I pagamenti digitali rappresentano un elemento fondamentale nell’ambito del fintech, la cosiddetta finanza innovativa. A tal proposito le tipologie di strumenti sono aumentate in maniera rilevante nell’ultima decade e si sono differenziate dalle già molto diffuse carte di credito o di debito. Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha dato una spinta propulsiva importante alla loro diffusione e all’innovazione: dalle criptovalute ai portafogli elettronici, le nuove tecnologie promettono di rivoluzionare il modo in cui i consumatori gestiscono il denaro.

A dimostrazione dell’importanza del fenomeno, in Europa il valore delle transazioni in pagamenti digitali è costantemente aumentato dal 2017 secondo i dati Statista, e ammontava a ben 1.782 miliardi di euro nel 2023. Se questa tendenza dovesse confermarsi anche nei prossimi anni si prevede di raggiungere un valore di 2.818 miliardi di euro nel 2028. È interessante osservare come sia cambiata la composizione dei pagamenti digitali: se nel 2017 le transazioni al punto di vendita rappresentavano solo l’1,5%, nel 2023 sono arrivate a costituire addirittura il 27,9% del valore di tutti i pagamenti digitali.

 

LO STATO DELL'ARTE DEI PAGAMENTI DIGITALI IN ITALIA

Anche in Italia si è osservato un significativo incremento nel grado di digitalizzazione dei pagamenti. A riguardo, uno dei temi predominanti nel dibattito pubblico degli ultimi anni è stato quello dei POS obbligatori. Infatti, come stabilito dal Decreto PNRR, da giugno 2022 si applicano le sanzioni per professionisti e commercianti qualora non accettino i pagamenti elettronici. Nel merito, secondo i dati BCE-Banca d'Italia-Statista, il numero di terminali POS è cresciuto con una spinta particolarmente marcata a partire dal 2014. Il picco è stato raggiunto nel 2021, anno in cui il numero di terminali raggiungeva i 3,9 milioni di unità, con una crescita del 551% dai 598 mila del 2000. Al contrario, nell'anno 2022 si è registrato un crollo di 0,4 milioni di unità.

Malgrado la strabiliante crescita della diffusione di POS, l'Italia continua a riportare dati particolarmente negativi per ciò che riguarda i pagamenti effettivamente eseguiti in contanti presso i punti di vendita. Infatti, se nell'Area Euro nel 2022 questi si attestavano in media al 59%, secondo uno studio della Banca Centrale Europea l'Italia è invece al quarto posto. Nel nostro Paese, infatti, vengono eseguite in contanti il 69% delle transazioni ai punti di vendita. Tutte le altre maggiori economie europee riportano invece dati più bassi: Spagna e Germania sono rispettivamente al 66% e al 63%, allo stesso tempo in Francia una transazione fisica su due è in contanti. I valori più bassi si sono riscontrati nei Paesi Bassi e in Finlandia, dove risultano essere in contanti solo il 20% dei pagamenti al punto di vendita.

Un'interessante chiave di lettura di questi dati potrebbe emergere dal rapporto OCSE 2023 sull'alfabetizzazione finanziaria. Questo perché la digitalizzazione dei pagamenti richiede anche un livello significativo di fiducia verso le istituzioni finanziarie. Invero, relativamente all'alfabetizzazione finanziaria, l'Italia ha ottenuto il punteggio più basso d'Europa. In particolare, in una scala da 1 a 100 ha conseguito uno score pari a 53, ossia inferiore di 13 punti rispetto alla media OCSE e di ben 23 rispetto al best performer europeo, la Germania. Ad aggravare ulteriormente la situazione vi è il confronto del punteggio italiano con quello di alcune nazioni extra-europee. Risultano infatti avere maggiori conoscenze finanziarie paesi quali la Tailandia, le Filippine, la Malesia ecc.

Ciononostante il quadro della diffusione di metodi di pagamento innovativi non sembra essere del tutto sfavorevole all'Italia. Infatti, secondo i dati eMarketer, nel 2019 il nostro Paese dimostrava un buon livello di adozione, pari al 21% degli utenti, di app di pagamento mobile di prossimità, anche conosciute come mobile wallet. Si tratta letteralmente di "portafogli nel cellulare", che possono contenere carte di pagamento come anche dei documenti d'identità. I mobile wallet possono essere emessi da istituzioni finanziarie, bancarie e non, un esempio sono i popolarissimi Apple Pay, Google Pay e Samsung Pay. Tornando ai loro livelli di adozione nel 2019, l'Italia era dietro solamente agli alfieri europei della digitalizzazione, ossia le tre nazioni scandinave di Danimarca, Svezia e Norvegia. Allo stesso tempo performava meglio di tutte le grandi economie dell'Europa occidentale. Ad esempio, in Germania il penetration rate si fermava solo al 13%.

Proprio i mobile wallet rappresentano il metodo di pagamento online più popolare in Italia. Infatti, dopo aver spodestato la carta di credito a cavallo fra il 2017 e il 2019, nel 2022 la loro percentuale di utilizzo si attestava al 35%. Contemporaneamente dal 2019 ha iniziato a diffondersi in maniera sempre maggiore il metodo del "compra ora, paga dopo". Fondamentalmente consiste nel fornire un'autorizzazione preventiva alla piattaforma di e-commerce, la quale dopo un certo periodo di tempo provvede a effettuare automaticamente l'addebito sul conto fornito. Ebbene nel 2022 il "compra ora, paga dopo" ha riportato una percentuale di diffusione del 6%, vicinissima a quelle della carta di debito e della carta prepagata, che si attestano entrambe al 9%.

CONCLUSIONI

L'Italia ha fatto notevoli progressi nella digitalizzazione dei pagamenti, con un aumento del numero di POS e l'adozione di metodi innovativi come i mobile wallet. Il Paese rimane tuttavia indietro rispetto all'Europa per quanto riguarda l'utilizzo effettivo dei pagamenti digitali, con un'alta percentuale di transazioni ancora in contanti. Le cause di questo ritardo potrebbero essere molteplici, dalla bassa alfabetizzazione finanziaria alle possibili preoccupazioni da parte degli individui per questioni di privacy o sicurezza. In considerazione di queste criticità si rendono necessarie iniziative come campagne informative per rafforzare la fiducia nei sistemi di pagamento non convenzionali. Infine, l'evoluzione dei pagamenti digitali in Italia è un processo ancora in corso con numerose sfide e opportunità. Grazie al suo sistema finanziario bancocentrico, l'Italia ha tutte le carte in regola per assumere un ruolo di primo piano in ambito Fintech, il quale rappresenta un'occasione che il nostro Paese non deve perdere.

Ricercatore per l'Istituto per la Competitività. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in "Scienze Economiche" presso l'Università di Roma La Sapienza. Attualmente frequenta presso la stessa università la laurea magistrale in inglese "Economics and policy evaluation".