Negli ultimi anni il Sistema Sanitario Nazionale ha dovuto affrontare una crescente pressione a causa dell’aumento della domanda di servizi medici e della limitata disponibilità di risorse. Lunghe liste d’attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici sono diventate una preoccupazione costante per molti cittadini, creando frustrazione e talvolta compromettendo la qualità delle cure ricevute. Per affrontare questa sfida il governo ha recentemente introdotto una serie di misure volte a ridurre significativamente i tempi di attesa nella sanità pubblica.
Secondo i dati Istat e il report “La salute non può attendere”, elaborato da Federconsumatori, nel 2023 e nei primi quattro mesi del 2024 si evidenziano tempi di attesa estremamente lunghi per ottenere prestazioni mediche in quasi tutta la Penisola, accompagnati da una crescente migrazione sanitaria dal Sud verso il Nord in cerca di servizi migliori. A causa di questi ritardi e disservizi, chi può permetterselo si rivolge sempre più spesso alla sanità privata, il cui mercato ha raggiunto i 41 miliardi di euro. Tuttavia, circa 4 milioni di persone sono costrette a rinunciare alle cure a causa dei costi elevati.
Rinuncia alle cure in Italia, 2023 (%)
Fonte: ISTAT
L’analisi dei numeri sulla rinuncia alle cure nel 2023, come riportato nella mappa, mette in evidenza significative disparità regionali e territoriali in Italia. In generale, il dato medio nazionale si attesta al 7,6% ma le differenze tra le regioni sono marcate, riflettendo varie realtà locali e problematiche specifiche.
NORD ITALIA
Le regioni del Nord Italia presentano generalmente tassi di rinuncia alle cure inferiori alla media nazionale. In particolare, la Provincia Autonoma di Bolzano (5,1%) e il Friuli-Venezia Giulia (5,1%) registrano i valori più bassi, indicando una buona accessibilità ai servizi sanitari. Anche il Trentino-Alto Adige (5,3%) e la Provincia Autonoma di Trento (5,4%) seguono questa tendenza positiva. Tuttavia, il Piemonte (8,8%) e la Liguria (7,8%) mostrano tassi più elevati, suggerendo possibili criticità nell’accesso alle cure.
CENTRO ITALIA
Nel Centro Italia si osservano tendenze divergenti. La Toscana (5,6%) e l’Emilia-Romagna (5,8%) hanno tassi di rinuncia alle cure relativamente bassi, segno di un sistema sanitario efficiente. Al contrario, l’Umbria (9,2%) e le Marche (9,7%) presentano valori preoccupanti, superando nettamente la media nazionale. Il Lazio si distingue negativamente con il 10,5%, il tasso più alto della regione centrale, evidenziando gravi problematiche nell’accesso ai servizi sanitari.
SUD ITALIA E ISOLE
Le regioni del Sud e le Isole mostrano una maggiore variabilità nei dati. La Sardegna registra il tasso di rinuncia alle cure più alto in Italia (13,7%), seguita dal Molise (9,0%) e dall’Abruzzo (9,2%). La Puglia (8,4%) e la Calabria (7,3%) si collocano attorno alla media nazionale, mentre la Campania (5,9%) sorprende positivamente con un tasso inferiore rispetto ad altre regioni meridionali.
Migrazione sanitaria in Italia, 2022 (%)
Fonte: ISTAT
I dati sulla migrazione sanitaria mostrano ugualmente una significativa disparità tra le regioni italiane in termini di capacità di attrarre e trattenere risorse economiche. Le regioni del Nord, come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, evidenziano saldi positivi, segno di un sistema sanitario efficiente e attrattivo. Al contrario, molte regioni del Sud e alcune del Centro e delle Isole registrano saldi negativi, riflettendo carenze strutturali che spingono i pazienti a cercare cure altrove. Queste disparità sottolineano la necessità di interventi mirati per migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi sanitari nelle aree più svantaggiate.
Saldo migratorio 2023, milioni di euro
Fonte: Federconsumatori
Anche gli ultimi dati sui tempi massimi rilevati per le visite specialistiche e gli esami diagnostici in Italia segnalano gravi ritardi che compromettono l’accesso tempestivo alle cure. Ad esempio, l’attesa per una visita endocrinologica e gastroenterologica supera i 600 giorni, mentre per una visita oculistica è di 677 giorni. Anche per esami diagnostici cruciali come la mammografia bilaterale e la colonscopia totale i tempi d’attesa sono rispettivamente di 482 e 645 giorni. Questi ritardi rappresentano un problema serio per la salute pubblica, poiché ritardano diagnosi e trattamenti cruciali, aumentando il rischio di complicazioni e peggiorando la qualità della vita dei pazienti.
