L’innovazione in oncologia: l’impatto dei nuovi farmaci su pazienti e SSN

Immagine per blogL’XI giornata nazionale del malato oncologico, organizzata dalla FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), svoltasi a Roma dal 12 al 15 maggio, ha rappresentato l’occasione ideale per riflettere sull’impatto che i farmaci innovativi stanno avendo sia nella vita dei malati oncologici, sia nella gestione delle risorse del nostro SSN.

I malati oncologici in Italia: secondo quanto riportato dall’8° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato giovedì 12 maggio 2016 nella Biblioteca del Senato della Repubblica, nel 2015 sono stati diagnosticati 366.000 nuovi casi di tumore e 175.000 decessi, mentre i pazienti oncologici in cura sono stati circa 3 milioni (dato Airtum, vedi figura). Sebbene sia sostanzialmente presente un aumento della incidenza di tutte le forme tumorali, stiamo contemporaneamente assistendo ad un aumento degli anni di sopravvivenza dopo la diagnosi: il 27% dei pazienti (20% degli uomini e 33% delle donne) può essere definito “già guarito”, mentre il 60% dei soggetti a cui è stato diagnosticato un tumore ha avuto la diagnosi da oltre 5 anni. La sopravvivenza a 5 anni risulta inoltre migliorata del 18% tra il 2005 ed il 2009, essendo passata dal 39% nel 1990-1992 al 57% nel 2005-2007, ottenendo buoni risultati soprattutto nel cancro della mammella, della prostata e del colon-retto.

I costi dei trattamenti oncologici: la spesa per i medicinali oncologici ha registrato una crescita importante, passando da circa 1 miliardo di euro nel 2007 a ben 2 miliardi e 900 milioni nel 2014. La media dei costi di trattamento è aumentata a partire dal 1995, infatti il costo giornaliero medio di un antineoplastico è passato da 42,20 euro (1995-1999) a 203,47 euro (2010-2014), mentre il costo medio di una terapia farmacologica complessiva è passata da 3.853 euro nel periodo 1995-1999, a 25.675 euro nel periodo 2005-2009, fino ad arrivare a 44.900 euro durante il periodo 2010-2014.

Accesso alle cure e all’assistenza domiciliare: nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2013, i pazienti oncologici italiani hanno dovuto aspettare circa 427 giorni per accedere ai nuovi farmaci, contro i 109 del Regno Unito, i 364 della Francia e gli 80 della Germania, con ulteriori differenze regionali. Il rapporto riporta inoltre che “l’attivazione dell’assistenza domiciliare contestualmente alle dimissioni viene effettuata solamente per il 48,1% dei pazienti, per il restante 51,9% provvedono di fatto i familiari” e spesso la famiglia non riesce più a compensare le carenze del sistema.

Il punto di vista dei pazienti: il 35,2% dei pazienti italiani pensa che la disponibilità di farmaci garantiti dal SSN sia insufficiente, il 53,8% dei pazienti pensa che avere a disposizione terapie innovative personalizzate rappresenti una priorità, il 78,8% pensa che “troppi farmaci per patologie gravi siano a carico dei pazienti” e l’83% che il ticket penalizzi i malati, mentre il 75,7% dei caregiver evidenzia la presenza di disparità a livello territoriale ed il 74,4% lamenta la presenza di vincoli economici alla messa a disposizione delle cure innovative.

L’attuale propensione a considerare il “tumore” sinonimo di “morte” inizia finalmente a perdere terreno grazie al continuo arrivo di nuove terapie e, secondo quanto riportato dalla FAVO, “complessivamente, un malato di cancro su quattro può considerarsi guarito a tutti gli effetti.”[1] L’invecchiamento della popolazione e lo stile di vita moderno, l’aumento della sopravvivenza ottenuta grazie all’utilizzo dei nuovi farmaci e dunque la cronicizzazione delle patologie, il costo dei medicinali innovativi, costituiscono i fattori che, integrandosi tra loro, stanno dando origine ad una popolazione italiana malata, che rimane tale per più tempo e che si traduce in costi unitari elevati e crescenti. L’arrivo delle nuove soluzioni terapeutiche, di indubbio valore per i pazienti, sembrerebbe quindi aver dato origine ad una situazione particolare dalla quale non è possibile liberarsi senza un profondo cambiamento culturale e di gestione della spesa, che spesso continua a basarsi ancora su principi che appaiono ormai obsoleti e anacronistici. Appare chiaro che l’arrivo dei farmaci innovativi stia cambiando profondamente le dinamiche a cui invece medici e pazienti sono abituati, e per tale motivo è necessario puntare maggiormente sull’empowerment dei cittadini, su una nuova cultura della classe dirigenziale e, di conseguenza, su una gestione delle risorse lungimirante, il cui fine ultimo non sia quello di ottenere risparmi nel breve periodo.

 

 

 


[1] FAVO, XI Giornata nazionale del malato oncologico, 2016

 

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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