Ecco come l’innovazione farmaceutica contribuisce a migliorare la qualità della vita


Articolo
Cinzia Aru

L’innovazione farmaceutica ha permesso di ridurre la mortalità dovuta a importanti patologie, ad esempio rendendo curabile l’epatite C e consentendo la cronicizzazione di patologie ritenute in precedenza mortali, come il cancro.

La gestione di una popolazione più anziana, non di rado affetta da cronicità e polimorbida, ha dunque portato alla somministrazione di numerosi trattamenti sul lungo periodo, la cui efficacia dipende sempre più dall’aderenza alle prescrizioni da parte del paziente.

Il ruolo svolto dall’aderenza terapeutica nel contesto odierno costituisce uno dei punti su cui si basa lo studio I-Com dal titolo “Inside Out. L’impatto dell’innovazione farmaceutica su spesa sanitaria e costi sociali e previdenziali“, di cui si è parlato lo scorso 27 giugno a Roma (qui le foto di chi ha partecipato all’iniziativa e qui le video-interviste).

Lo studio I-Com evidenzia come, col passare del tempo, sia stato possibile passare dall’uso delle fonti naturali alla produzione dei principi attivi tramite sintesi chimica, per poi giungere alle biotecnologie e alle terapie avanzate.

Il testo riporta la descrizione di numerose terapie che hanno fatto e stanno facendo la differenza nel trattamento di importanti patologie, quali l’epatite C, l’infezione da HIV e il cancro. In particolare vengono riportati, a titolo esemplificativo:

  • l’utilizzo di ipilimumab nel melanoma metastatico;
  • la terapia a base di cellule CAR (Chimeric Antigenic Receptor) -T in caso di leucemia linfoblastica acuta refrattaria alle terapie convenzionali;
  • l’uso dei farmaci Antivirali ad Azione Diretta nel trattamento dell’epatite C cronica;
  • il ricorso ai vari farmaci usati nel trattamento dell’infezione da HIV, con i quali è divenuto possibile ridurre la trasmissione del virus e rallentare la progressione della patologia, in grado di determinare l’insorgenza della “Sindrome da immunodeficienza
    acquisita”, nota come AIDS (Acquired Immune Deficiency Sindrome):  inibitori della trascrittasi (RTI), suddivisi in nucleosidici (NRTI) e non nucleosidici (NNRTI); inibitori della proteasi (IP); l inibitori di fusione (IF); inibitori dell’integrasi (INSTI); inibitori del co-recettore CCR5.

L’innovazione farmaceutica ha dunque consentito a medici e pazienti di ottenere una maggiore sopravvivenza e di spostare l’attenzione delle ricerche verso il raggiungimento di una migliore qualità della vita. Il ricorso a trattamenti di lungo periodo, indispensabili per la cura delle cronicità, è fondamentale per il raggiungimento di questo obiettivo, realizzabile soltanto attraverso una elevata aderenza terapeutica.

L’arrivo di principi attivi caratterizzati da una maggiore durata d’azione e dal ricorso ad una differente via di somministrazione consente di diminuire il numero di somministrazioni e di facilitare le stesse, aumentando quindi l’aderenza terapeutica. I-Com riporta dunque il ricorso ai Long Acting Injectables nella schizofrenia ed il passaggio dalla somministrazione endovena a quella sottocute degli anticorpi monoclonali in caso di carcinoma mammario e linfoma non Hodgkin.

Lo studio evidenzia che l’innovazione in campo farmaceutico esiste ed è in costante crescita. Allo stesso tempo la presenza di una popolazione affetta da cronicità e spesso polimorbida sta rendendo evidente la necessità di ricorrere a nuovi principi attivi ma anche a differenti formulazioni di principi attivi già conosciuti. La definizione di “innovatività” dovrebbe dunque tener conto anche di questi aspetti, fondamentali per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

 

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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