Visite specialistiche. Tempi di attesa massimi rilevati (giorni), 2023
Fonte: Federconsumatori
Esami diagnostici. Tempi di attesa massimi rilevati (giorni), 2023
Fonte: Federconsumatori
IL NUOVO DECRETO
Per affrontare queste criticità il consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto legge, accompagnato da un disegno di legge, volto a ridurre drasticamente i tempi di attesa per le visite specialistiche e gli esami diagnostici. Queste misure legislative, contenute in 8 articoli, sono state concepite per migliorare l’accesso ai servizi sanitari e garantire una tempestiva erogazione delle cure, rispondendo così alle urgenti necessità dei pazienti.
L’istituzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa
La nuova disposizione istituisce la Piattaforma nazionale delle liste di attesa, ospitata presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas), come parte del potenziamento del Portale della Trasparenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo strumento faciliterà il coordinamento con le piattaforme regionali delle liste di attesa e autorizzerà Agenas al trattamento dei dati personali necessari. I dati provenienti dalla tessera sanitaria saranno condivisi con il ministero della salute e l’Agenas, comprendendo informazioni sulle ricette dematerializzate e la spesa sanitaria. Linee guida nazionali garantiranno l’interoperabilità tra la Piattaforma nazionale e quelle regionali delle liste d’attesa.
La Piattaforma utilizzerà un Modello nazionale di classificazione e stratificazione della popolazione (Mcs) per monitorare e sviluppare strategie di medicina preventiva. Il suo obiettivo principale sarà garantire un efficace monitoraggio delle liste d’attesa, orientando la programmazione e monitorando tempi di attesa e risorse disponibili. Inoltre, Agenas sarà in grado di verificare il corretto funzionamento delle liste d’attesa attraverso audit presso le aziende sanitarie responsabili.
Nasce l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria
Viene istituito presso il Ministero della salute l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, che subentra nel supporto tecnico al Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria. Questo organismo si occupa di vigilare sul rispetto dei criteri di efficienza e di appropriatezza nell’erogazione dei servizi sanitari, oltre a gestire le liste d’attesa. L’osservatorio avrà il compito di svolgere verifiche presso aziende sanitarie locali, ospedaliere e privati accreditati, monitorando il corretto funzionamento delle liste d’attesa. Potrà avvalersi dei dati della Piattaforma nazionale e condurre audit per riscontrare disfunzioni. Inoltre, l’osservatorio è autorizzato ad accedere a strutture sanitarie pubbliche e private per analizzare eventuali irregolarità segnalate dai cittadini, dagli enti locali e dalle associazioni di categoria utenti. I risultati delle verifiche costituiranno base per l’applicazione di misure sanzionatorie o premiali a livello regionale o aziendale.
Un miglioramento del Sistema di prenotazione delle prestazioni sanitarie
L’estensione dell’afferenza al CUP (Centro unico di prenotazione) regionale o infra-regionale coinvolgerà non solo gli erogatori pubblici ma anche quelli privati accreditati. Gli accordi contrattuali privati senza collegamento con il CUP pubblico saranno considerati nulli, mentre viene introdotta una forma di premialità per gli erogatori privati che adottano soluzioni digitali per la prenotazione. Si incoraggia l’uso di soluzioni digitali da parte delle regioni e delle province autonome per la prenotazione e il pagamento del ticket. Il CUP attiverà un sistema di disdetta delle prenotazioni e ottimizzerà le agende secondo linee guida nazionali. Sono previste sanzioni per l’inadempienza contrattuale nello sviluppo del Centro unico di prenotazione. Viene garantito il rispetto delle prenotazioni e previsto il pagamento per le prestazioni non usufruite senza giustificata disdetta. Si assicura l’accesso alle prestazioni per patologie croniche attraverso agende dedicate e si vieta alle aziende sanitarie di sospendere o chiudere le attività di prenotazione. Se i tempi previsti per le prestazioni non possono essere rispettati, si garantirà l’erogazione utilizzando l’attività libero-professionale intramuraria o il sistema privato accreditato.
