Tutti parlano di transizione, è diventato un concetto condiviso, ma l’esigenza di fonti più sostenibili arriva da lontano. Ne è un esempio l’analisi svolta dall’European Social Survey dove è stato chiesto a un campione di circa 40.000 europei nel 2016 quanta energia elettrica si dovrebbe produrre utilizzando una determinata fonte energetica nel proprio Paese. La raccolta di dati acquista un enorme valore se consideriamo il periodo di transizione, in ambito energetico, che stiamo attraversando. Infatti, sapere quali metodi per produrre elettricità sono visti più di buon occhio dagli individui dà la possibilità di accelerare la transizioni con fonti che sono, in media, più accettate rispetto ad altre.
In particolare, vale la pensa soffermarsi sul fatto che chi ha risposto al questionario preso in esame, esprimendo le proprie preferenze in ambito energetico è lo stesso individuo che ha partecipato alla vita politica e sociale della propria comunità, imprimendo una spinta più o meno decisa verso una generazione di energia elettrica più “green”.
Hanno, indubbiamente, contribuito vari fattori a modificare la velocità di transizione, primi fra tutti la pandemia e la guerra in Ucraina, ma chi aveva una una forte avversione o propensione verso una determinata fonte è molto probabile che abbia mantenuto tale orientamento ed è difficile che ci siano stati grandi cambiamenti di posizione.
In un certo senso le politiche ambientali ed energetiche che si stanno sperimentando sono il frutto di preferenze individuali che si sono esternate anche nel periodo del sondaggio.
Le risposte seguono la seguente scala:
- 1, un ammontare molto elevato;
- 2, un ammontare elevato;
- 3, un ammontare medio;
- 4, un piccolo ammontare;
- 5 un ammontare pari a zero.
Le statistiche descrittive, in particolare gli indicatori di posizione (media, mediana e moda) suggeriscono in via preliminare cosa, le persone intervistate, pensano rispetto alle diverse fonti di energia. In particolare, le energie rinnovabili si posizionano sui valori 1 e 2, mostrando un ampio favore verso queste metodologie di produzione di energia, mentre le fonti di energia fossili su valori più parsimoniosi (3 e 4), mostrando una sorta di consapevolezza verso il tema della riduzione dell’impatto ambientale generato da questo settore.
Infine, l’energia nucleare si mostra decisamente sbilanciata verso le risposte 4 e 5, fatto probabilmente influenzato dalla percezione che si ha verso questa fonte di energia in relazione agli incidenti in tale settore nell’ex-URSS nel 1986 e in Giappone 2011.
Successivamente a questa prima analisi “esplorativa” si analizzano in dettaglio le specifiche risposte date per ogni singola fonte per la produzione di energia.
La percezione nei confronti del carbone è tendenzialmente negativa, in quanto la maggioranza delle risposte si concentra nella parte destra della distribuzione, indicando come gli individui si mostrino piuttosto avversi nei confronti di questa fonte fossile.
Probabilmente tale comportamento dipende dall’elevato impatto ambientale che ne deriva.
La percezione nei confronti del gas, invece, mostra una situazione meno “estrema”, in quanto aumentano le risposte relative alle prime posizioni, ovvero quelle che mostrano una certa propensione ad utilizzare in maniera decisa quella fonte di energia, “svuotando” le ultime posizioni, ovvero quelle indicanti un’avversione nei confronti della fonte di energia presa in esame.
Per quanto concerne le energie rinnovabili emerge un quadro totalmente opposto rispetto a quanto visto per le fonti fossili.
Infatti, se prima si notava una prevalenza o comunque un peso per nulla trascurabile delle risposte che mostravano una certa reticenza nell’affidarsi principalmente a carbone e gas per la produzione di energia elettrica, qui emerge un quadro caratterizzato da una elevata propensione al volere, nel proprio mix energetico una componente rinnovabile.
Più nello specifico, le fonti di energia eolica e solare si mostrano decrescenti rispetto all’aumentare (in valore) delle risposte, quindi dalla risposta 1, ovvero “un ammontare molto elevato”, si va a mano a mano ad assottigliare la quantità di individui che vota le risposte successive.
Discorso a parte merita l’idroelettrico che, per quanto mostri una concentrazione sulle risposte che indicano una propensione verso questa fonte rinnovabile, non emerge un andamento lineare e decrescente come per le altre fonti.
Tale andamento potrebbe essere il frutto di una coscienza della limitatezza di tale fonte in quanto già ampiamente sfruttata e del non indifferente costo sociale nel dover creare un bacino nel quale accumulare le acque da sfruttare per la produzione di energia elettrica.
