la Commissione Europea sta anche valutando di introdurre un nuovo obiettivo intermedio al 2040, ovvero una diminuzione del 90/95%[3].

Figura 1

LA DOMANDA DI ENERGIA ELETTRICA E LE FONTI RINNOVABILI IN ITALIA

Il rapporto mensile TERNA di dicembre 2023 sul sistema elettrico ci consente di monitorare il quadro statistico completo e ufficiale sulla diffusione e sugli impieghi delle fonti rinnovabili di energia in Italia. Nel 2023 la produzione totale netta di elettricità in Italia, senza considerare il positivo saldo estero[4], è diminuita del 6,4% rispetto all'anno precedente (274 mila GWh), attestandosi a circa 257 mila GWh (Figura 2). La causa principale è da attribuirsi alla riduzione della produzione da combustibili fossili (-18,5%). Tale contrazione è stata accompagnata da un calo della domanda elettrica che registra un abbassamento del 2,8% rispetto al 2022. Ad inasprire questo dato è il fatto che è stato calcolato sul livello di consumo rilevato nel 2022, a sua volta ridotto del 4,3% rispetto al 2021. L’allarme dei prezzi scatenatosi a partire dalla seconda parte del 2021 ha spinto gli agenti economici (consumatori e produttori) a rivedere le proprie aspettative future e ad adeguare di conseguenza il proprio fabbisogno energetico. I consumi elettrici del 2023 segnano infatti una flessione sia rispetto al 2022 che al 2021 (Figura 3).

Figura 2

Figura 3

Nel 2023 il contributo delle fonti rinnovabili sulla produzione totale netta di energia elettrica è stato pari al 43,8%, un valore assoluto superiore di 8,3 punti percentuali rispetto al dato del 2022 (35,5%). Tale incremento è dovuto al contributo positivo di quasi tutte le fonti, in special modo la produzione idroelettrica, che ha recuperato i livelli storici dopo il calo drastico del 2022 e ha sperimentato un aumento annuale della produzione totale netta equivalente a +36,1%. La fonte eolica registra un +15,1%, il fotovoltaico un +10,6%, mentre rimane pressoché costante la fonte geotermica con un -1,9% (Figura 5). Questi dati manifestano l’incessabile avanzamento delle rinnovabili nella produzione elettrica e nel consumo, e sono confortanti in termini di elettrificazione pulita, e quindi, di transizione energetica.

Tabella 1

INVESTIMENTI MONDIALI PER LA GENERAZIONE RINNOVABILE

Un fattore cruciale per accelerare la produzione di elettricità pulita e promuovere le fonti rinnovabili è l'investimento. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), nel 2023 sono stati investiti globalmente 2,8 trilioni di dollari nel settore dell'energia, di cui oltre il 60% è stato destinato all'energia pulita, inclusa l'energia rinnovabile. Per ogni dollaro speso per i combustibili fossili, sono stati investiti 1,7 dollari nelle energie pulite. I principali investitori sono la Cina, l'Unione Europea, gli Stati Uniti e il Giappone, con incrementi significativi rispetto al 2019.

Figura 4

CONCLUSIONE

In termini di riduzione di emissioni nette di gas serra l’Italia (-24,7% rispetto ai livelli del 1990) mostra una evoluzione temporale molto positiva che la equivale alla Francia e non si allontana molto al dato medio europeo pari al -30,7%. La diminuzione della produzione totale netta di elettricità sperimentata nel 2023 (-6,4%) rispetto all’anno scorso è dovuta principalmente al calo della produzione da combustibili fossili (-18,5%). Tale dato segnala un continuo phase-out delle risorse inquinanti rafforzato dalla continua crescita della quota di fonti rinnovabili sulla produzione totale netta di energia elettrica, che è passata dal 35,5% del 2022 al 43,8% nel 2023. Tuttavia, la contrazione è stata accompagnata anche da una minore domanda elettrica che registra un abbassamento del 2,8%. Questo dato è ulteriormente accentuato dal fatto che è stato calcolato su un livello di consumo già ridotto nel 2022, che a sua volta ha segnato una flessione del 4,3% rispetto al 2021. L’allarme dei prezzi scatenatosi nella seconda parte del 2021 ha spinto gli agenti economici a regolare il proprio fabbisogno energetico che continua a ridursi. Infine, seguitano ad essere ingenti gli investimenti globali per l’energia pulita. Nel 2023, secondo IEA, sono stati investiti 2,8 trilioni di dollari in energia, di cui oltre il 60% è stato destinato alla transizione ecologica: per ogni dollaro speso per i combustibili fossili sono stati investiti 1,7 dollari nelle energie pulite. C'è ancora tanta strada da fare per ottemperare gli obiettivi europei, ma la direzione è quella giusta.

 

[1] OMS (luglio 2023), “Clean air + green planet = good health for all”, comunicato stampa: https://www.who.int/europe/news/item/05-07-2023-clean-air---green-planet---good-health-for-all#:~:text=Countries%20across%20Europe%20and%20central,from%20climate%20change%20and%20pollution&text=Each%20year%2C%20across%20the%2053,as%20pollution%20and%20climate%20change.

[2] Regolamento UE 2021/1119: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32021R1119.

[3] Eunews: https://www.eunews.it/2024/02/05/lue-verso-un-nuovo-target-di-riduzione-delle-emissioni-al-2040-e-una-strategia-di-cattura-industriale-della-co%E2%82%82/.

[4] La differenza tra importazioni ed esportazioni di energia elettrica con Paesi esteri.