E’ ancora Tokyo la città più sicura del mondo. La classifica stilata dall’Economist


Articolo
Giulia Palocci
Tokyo

E’ Tokyo la città più sicura al mondo. Con quasi quattordici milioni di abitanti, la capitale giapponese ha ottenuto per il terzo anno consecutivo la medaglia d’oro del Safe cities index 2019, la classifica che l’Intelligence unit del noto settimanale inglese The Economist stila ogni anno a partire dal 2015. Sul podio anche Singapore e Osaka, rispettivamente al secondo e terzo posto con un punteggio di 91,5 e 90,9. Mentre la prima città europea della lista è Amsterdam, quarta in classifica con 88 punti. La performance italiana non è delle più soddisfacenti. Milano e Roma non sono riuscite neppure ad accaparrarsi un posto nella top 20 e hanno fatto poco meglio della media dei Paesi considerati, che si attesta a 71,2: il capoluogo lombardo e la capitale si sono collocate rispettivamente al ventinovesimo e al trentesimo posto. Il più basso livello di sicurezza è stato registrato invece a Caracas, in Venezuela, e a Lagos, in Nigeria.

ECCO COSA RENDE LE CITTA’ PIU’ O MENO SICURE

Ma cosa intende l’indagine per città sicura? E quali sono gli elementi che rendono tale un centro urbano? Secondo il rapporto, il 56% della popolazione mondiale vive in grandi agglomerati. Una percentuale che entro il 2050 si stima arriverà a sfiorare il 70%. Fenomeno radicato soprattutto nei Paesi sviluppati che necessita, ovviamente, di essere governato adeguatamente per limitarne le ripercussioni negative. Dall’altro lato sono molte le opportunità che l’urbanizzazione offre: se gestita efficacemente, può rappresentare un’occasione che i Paesi in via di sviluppo potrebbero sfruttare per mettersi al pari delle economie più avanzate. L’indice elaborato dall’Economist prende in considerazione le molteplici sfaccettature della sicurezza urbana, i suoi punti di forza e quelli di debolezza, e si basa su quattro categorie di indicatori: la sicurezza personale, digitale, sanitaria e delle infrastrutture. All’interno di ognuna sono compresi una serie di input e output, dove i primi indicano le politiche adottate mentre i secondi misurano i risultati ottenuti (e quindi quanto effettivamente una città sia sicura).

LA CLASSIFICA PER SETTORI

Nello specifico le realtà urbane che offrono un maggior livello di sicurezza digitale sono Tokyo, Singapore, Chicago, Washington DC, Los Angeles e San Francisco. Ma cosa hanno in comune? In tutti i casi è stato registrato un alto punteggio nei vari indicatori di input. Dalla consapevolezza dei cittadini delle minacce digitali al livello di tecnologia impiegato, dalla formazione di team impegnati in progetti di cybersecurity alla realizzazione di partnership pubblico-private nel settore. Tutti punti di forza che hanno permesso a queste realtà di  mantenere bassi i rischi di attacchi informatici attraverso virus e malware (qui un nostro articolo sul tema della cybersecurity). Condividono un alto punteggio per l’accesso ai servizi sanitari, la sicurezza del cibo, dell’acqua e dell’aria Osaka, Tokyo, Seoul, Amsterdam e Stoccolma. Infine, è Singapore la città che domina le ultime due graduatorie, quella delle infrastrutture e della sicurezza personale. Nel primo caso è seguita da Osaka, Barcellona Tokyo e Madrid, nel secondo da Copenhagen, Hong Kong, Tokyo e Wellington.

LE (UTILI) LEZIONI PER LA SICUREZZA URBANA

Il rapporto sottolinea come la sicurezza urbana sia indivisibile nel senso che i vari aspetti che concorrono a garantirla risultano essere profondamente collegati tra loro. E’ raro il caso di un Paese che fa estremamente bene in un settore e poi è carente in un altro. Gli investimenti tecnologici per le infrastrutture, ad esempio, possono portare benefici per la salute, mentre una maggiore sicurezza informatica assicurerà la capacità della città di fornire ogni tipo di protezione, non solo quella dei sistemi digitali. Un’evidenza non ancora ampiamente compresa come confermato da Gregory Falco, ricercatore che si occupa di cybersecurity all’università di Stanford, che ha osservato come “la sicurezza personale e quella digitale siano strettamente intrecciate. Nonostante questo, è difficile sia per i cittadini sia per i decisori pubblici allineare le due cose“. Inoltre, inevitabilmente, le risorse economiche e finanziarie a disposizione influiscono sulla performance dei singoli attori: i risultati dell’indice e la classifica elaborata rispecchiano prevalentemente il reddito medio delle città prese in considerazione. Ai primi posti le più ricche, poi le altre. Allo stesso modo però conta anche la trasparenza. Secondo il direttore dell’Urban health resource centre Siddharth Agarwalil buon governo è più importante della ricchezza aggregata per migliorare la distribuzione equa di tutti i beni e servizi pubblici come, ad esempio, la sicurezza sanitaria“. Ed è proprio nelle realtà in cui la governance è efficiente e la classe dirigente più responsabile che è stato ottenuto un punteggo più alto.

Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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