Il presente e il futuro della fibra. Il punto sull’Italia nel contesto globale


Articolo
Silvia Compagnucci

La disponibilità di servizi digitali sempre più sofisticati è in grado di disegnare un mondo nuovo in cui le tradizionali attività lasciano il posto all’innovazione. Per cavalcare l’onda della digitalizzazione e godere a pieno dei benefici che ad essa si accompagnano, è tuttavia indispensabile assicurare la disponibilità di reti performanti e capaci di traghettare la società nel futuro.

Guardando al futuro, non c’è dubbio che i servizi digitali viaggeranno su reti 5G e su reti in fibra, tecnologie che sempre più si integreranno offrendo standard di qualità elevati e grande affidabilità. Se questa sarà la direzione, a che punto siamo con lo sviluppo della fibra nel mondo, in Europa e soprattutto in Italia? A fornire interessanti previsioni sul futuro è lo studio Idate DigiWorld (qui l’approfondimento sul Corriere delle Comunicazioni diretto da Gildo Campesato) secondo cui nel 2022 gli abbonamenti Ftth/b rappresenteranno il 49% dell’intero mercato globale della banda larga con una crescita media annuale di circa il 13% fino al 2022. Se questo sarà il trend di crescita della fibra, dal punto di vista delle coperture, a guidare la classifica mondiale è l’Asia, che si presenta come l’area del mondo con più connessioni Ftth realizzate. Anche in Europa l’Ftth supera l’Fttb mentre l’Europa orientale continua a puntare prevalentemente sull’Fttb. A livello generale e, dunque, con riguardo all’Fttx (che comprende le diverse architetture in questo settore), Idate evidenzia come l’Europa si stia sempre più concentrando sullo sviluppo di reti in fibra, oggetto di abbonamento per il 35% delle famiglie europee. Se è incoraggiante il trend di crescita europeo, non può sfuggire come la percentuale di abbonamenti in fibra raggiunga circa il 70% negli Stati Uniti e superi il 70% nella maggior parte dei paesi dell’Apac, a dimostrazione degli enormi margini di miglioramento esistenti.

In questa corsa verso la fibra l’Italia a che punto si trova? Per anni il nostro Paese ha scontato un grave ritardo nello sviluppo delle infrastrutture fisse occupando le ultime posizioni nella classifica europea. La definizione della Strategia nazionale per lo sviluppo della banda ultra larga del 2015 cui ha fatto seguito l’indizione delle gare per le aree a fallimento di mercato e l’aggiudicazione delle stesse ad Open Fiber, ha favorito un clima di fiducia che ha incentivato gli operatori ad investire ingenti risorse nello sviluppo delle reti. La copertura NGA – che comprende FTTH, FTTB, Docsis 3.0, VDSL – in Italia ha raggiunto l’86,8% secondo i dati Digital Agenda Scoreboard, con una percentuale di copertura che è praticamente raddoppiata, passando dal 43,8% del 2015 all’86,8%, con un incremento di ben 43 p.p. Un’accelerazione straordinaria che si sostanzia in un incremento nei cinque anni di oltre l’800% a fronte di tassi che non vanno oltre il 224% della Francia. Meno entusiasmante la performance italiana se guardiamo alla copertura FTTP, rispetto alla quale l’Italia è ancora in ritardo nel confronto europeo, con una percentuale che si ferma al 21,7%, a distanza siderale dai best performers europei Portogallo, Lettonia e Lituania con coperture pari all’89,4%, 85,3% ed 81,6%. Ancor più preoccupante la performance del nostro Paese lato domanda ove si consideri che la percentuale di connessioni in fibra sul totale delle connessioni broadband in Italia non va oltre il 3,4%, ben lontana dalla performance dei Paesi in vetta alla classifica – Lituania, Lettonia e Svezia – che registrano rispettivamente il 70,8%, 64,6% e 61,8% di connessioni in fibra.

È chiaro dunque che molto è stato fatto, che gli enormi sforzi degli operatori, uniti alla disponibilità – finalmente – di un Piano chiaro che fissa obiettivi e procedure stanno consentendo all’Italia di recuperare posizioni a livello europeo ma è anche vero che il resto d’Europa e del mondo sta viaggiando a velocità stratosferiche. È fondamentale dunque che questo processo virtuoso continui, ed anzi che si rafforzi: innanzitutto attraverso la semplificazione di tutte le infinite procedure indispensabili per procedere alla posa della fibra. E poi ancora tramite la previsione di forme di incentivazione degli ulteriori investimenti indispensabili per ampliare le coperture e realizzare gli ambiziosi obiettivi che l’Unione ma anche la politica italiana si è prefissata. E infine con la messa in campo di ogni iniziativa ed azione utile ad accelerare il processo di maturazione della domanda.

Se infatti la Strategia nazionale per la banda ultra larga sta dando i suoi frutti, la Strategia per la crescita digitale continua ad arrancare: il nostro Paese vuole vincere le sfide del futuro ma per questo deve ora concentrarsi sul completamento delle coperture in fibra e sulla presenza di una domanda sufficientemente matura da comprendere i vantaggi connessi alla digitalizzazione.

Per tutti gli approfondimenti sul tema, si può consultare e scaricare a questo link l’ultimo rapporto su reti e servizi di nuova generazione in Italia curato dall’Istituto per la Competitività.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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