Nel contesto di un’economia in continua evoluzione, la spesa sanitaria emerge come punto di interesse per governi, istituzioni e cittadini. Non solo riflette l’impegno di una nazione per il benessere della popolazione, ma rappresenta un importante indicatore delle dinamiche economiche complessive. In questo caso, saranno analizzate le prospettive di cambiamento della spesa sanitaria e del Prodotto Interno Lordo (PIL) nel corso degli anni a venire.

Osservare e comprendere queste dinamiche, rende possibile confrontare il nostro Paese con gli altri e trarre così dall’esperienza internazionale spunti di riflessione e best practice.

Nel corso del 2023, come emerge anche dal DEF 2024 approvato proprio in questi giorni, l’economia globale ha registrato una crescita del 3,1%, un incremento leggermente inferiore rispetto all’anno precedente (3,3%). Nonostante il superamento delle fasi più critiche della pandemia e l’attenuarsi degli effetti dello shock energetico, la dinamica economica è stata influenzata da una politica monetaria restrittiva, dall’incertezza geopolitica e da una diminuzione nel volume degli scambi internazionali.

In questo scenario, l’economia italiana ha dimostrato solidità, con un aumento del prodotto interno lordo reale dello 0,9%, leggermente superiore alle previsioni stabilite nella Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF) dell’anno scorso (0,8%). Si conferma quindi il trend positivo del periodo post-pandemico, con l’Italia che ha costantemente registrato tassi di crescita annuale superiori alla media europea. Dopo una temporanea stagnazione nel secondo trimestre dell’anno, l’attività economica ha ripreso a espandersi a ritmi moderati, con il supporto del settore dei servizi e delle costruzioni. Le indicazioni più recenti suggeriscono una tendenza simile di espansione economica per la prima metà del 2024.

Entrando nel dettaglio della salute, nel 2023 la spesa sanitaria è risultata pari a 131.119 milioni, con una diminuzione dello 0,4% rispetto al 2022. La spesa sanitaria prevista per il 2024, invece, è pari a 138.776 milioni di euro, con un tasso di crescita del 5,8% rispetto all’anno precedente.

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Fonte: DEF 2024

Entrando nel dettaglio delle voci di spesa, l’aumento presentato nel DEF (13,1%) della spesa per l’acquisto diretto di farmaci nel 2023 è verosimilmente dovuto in larga parte a una reale crescita complessiva della spesa (nonostante sia stato influenzato anche dai maggiori costi previsti dalla legislazione vigente per la rideterminazione del tetto di spesa e per l’approvvigionamento di farmaci innovativi).

Inoltre, c’è stata una diminuzione del 5% nella spesa attribuibile ai consumi intermedi diversi dai prodotti farmaceutici. Questo calo è principalmente dovuto alla riduzione dei costi sostenuti nel 2023 per completare la campagna vaccinale e adottare altre misure contro il Covid-19. In secondo luogo, la riduzione di questa componente è stata influenzata dai prezzi delle fonti energetiche, decisamente più contenuti rispetto all’anno precedente.

Ma come si posiziona l’Italia nel panorama internazionale?

Osservando i dati del 2022, sono 13 i Paesi europei che investono in sanità una percentuale del PIL superiore all’Italia, con una differenza che varia dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del PIL) ai +0,3 punti percentuali dell’Islanda (7,1% del PIL).

Secondo un’analisi della Fondazione Gimbe, il confronto con gli Stati membri del G7 sul trend della spesa pubblica nel periodo 2008-2022 è eloquente. Emerge subito come la crisi finanziaria del 2008 non abbia influenzato negativamente la spesa pubblica pro-capite per la sanità nei Paesi industrializzati: dopo il 2008, la tendenza alla crescita è rimasta costante o addirittura ha registrato un aumento significativo. Al contrario, in Italia, il trend si è stabilizzato dal 2008, mantenendo il nostro Paese costantemente in fondo alla classifica. Tuttavia, se nel 2008 le differenze con gli altri paesi erano limitate, con i progressivi tagli degli ultimi 15 anni, oggi queste differenze sono diventate quasi insormontabili. Nel 2008, infatti, tutti i Paesi del G7 spendevano per la spesa pubblica pro capite una somma compresa tra 2.000 e 3.500 dollari e l’Italia si trovava in fondo alla classifica insieme al Giappone.

Nel 2022, mentre la Penisola rimane ultima con una spesa pro capite di 3.255 dollari, la Germania ha più che raddoppiato questa cifra, avvicinandosi ai 7.000 dollari. Durante la pandemia, tutti i membri del G7 hanno aumentato la spesa pubblica pro capite. Tuttavia, l’Italia si posiziona penultima, poco sopra il Giappone. In particolare, dopo l’emergenza Covid-19, il divario con gli altri paesi europei continua a crescere. Infatti, la spesa sanitaria pubblica italiana nel 2022, rispetto al 2019, è aumentata di 625 dollari, quasi la metà di quella francese (1.197) e 2,5 volte in meno di quella tedesca (1.540).

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Fonte: Elaborazione I-Com su dati Gimbe e Ocse Nota: i Paesi confrontati sono quelli dell’area OCSE

In definitiva, i dati presentati invitano a una riflessione su quali strumenti utilizzare per garantire un equilibrio sostenibile tra crescita economica e benessere sociale. Sono, come sempre, necessarie politiche pubbliche mirate, volte a garantire un sistema sanitario efficiente ed efficace che sia in grado di rispondere alle esigenze della popolazione.

Senza dubbio, si evidenzia la possibilità di trarre insegnamenti che permettono uno scambio di best practice, consentendo agli Stati, come l’Italia, di apprendere dagli altri riguardo alle politiche che hanno portato a risultati positivi. I confronti internazionali permettono inoltre di valutare le prestazioni di un paese rispetto agli altri. Questo può essere fatto analizzando indicatori come la spesa sanitaria pro capite o l’aspettativa di vita, mettendo in luce le aree in cui un paese sta facendo progressi o in cui deve migliorare.

Infine è necessario non dimenticare che le crisi globali, come la pandemia che abbiamo appena vissuto, richiedono una risposta coordinata e sinergica a livello internazionale. Confrontando forze e debolezze socio-economiche come anche normative di ogni Stato è possibile trarre insegnamenti che in un futuro potranno essere utili a migliorare la resilienza e la preparazione di fronte a nuove sfide. Questo scambio di conoscenze e la collaborazione internazionale sono fondamentali per affrontare efficacemente le emergenze globali e costruire un futuro più sicuro per ogni cittadino.

 

Nata a Roma nel 1997, Maria Vittoria Di Sangro ha iniziato i propri studi mossa dalla curiosità per le lingue e le culture straniere. Una passione, questa, che l’ha portata a vivere numerose esperienze formative all’estero.