Per quanto concerne l’energia prodotta da biomasse, l’andamento della distribuzione si mostra a “campana”, forse dovuto alla poca conoscenza di questo metodo di produzione di energia, portando quindi ad una concentrazione verso le risposte centrali.
Infine, l’ultima fonte di energia indagata è quella nucleare, che mostra un andamento ampiamente sbilanciato verso le risposte che indicano un’avversione nei confronti della fonte in esame.
Il grafico suggerisce un’avversione accentuata verso l’energia nucleare, considerando che il 44% degli intervistati dichiara di non volere tale fonte di energia nel proprio mix elettrico.
Le correlazioni tra le variabili mostrano un comportamento alquanto particolare:
- Un aumento dell’avversione verso la produzione di energia elettrica attraverso il carbone è correlato positivamente con tutte le fonti fossili e le biomasse;
- Un aumento dell’avversione verso la produzione di energia elettrica attraverso il gas è correlato positivamente con tutte le fonti energetiche, eccezion fatta per l’eolico;
- Un aumento dell’avversione verso la produzione di energia elettrica attraverso l’idroelettrico è correlato positivamente con tutte le fonti rinnovabili ed il gas, mentre negativamente con le altre fonti non rinnovabili;
- Un aumento dell’avversione verso la produzione di energia elettrica attraverso il solare è correlato positivamente con tutte le fonti rinnovabili ed il gas, mentre negativamente con le altre fonti non rinnovabili;
- Un aumento dell’avversione verso la produzione di energia elettrica attraverso l’eolico mostra una correlazione positiva con tutte le fonti non rinnovabili mentre negativa con quelle non rinnovabili;
- Un aumento dell’avversione verso la produzione di energia elettrica attraverso le biomasse si mostra positivamente correlato con tutte le fonti di energia ad eccezione dell’energia nucleare;
- Un aumento dell’avversione verso la produzione di energia elettrica attraverso il nucleare si mostra positivamente correlata con tutte le metodologie di produzione di energia ad eccezione dell’idroelettrico.
Quello che emerge con lo studio delle correlazioni è che generalmente all’avversione (o propensione) al volere più rinnovabili nella produzione di energia elettrica corrisponde una propensione (o avversione) nei confronti di un maggior peso della componente non rinnovabile nel mix elettrico.
A questo si deve aggiungere come il gas e le biomasse abbiano un comportamento diverso da quanto detto rispetto alle componenti analizzate, che probabilmente deriva dalla loro peculiarità come metodologie di produzione di energia, in quanto il primo è il combustibile fossile meno inquinante e le seconde sono rinnovabili ma prevedono una combustione di materia organica che genera inquinamento (anche se ragionando in termini netti è pari a zero).
L’energia nucleare mostra un andamento negativo con tutte le fonti di energie rinnovabili, quindi, nonostante le sue basse emissioni è “assimilata” ad una fonte fossile, anche se non è da trascurare in bias indotto dalla pericolosità percepita nei confronti di questa.
In sintesi, generalmente, senza considerare gas e biomasse, si nota una correlazione negativa tra il volere una produzione di energia elettrica da una fonte rinnovabile ed una fossile.
In altre parole, in media, se l’individuo potesse aumentare la quota di energia rinnovabile, diminuirebbe quella fossile e, simmetricamente, se potesse aumentare quella fossile diminuirebbe la quota rinnovabile.
Si vuole sottolineare come l’indagine effettuata sia meramente esplorativa e come quella emersa sia la percezione degli individui ai quali si è sottoposto il sondaggio rispetto determinate metodologie di produzione di energia, da quelle più conosciute a quelle meno, da quelle più “narrate” dai media a quelle meno.
Quest’ultime, per quanto possano sembrare marginali contribuiscono ad alimentare e/o costruire una determinata prospettiva che l’individuo si pone nel momento in cui gli viene chiesto di effettuare una scelta in tale ambito.
I risultati emersi dall’analisi del sondaggio descrivono bene la spinta ambientalista ed energetica che hanno caratterizzato l’Europa in questi anni. In particolare, facendo riferimento allo slancio verso le energie rinnovabili che sta caratterizzando il Vecchio Continente è perfettamente visibile un paniere di preferenze afferente il sondaggio esaminato pocanzi.
La “fotografia” delle preferenze energetiche del 2016 fa emergere come queste abbiano avuto un ruolo nel contesto di determinazione delle policy energetiche europee, specialmente se si considera il percorso che si sta attuando nel contesto della transizione energetica.