Pharmavalley, una opportunità da cogliere al volo oltre la Toscana

L’innovazione farmaceutica ha un forte impatto sulla scelte dei programmi di ricerca e sviluppo e sulla capacità di produzione di un territorio. Le aziende farmaceutiche, essendo prevalentemente imprese multinazionali, possono scegliere i paesi nei quali intraprendere tali iniziative (grazie alla loro presenza in differenti stati). Essendo le aziende multinazionali i maggiori investitori di risorse in R&S nella farmaceutica, i sistemi di innovazione nazionali entrano in diretta competizione tra loro. La qualità della regolazione del mercato farmaceutico è dunque fondamentale per attrarre gli investimenti sul territorio.

Se la regolamentazione delle varie fasi che accompagnano la ricerca, lo sviluppo e il lancio di un nuovo prodotto farmaceutico, l’agevolazione negli investimenti in impianti produttivi e nell’ampliamento della produzione, come pure tutto l’aspetto che riguarda l’assunzione di personale qualificato, è una determinante fondamentale nel rendere il sistema italiano attrattivo di investimenti, una semplificazione della regolamentazione di tale processo, soprattutto in uno scenario poco chiaro e confuso come quello italiano, è da considerare a tutti gli effetti un incentivo all’attrazione degli investimenti in ricerca, all’ampliamento della produzione e, a cascata, a un ampliamento dei benefici in termini economici e di sviluppo territoriale.

Lo sviluppo economico Italiano è stato determinato in maniera sostanziale dall’Industria chimico-farmaceutica, che proprio nel nostro paese ha trovato terreno fertile per creare eccellenze a livello mondiale, sia nella ricerca che nelle modalità di produzione. Una epoca di regolamentazione confusa, l’aumento di “aree grigie” nell’attribuzione di competenze tra Stato e Regioni che ha fatto sedimentare contraddizioni clamorose, impedendo la determinazione di una vera e propria politica industriale nazionale, sta creando un ambiente poco favorevole per l’attrazione degli investimenti.

Ma il progetto della Regione Toscana è al tempo stesso affascinante ed esemplare. Finalmente una Regione vuole “mettere a sistema” gli strumenti di incentivo e di controllo degli investimenti in innovazione nella scienze della vita, con particolare riferimento al mondo farmaceutico. La Regione Toscana ha fatto numerosi progressi nella gestione della politica farmaceutica a livello regionale: ha ridotto drasticamente i tempi di attesa delle approvazione dei nuovi farmaci nei loro prontuari di Area Vasta, ha ridotto il numero dei comitati etici (a cui spetta sostanzialmente autorizzare le sperimentazioni cliniche) a 1 solo comitato per tutta la Regione, ha centralizzato la gestione dei finanziamenti e dell’organizzazione al fine di creare un sistema più efficiente.

La risposta adeguata alla crisi è proprio questa. Attrarre investimenti in un settore che impiega personale altamente qualificato, con un elevato valore aggiunto, e in grado di trainare tutto l’indotto in un aumento di fatturato e in una continua specializzazione.

La pharmavalley è un esempio anche per altre realtà del nostro territorio. Penso al Lazio, e alla capacità produttiva che questa Regione ha accumulato negli ultimi 50 anni, e che ora stenta a mantenere sul territorio, con un pericolo di smantellamento sempre più minaccioso se si pensa alle centinaia di licenziamenti avuti negli ultimi anni. Anche il Lazio può creare la sua pharmavalley per via della presenza di numerosi centri produttivi e sopratutto per quelli che potrebbe sviluppare nel biomedicale.

Coordinatore Scientifico Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Economia e Gestione delle Aziende Sanitarie dell’Università Cattolica, e un MA in European Economic Studies al College of Europe di Bruges.

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