Il piano di Confindustria Piemonte per tornare a crescere


Articolo
Thomas Osborn
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In attesa di nuovi sviluppi sulla programmazione e la gestione del Recovery Plan, i vertici di Confindustria Piemonte, con il presidente Marco Gay, hanno presentato un piano industriale al Consiglio regionale e al presidente Alberto Cirio con l’intento di continuare il percorso di confronto e condivisione iniziato a settembre 2020. Con un’analisi che vuole essere anche uno strumento di lavoro da integrare con le indicazioni dell’Unione europea sui filoni prioritari di sviluppo e finanziamento, Confindustria ha dichiarato un obiettivo chiaro e ambizioso per il Piemonte: tornare a crescere del 3% l’anno e aumentare il Prodotto interno lordo regionale di circa 42 miliardi.

I DATI E LE CONSEGUENZE DEL COVID

In occasione della presentazione del Piano, che si è svolta lo scorso 23 febbraio, Confindustria Piemonte ha riportato i dati dell’economia regionale degli ultimi dieci anni, con un focus inevitabile sugli ingenti danni provocanti dalla pandemia da Covid-19. Quest’ultima ha ridotto di 11 miliardi il Pil regionale, facendo ulteriormente allargare il divario con le altre regioni industriali europee comparabili. Nel decennio considerato (2008-2012) lo sviluppo del Piemonte è stato caratterizzato da un basso dinamismo, con investimenti privati nella media europea delle regioni industrializzate (tra il 20 e il 22% del Pil) e un calo sostanziale di circa 3,9 miliardi annui in investimenti pubblici. Questi si sono assestati intorno al 2,7% del Pil nel 2018, ossia l’1% in meno rispetto alla media nazionale (3,7%) e l’1,8% in meno rispetto a quella europea (4,5%).

Confindustria ha sottolineato la necessita di far crescere il Pil del Piemonte di circa 3 punti percentuali all’anno per i prossimi 10 anni, in modo da colmare il gap esistente e produrre un aumento della ricchezza regionale di circa 42 miliardi di euro (ovvero +7.000 euro pro capite).

IL PIANO INDUSTRIALE

Il piano industriale si presenta come un “open plan” da integrare e aggiornare periodicamente orientato alle sfide e ai finanziamenti che coinvolgeranno il Piemonte nei prossimi mesi, a cominciare dai fondi europei. Tra le risorse del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e quelle del Next Generation Eu, in Piemonte è previsto l’arrivo di circa 16 miliardi di euro, una leva strategica di sviluppo decisiva per l’intera economia regionale. Entro aprile il governo di Mario Draghi dovrà mandare all’Ue il Piano di investimenti, mentre il presidente Cirio ha dichiarato di voler presentare le linee di indirizzo per la propria regione già entro marzo. In quest’ottica Cirio ha sottolineato l’importanza della massima collaborazione tra la regione, le parti sociali e il tessuto industriale, con il Piano industriale di Confindustria che rappresenta un altro tassello in questa direzione: “La programmazione europea ha sempre avuto un Piano di sviluppo rurale, ma non un Piano di sviluppo industriale. La conseguenza è che ogni settore, agricoltura, industria, artigianato, è rimasto in compartimenti stagni. Per questo il lavoro che Confindustria ci ha presentato, concreto e ingegneristico, è prezioso”.

I SETTORI STRATEGICI INDIVIDUATI DA CONFINDUSTRIA

In modo da stimolare una crescita del 3% e colmare il divario con il resto d’Europa, Confindustria ha individuato quattro settori verticali a cui dare priorità. Il primo riguarda il comparto dell’automotive, che offre lavoro a 60.000 persone nella regione e fattura 20 miliardi (escluse le case costruttrici). Secondo l’associazione degli industriali, il settore dovrebbe ora puntare maggiormente sulla mobilità sostenibile e lasciarsi alle spalle modelli tradizionali, visto che proprio sul tema della sostenibilità Confindustria stima la possibilità di assumere fino a 5.000 professionisti in più.

Il secondo settore chiave è l’agrifood, un comparto fortemente stimolato dalla pandemia nel quale, ad oggi, operano 100.000 persone e che deve ora puntare a maggiori legami con il turismo e il commercio di prodotti bio. La terza colonna portante del piano industriale riguarda l’aerospaziale, che impiega quasi 15.000 persone, per un fatturato totale di 4 miliardi di euro. Per contrastare l’inevitabile calo che deriverà dalla pandemia, Confindustria ha evidenziato la necessità di un maggiore progresso tecnologico, con nuovi materiali e un maggiore uso della robotica. Infine, il quarto settore strategico è quello tessile, per il quale in Piemonte si contano più di 4.000 imprese per un totale di 36.000 addetti e 3,6 miliardi di euro di export nel 2019, pari al 7,7% di tutte le esportazioni regionali. Anche per questo comparto, Confindustria ha stimato un ripensamento industriale in un’ottica di sviluppo innovativo, con ampi margini di espansione nel bio tessile e smart-textile.

A questi, il piano industriale aggiunge anche due “ambiti orizzontali di applicazione tecnologica”: la tecnologia 4.0, per la quale Confindustria punta a un’adozione nel 90% delle imprese regionali in modo da sviluppare un’industria sempre più sostenibile, e l’intelligenza artificiale, un mercato che cresce del 30% l’anno e per il quale viene posto l’obiettivo di sviluppare 100 brevetti all’anno e attirare, entro il 2027, quasi 1 miliardo di euro in investimenti dall’estero.

PARTECIPAZIONI PUBBLICO-PRIVATE E APPALTI PRE-COMMERCIALI PER FAVORIRE L’INNOVAZIONE

Per realizzare questo ambizioso piano industriale, Confindustria Piemonte ha individuato diversi strumenti operativi all’interno di una progettazione integrata delle partecipazioni pubblico-private. È inoltre stato suggerito un maggiore ricorso agli appalti pre-commerciali, al partenariato per l’innovazione e all’appalto di soluzioni innovative. Tre strumenti europei nati per favorire lo sviluppo di soluzioni innovative e l’utilizzo della domanda pubblica come leva strategica per accelerare le imprese degli innovatori. Grande attenzione è data anche ai temi della formazione e delle competenze, per i quali si auspica una riduzione della dispersione scolastica e, soprattutto, un maggiore investimento in termini economici e di capitale umano nella formazione tecnica superiore.

Dopo la laurea triennale in Economics and Business all’Università LUISS, ha conseguito la laurea magistrale in Economics presso l’Università di Roma Tor Vergata con una tesi sperimentale in Economia del Lavoro su come l’introduzione di congedi di paternità influenzi gli esiti occupazionali ed economici delle madri.

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