Tracciamento digitale, a che punto siamo


Articolo
Domenico Salerno
immuni

Nelle ultime settimane noi dell’Istituto per la Competitività abbiamo affrontato già in un nostro precedente articolo la tematica del contact tracing e in particolare dell’app Immuni: lo strumento individuato dal governo Italiano per mappare lo spostamento dei cittadini al termine del lockdown. L’applicazione, in corso di sviluppo da parte della software house milanese Bending Spoons, ha suscitato numerose reazioni avverse sia da parte di esponenti politici che di esperti del settore. Al centro del dibattito, come accade spesso quando si tratta di tematiche relative al digitale, c’è la tutela della privacy. Se da un lato quasi tutti possono dirsi d’accordo sull’importanza di tracciare gli spostamenti dei contagiati per prevenire l’insorgere di nuovi focolai, dall’altro la paura che le informazioni personali degli individui vengano analizzate e utilizzate per scopi diversi dalla tutela della salute pubblica è molto forte.

Lo scorso 29 aprile il Garante della Privacy ha finalmente espresso un parere (su richiesta dalla presidenza del Consiglio dei Ministri) circa una proposta normativa per il “tracciamento dei contatti fra soggetti mediante apposita applicazione su dispositivi di telefonia mobile” sdoganando di fatto la diffusione dell’app Immuni. In particolare il Garante ha precisato che il titolare del trattamento dei dati deve essere il ministero della Salute e che l’utilizzo deve essere su base volontaria. Nel documento viene inoltre sottolineata l’importanza dell’anonimato degli utilizzatori e della finalità sanitaria dell’utilizzo dei dati raccolti, stabilendo inoltre che il mancato utilizzo dell’applicazione non possa comportare conseguenze sull’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini. Quest’ultimo tema è stato uno dei più dibattuti, da più fronti infatti si sono espresse perplessità circa un obbligo de facto di utilizzare l’app dettato dall’impossibilità di accedere a servizi fondamentali (come avviene in Cina).

La risposta del Governo al parere del Garante non si è fatta attendere a lungo: il 30 aprile è stato emanato il Dl 28 contenente “Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l’introduzione del sistema di allerta Covid-19”. Nel decreto legge è stata fornita la cornice regolamentare necessaria al lancio dell’app Immuni che, secondo quanto dichiarato dal commissario Domenico Arcuri in conferenza stampa il 6 maggio, dovrebbe essere pronta ad essere utilizzata entro fine maggio.

Nell’attesa che l’applicazione venga lanciata, un’indagine di Altroconsumo ha fotografato le sensazioni degli italiani riguardo i sistemi di contact tracing, intervistando 1132 individui di età compresa tra i 18 e i 74 anni. Dallo studio è emerso che il 40% dei partecipanti usa attualmente app anti Covid che richiedono l’utilizzo di dati personali e che il 28% ha acconsentito alla geolocalizzazione del proprio device.

Direttore Area Digitale dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nato ad Avellino nel 1990. Ha conseguito una laurea triennale in “Economia e gestione delle aziende e dei servizi sanitari” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e successivamente una laurea magistrale in “International Management” presso la LUISS Guido Carli. Al termine del percorso accademico ha frequentato un master in “Export Management & International Business” presso la business school del Sole 24 Ore.

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