La riduzione dei tempi delle liste d’attesa
Per ridurre i tempi delle liste d’attesa ed evitare degenze prolungate, le visite diagnostiche e specialistiche saranno effettuate anche nei giorni di sabato e domenica, con possibilità di prolungare la fascia oraria. I direttori regionali della sanità monitoreranno l’applicazione di questa disposizione e trasmetteranno un report al ministero della salute. Le attività svolte in questi giorni influenzeranno le valutazioni sanzionatorie e premiali nei confronti dei direttori regionali. Inoltre, in ogni azienda sanitaria e ospedaliera deve essere garantito un equilibrato rapporto tra attività istituzionale e attività libero-professionale. È vietato che l’attività libero-professionale comporti un volume di prestazioni superiore a quello per i compiti istituzionali. La direzione generale aziendale verificherà l’attività libero-professionale e potrà sospendere il diritto all’attività in caso di irregolarità.
Aumenta la spesa per il personale del SSN
Dal 2024 i valori della spesa per il personale delle aziende e degli enti del SSN autorizzati per il 2023 verranno incrementati annualmente a livello regionale. Questo aumento sarà pari al 10% dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto all’anno precedente, con la possibilità, su richiesta della regione, di un ulteriore incremento fino al 5%, per un totale massimo del 15% dell’incremento del fondo sanitario regionale. Tuttavia, ciò deve avvenire nel rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del Servizio sanitario regionale e compatibilmente con la programmazione regionale sulle assunzioni. Dal 2025, le regioni definiranno una metodologia per determinare il fabbisogno di personale degli enti del SSN che sarà utilizzato per stabilire la spesa per il personale delle aziende sanitarie regionali. Seguendo questa metodologia, le regioni predisporranno un piano triennale dei fabbisogni per il servizio sanitario regionale, approvato con decreto ministeriale.
Un piano d’azione per le regioni nel Programma Nazionale Equità nella Salute
La disposizione prevede l’adozione di un piano d’azione per le regioni coinvolte nel Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027. Il piano, nell’ambito delle risorse disponibili, individuerà strategie per rafforzare la capacità di erogazione dei servizi sanitari e aumentare l’utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio. In particolare, si concentrerà su investimenti nelle infrastrutture tecnologiche per erogare servizi sanitari e sociosanitari, soprattutto a domicilio o in ambito ambulatoriale. Verranno potenziati i dipartimenti di salute mentale, i consultori familiari e i punti per gli screening oncologici tramite adeguamenti infrastrutturali e investimenti tecnologici. Saranno aggiornate le attrezzature informatiche, tecnologiche e diagnostiche per migliorare l’erogazione dei servizi sanitari e sociosanitari. La formazione degli operatori sanitari sarà potenziata per la sperimentazione di progetti terapeutici riabilitativi personalizzati nei dipartimenti di salute mentale, per modelli organizzativi e percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali nei consultori familiari e per l’integrazione e l’aggiornamento delle liste anagrafiche per gli inviti ai test di screening. Infine, si sperimenteranno modelli organizzativi per migliorare l’organizzazione dei servizi di screening.
Incentivi per il personale medico
Per incentivare i medici si propone l’introduzione di un’imposta sostitutiva del 15% sulle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale della dirigenza medica. Questi compensi non saranno considerati per il calcolo dell’esonero contributivo previsto dalla legge n. 213 del 30 dicembre 2023.
CONCLUSIONI
La situazione attuale del Sistema Sanitario Nazionale richiede interventi urgenti e mirati per affrontare le crescenti sfide legate alle lunghe liste di attesa e alla migrazione sanitaria. L’analisi dei dati recenti evidenzia un quadro allarmante, con tempi di attesa e tassi di rinuncia alle cure che variano significativamente tra le diverse regioni italiane.
Le nuove misure legislative presentate mirano a migliorare l’accesso ai servizi sanitari e a garantire una tempestiva erogazione delle cure. L’istituzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa e dell’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria rappresentano passi fondamentali verso una maggiore trasparenza e controllo sull’efficienza del sistema.
Inoltre, la definizione di un piano d’azione per le regioni coinvolte nel Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027 punta a potenziare l’offerta assistenziale e a promuovere l’utilizzo dei servizi sanitari sul territorio, con particolare attenzione alla digitalizzazione e alla formazione degli operatori sanitari.
L’introduzione di un’imposta sostitutiva per incentivare il personale medico è un ulteriore passo verso il miglioramento del sistema, garantendo nel contempo l’equilibrio economico e finanziario.
Tuttavia, affinché queste misure possano realmente portare benefici tangibili ai cittadini, sarà essenziale monitorarne attentamente l’attuazione e assicurare un coordinamento efficace tra le varie istituzioni coinvolte.
Il nuovo decreto legislativo rappresenta un importante passo avanti nella riforma del sistema sanitario nazionale, ma sarà fondamentale continuare a lavorare per garantire un’assistenza sanitaria efficiente, equa e accessibile a tutti i cittadini italiani.