La soluzione irlandese per le lobby

Tra i Paesi europei che stanno discutendo dell’opportunità di approvare una legge che regoli il lobbying c’è anche l’Irlanda. La settimana scorsa il ministro delle riforme ha portato il disegno di legge in esame dai colleghi di governo (l’equivalente di un consiglio dei ministri italiano). Per i prossimi giorni si attende la presentazione ufficiale.  Questi, stando alle informazioni diffuse finora, dovrebbero essere i punti fermi del provvedimento:

1) ci sarà un registro, online, controllato da un organismo governativo.

2) a differenza di quanto accade negli Stati Uniti e in Canada, ma anche presso l’Unione europea, il registro conterrà tutte le informazioni essenziali (spesa per l’attività di lobbying, obiettivi, persone incontrate, ecc.) ma NON il nome del lobbista interessato. L’obiettivo è tutelare i soggetti che fanno lobbying ma sono soggetti a vincoli di segretezza con i clienti (gli studi legali ad esempio).

3) Cosa ancora più interessante: non tutti i contatti lobbista-decisore pubblico dovranno essere registrati. Strano, forse, ma lo scopo è nobile: evitare troppi intoppi burocratici. Non si vuole fare la mappatura completa di chi incontra chi, ma avere una visione di massima di un fenomeno complesso.

4) non tutti avranno obbligo di registrarsi. Per esempio le micro-imprese non saranno tenute alla registrazione. è un bel punto di vista, anche qui pro-business e anti-burocrazia.

5) infine, ci sarà un periodo di “raffreddamento” di 1 anno per gli alti funzionari che terminano l’incarico, prima che possano assumere nuovi incarichi nel privato.

Direttore Area Istituzioni dell'Istituto per la Competitività (I-Com). E’ Professore in “Media, Activism & Democracy” presso la New York University – Florence, e Professore in “Global Advocacy” presso la Vrije Universiteit di Brussels.

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