Protezionismo digitale e sfide globali

Il ministro dello sviluppo economico francese Arnaud Montebourg si è opposto alla proposta di acquisto del 75% della piattaforma Dailymotion avanzata da parte di Yahoo!, 12° sito mondiale di video-sharing, con un valore di circa 228 milioni di euro. La decisione ha per altro provocato una spaccatura in seno allo stesso governo francese. Il ministro dell’economia digitale Fleur Pellerin si è detta in disaccordo con il collega, mentre il ministro dell’economia, Pierre Moscovici, ha detto di essersi disinteressato dell’argomento. La questione resta ancora aperta. Molti hanno visto nel possibile veto all’operazione l’ennesimo episodio della difesa francese della “diversità culturale” (si veda per altro il Rapporto Lescure, appena pubblicato). Probabilmente è così e ci si deve allora chiedere quale senso abbiano ancora le battaglie a difesa dei player nazionali nel mercato dei media globali. Ma soprattutto ci si deve chiedere se questo tipo di azioni protettive (protezionistiche?) possano davvero essere utili all’industria europea, o se non ci si debba piuttosto porre il problema delle ragioni dell’incapacità del vecchio continente di sviluppare le competenze per creare campioni dell’industria dei media, della tecnologia e della comunicazione in grado di concorrere a livello globale.

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