Come di consueto, a fine dicembre l’allora Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico – oggi ARERA[1] – ha aggiornato le condizioni economiche di riferimento per la fornitura di energia elettrica e gas alle famiglie tipo[2]. Per il trimestre appena iniziato è previsto un incremento dei prezzi delle materie prime +5,3% elettricità e +5% gas.
Una serie di fattori concomitanti determinano l’aumento del prezzo elettrico: la crescita dei consumi (+1,6% da gennaio a novembre 2017) – segno positivo di una ripresa delle attività produttive -, la prolungata indisponibilità di alcuni impianti francesi, diverse limitazioni di transito nel Sud-Italia, la minore disponibilità della generazione idroelettrica nazionale per via di un 2017 particolarmente “arido” ed, infine, l’aumento stagionale dei prezzi del gas a livello europeo, che chiaramente contribuisce all’aumento dei prezzi elettrici.
È inoltre necessario considerare l’aumento della componente dispacciamento, degli oneri legati alle risorse interrompibili, l’incremento dei costi per le unità essenziali per la sicurezza del sistema elettrico e, ancora, un aumento degli oneri generali di sistema dovuto al rafforzamento delle agevolazioni per le industrie manifatturiere energivore.
Nello specifico, la variazione del 5,3% della spesa per l’elettricità della famiglia tipo è dovuta per il 3,8% alla crescita dei costi di approvvigionamento, per l’1,9% al rialzo degli oneri generali per il sostegno delle imprese a forte consumo di energia (mentre rimangono stabili tutte le altre componenti) e per lo 0,1% al lieve aggiustamento della componente commercializzazione e vendita. Tali rincari vengono in parte controbilanciati dal calo delle tariffe di trasmissione, distribuzione e misura (-0,5%).
Meno articolato l’aumento del prezzo del gas, dovuto essenzialmente alle dinamiche stagionali con consumi e, quindi, quotazioni in aumento sui mercati europei. L’aumento della spesa in tal caso è determinato principalmente dall’incremento della componente relativa all’approvvigionamento (+5%). Le variazioni delle altre componenti (trasporto, distribuzione e misura, la componente a copertura delle attività connesse all’approvvigionamento all’ingrosso e quella per la gradualità nell’applicazione della riforma delle condizioni economiche del servizio di tutela) si controbilanciano determinando, dunque, una variazione complessiva del 5%.
Nel periodo dal 1 aprile 2017 al 31 marzo 2018, la famiglia tipo spenderà per l’elettricità complessivamente 535 euro, registrando un incremento del 7,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (circa 37 euro in più). Meno marcato l’incremento del gas rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente, infatti con un aumento del 2,1%, la spesa complessiva si aggirerà intorno ai 1.044 euro (+ 22euro/anno).
Il 2018 si preannuncia foriero di grandi novità a partire dal citato cambiamento di denominazione e del perimetro di azione del Regolatore, fino ad arrivare alla riclassificazione degli oneri generali di sistema, che dal primo gennaio di quest’anno risultano così ripartiti:
– Componente ASOS (che vale circa 85% degli oneri generali) include tutti gli oneri che fino al 31/12/17 rientravano nella componente A3 (fonti rinnovabili e cogenerazione) – con l’esclusione delle voci di costo riferite alla produzione ascrivibile ai rifiuti non biodegradabili – e nella componente Ae (agevolazioni per le imprese manifatturiere energivore);
– Componente ARIM comprensiva di tutti i rimanenti oneri generali (UC7, A2, MTC, A5, UC4, A4, As, quota rimanente della vecchia A3).
[1]Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente a seguito dell’attribuzione dei poteri di regolazione nel settore dei rifiuti con la Legge Bilancio 2018.
[2]Consumi medi di una famiglia tipo: 2.700 kWh/anno di energia elettrica con una potenza impegnata pari a 3 kW e 1.400 mc annui di gas naturale.