Più investimenti in cyber security per la pubblica amministrazione. Il monitoraggio dell’Agid


Articolo
Maria Rosaria Della Porta
pubblica amministrazione

Interagire con la pubblica amministrazione tramite il canale digitale è un fattore importantissimo, che non solo permette di accelerare i processi di trasparenza e partecipazione e di consentire un dialogo efficace con i cittadini, ma che incide anche sullo sviluppo economico di un Paese.

Di conseguenza, incrementare il livello di sicurezza informatica dei portali istituzionali della pubblica amministrazione e garantire disponibilità, integrità e riservatezza delle informazioni è un presupposto fondamentale per aumentare la fiducia dei cittadini nei servizi digitali erogati dall’apparato pubblico e per dare una forte spinta all’e-goverment.

Purtroppo, però, i siti della pubblica amministrazione italiana sono spesso insicuri e bersaglio di attacchi cibernetici che espongono i dati dei cittadini e i servizi che offrono a rischi di sicurezza elevati. A rivelarlo è l’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid), che ha effettuato nelle prime settimane di dicembre 2020 un monitoraggio sul corretto utilizzo del protocollo HTTPS e dei livelli di aggiornamento delle versioni dei CMS (Content Management System) nei portali istituzionali.

Dei 20.018 domini sottoposti a controllo relativamente al protocollo HTTPS, solo il 9% risulta essere sufficientemente sicuro. Il 67% presenta, invece, gravi problemi di sicurezza. Inoltre, il 22% dei portali è mal configurato e il 2% risulta senza HTTPS abilitato, che costituisce, invece, un prerequisito di base per una connessione sicura.

Sul fronte del monitoraggio delle versioni dei CMS, solo il 13,7% dei portali istituzionali ne utilizza uno aggiornato all’ultima versione disponibile. Il 23,1 utilizza una versione non aggiornata mentre per il 12,9% dei siti della pubblica amministrazione la configurazione è tale da non rendere possibile il rilevamento della versione.

Dunque, la scarsa sicurezza e la vulnerabilità dei siti degli uffici pubblici italiani è un problema molto serio. Si pensi a un attacco informatico mirato a rubare dati e informazioni personali dei cittadini oppure a paralizzare i servizi erogati per via telematica. Pertanto, il nostro Paese deve investire maggiormente nella cyber security e devono essere incrementate anche le competenze digitali dei dipendenti pubblici se si vuole andare nella direzione di una vera e propria trasformazione digitale.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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