A partire dal luglio 2021 la Commissione Europea ha presentato una serie di proposte volte a garantire l’adeguamento di tutti i settori dell’economia dell’UE alla sfida della transizione energetica, iniziando con una riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro la fine del decennio. Con l’approvazione completa del pacchetto legislativo “Pronti per il 55%” l’UE vuole mettersi nella condizione di perseguire i suoi obiettivi climatici entro il 2030 in modo equo, competitivo ed efficiente dal punto di vista dei costi. Il cuore del provvedimento è il Green Deal Europeo, nel quale una parte importante è giocata dagli edifici. Ormai giunti al termine del mandato della Commissione von der Leyen, tutta la legislazione di base del pacchetto è stata adottata o è vicina all’adozione. Le misure formalmente adottate sono[1]:

  • L’aggiornamento della direttiva sulle energie rinnovabili (RED III)
  • L’aggiornamento della direttiva sull’efficienza energetica (EED III)
  • Regolamento sulla condivisione degli sforzi (ESR)

Gli ultimi passi legislativi ancora da formalizzare sono il Regolamento UE sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia, le norme aggiornate dell’UE per decarbonizzare il mercato del gas e promuovere l’idrogeno e la Direttiva sulle prestazione energetiche degli edifici. Per quest’ultima Direttiva l’intesa definitiva tra il Parlamento UE e il Consiglio UE è stata raggiunta il 7 dicembre 2023.

Secondo le versioni precedenti della direttiva tutti gli edifici esistenti avrebbero dovuto soddisfare standard minimi di prestazione energetica, con regole variabili a seconda se gli edifici esistenti fossero destinati a scopi residenziali o non residenziali. Gli edifici residenziali sarebbero dovuti rientrare nella classe energetica D entro il 2033 e classificarsi con standard più elevati entro il 2040 e il 2050, in base alle traiettorie nazionali verso il raggiungimento di un parco di edifici a emissioni zero.

I punti salienti della direttiva su cui è stato invece raggiunto l’accordo sono:

  • Entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre quelli del settore pubblico dovranno raggiungere tale standard entro il 2028;
  • A dispetto di quanto preventivato nelle precedenti versioni, non è obbligatorio migliorare le prestazioni energetiche degli edifici raggiungendo livelli minimi di classe energetica prestabiliti. Invece, gli Stati membri devono assicurare una riduzione media del 16% del consumo energetico primario negli edifici residenziali entro il 2030, con un intervallo compreso tra il 20 e il 22% entro il 2035.
  • Per quanto riguarda le prestazioni energetiche minime, gli Stati membri devono ristrutturare entro il 2030 il 16% degli edifici non residenziali meno efficienti e il 26% entro il 2033;
  • Per disincentivare l’uso di caldaie a combustibili fossili, è stata istituita la cessazione del sostegno alle caldaie autonome a combustibili fossili a partire dal 2025 ed il divieto della commercializzazione (e non quindi dell’uso) di caldaie alimentate unicamente a combustibili fossili a partire dal 2040. Sarà possibile invece commercializzare, anche dopo il 2040, caldaie ibride.

In accordo con la proposta del Parlamento, gli Stati membri devono istituire sportelli unici per assistere sul rendimento energetico degli edifici (One Stop Shop).

I settori più interessati dalla Direttiva sono sicuramente quello residenziale e dei servizi e proprio in questi l’elettrificazione dei consumi finali giocherà una parte importante in quanto fattore abilitante per conseguire risparmi energetici, permettendo guadagni di efficienza, e per decarbonizzare i consumi stessi. Dagli ultimi dati del 2022 il settore dei servizi pubblici e commerciali presenta gradi di elettrificazione soddisfacenti (intorno al 50%) sia in Italia sia in Europa. Invece, il nostro paese presenta gradi di elettrificazione che si discostano significativamente dalla media europea in ambito residenziale (19% vs 25%). I consumi residenziali sono perlopiù legati agli edifici.

Figura 1: Consumi energetici finali del settore residenziale, Italia ed EU-27

Fonte: elaborazioni autrice su dati Eurostat

Infatti, si stima che in Europa gli edifici siano responsabili del 40% del consumo energetico totale e del 36% delle emissioni di gas serra legate all’energia. L’80% del consumo energetico totale dei cittadini europei nell’arco della loro vita è rappresentato dalla somma del riscaldamento domestico di acqua, degli ambienti e del raffreddamento di questi ultimi. L’età degli edifici è un fattore rilevante. Infatti, il parco immobiliare europeo è piuttosto datato: circa il 35% degli edifici ha più di 50 anni. Anche per questo, il 75% del parco edilizio europeo è considerato energeticamente inefficiente.

In Italia quasi il 70% degli edifici appartiene alle tre classi energetiche più basse: il 16% alla classe E, il 23% alla classe F e il 30% alla classe G. Soltanto il 10% afferisce alle diverse categorie della classe A e potrebbero quindi essere considerati edifici green.

Figura 2: Distribuzione degli edifici per classe energetica (2023)

Fonte: SIAPE, 2023

Il recepimento della direttiva nel nostro paese non sarà semplice, in quanto la riforma è molto sfidante e il parco edilizio datato ed inefficiente. Sicuramente la promozione dell’elettrificazione dei consumi finali domestici può essere un primo indirizzo da perseguire per implementare la politica energetica comunitaria e trasformare i nostri edifici da grey a edifici green.

[1] Fra le norme meno generali, ma comunque molto rilevanti, si citano: la riforma del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS), il nuovo sistema EU ETS per l’edilizia e i carburanti per il trasporto su strada, il fondo sociale per il clima, il regolamento sulla condivisione degli sforzi (Effort sharing), il regolamento sull’uso del suolo, la silvicoltura e l’agricoltura (LULUCF), le norme sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni, il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM).

Dopo la laurea triennale in Business Administration and Economics all’Università di Roma Tor Vergata, si è laureata con lode in Economics presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Anche grazie ad un tirocinio come Assistente di Ricerca all’Università di Bologna, ha maturato l’interesse e le competenze per la ricerca, anche di stampo econometrico. Nel 2023 è approdata in I-Com, dove si occupa dei temi energetici e della sostenibilità. In precedenza, è stata Junior Economist presso l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani.