Nello scorso mandato la Commissione europea ha approvato nella sua versione integrale il pacchetto “Fit for 55”, punto cardine del Green Deal europeo. Fra i provvedimenti che vedranno la piena attuazione a partire dal biennio 2026/2027 vi sono la riforma del Sistema ETS e il CBAM (Carbon Border Adjusting Mechanism). Questi nuovi interventi, dal peso regolatorio non indifferente, potrebbero creare distorsioni di mercato e pesare sulla competitività del sistema Europa. La riforma dell’ETS (Emissions Trading System) include diverse modifiche significative al sistema di scambio delle quote di emissione di gas serra che sarà in vigore fino al 2025. I principali elementi della riforma sono:

  1. L’innalzamento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni nei settori ETS al 62% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2005), invece del 43% fissato precedentemente.
  2. La graduale eliminazione delle quote gratuite per le industrie tra il 2026 e il 2034, in parallelo all’introduzione del meccanismo CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) per evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.
  3. L’estensione dell’ETS al settore del trasporto marittimo e la creazione di un nuovo sistema ETS separato (ETS 2) per gli edifici e il trasporto stradale a partire dal 2027.
  4. Aumento della velocità di riduzione annuale delle quote disponibili sul mercato (fattore di riduzione lineare) da -2.2% l’anno a -4,3% nel periodo 2024-2027 e -4,4% nel periodo 2028-2030.

Fra queste istanze, sono di particolare rilevanza il CBAM e l’ETS 2.

COSA SONO IL CBAM  E L’ETS 2

Il CBAM è essenzialmente una “tassa sul carbonio alla frontiera” che mira ad applicare un prezzo equo sulle emissioni di CO₂ incorporate nei prodotti importati nell’UE per creare condizioni di parità tra i produttori europei, soggetti all’ETS, e i loro concorrenti internazionali, nonché prevenire la rilocalizzazione delle attività ad alta intensità di carbonio in paesi con normative climatiche meno stringenti.

Il CBAM opera secondo principi specifici. Gli importatori di beni provenienti da paesi extra-UE devono acquistare “certificati CBAM” il cui prezzo riflette quello delle quote di emissione nell’ETS. Il numero di certificati da acquistare dipende dalla quantità di emissioni incorporate nei prodotti importati. Se nel paese di origine è già stato pagato un prezzo per il carbonio, questo può essere dedotto per evitare una doppia imposizione.

L’implementazione del CBAM sta avvenendo per fasi. Vi è una fase di transizione (2023-2025), periodo in cui gli importatori devono solo dichiarare le emissioni incorporate senza obblighi finanziari. Segue l’implementazione completa che inizia nel 2026 con l’obbligo di acquisto dei certificati CBAM. Parallelamente, tra il 2026 e il 2034, avverrà l’eliminazione graduale delle quote gratuite ETS, complementare a questo meccanismo.

Nella sua fase iniziale, il CBAM si applica a specifici settori ad alta intensità energetica: ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, produzione di energia elettrica e idrogeno.

A differenza del sistema ETS originale, che si concentra principalmente sui grandi impianti industriali e sulla produzione di energia, l’ETS 2 è specificamente progettato per regolamentare due settori chiave: gli edifici, coprendo le emissioni generate dal riscaldamento degli edifici residenziali e commerciali, e il trasporto stradale, includendo le emissioni prodotte dai carburanti utilizzati nei veicoli su strada.

LE IMPLICAZIONI DELLE NUOVE MISURE

Il CBAM rappresenta una misura nuova nel panorama delle politiche climatiche globali, con potenziali implicazioni significative. Questo potrebbe incoraggiare altri paesi a introdurre politiche di tariffazione del carbonio, promuovere standard ambientali più elevati a livello globale e contribuire a prevenire la concorrenza sleale basata su normative ambientali meno stringenti. Tuttavia, allo stesso tempo, potrebbe comportare a una riduzione degli scambi con l’estero nell’eventualità in cui i partner commerciali europei non vogliano sottostare a queste nuove regole.

Dechezleprêtre, A. et al. (2025)[1] e l’OCSE osservano che l’ambito di applicazione del CBAM è modesto, in quanto riguarda solo il 3% circa delle importazioni dell’UE da paesi terzi. I settori coperti dal CBAM rappresentano il 7,0% della produzione manifatturiera dell’UE, il 2,3% della produzione lorda totale, l’1,1% del valore aggiunto e lo 0,6% degli occupati. Le simulazioni dell’OCSE evidenziano diversi risultati chiave: senza il CBAM, le riforme del sistema ETS dell’UE comporterebbero probabilmente una significativa rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e una riduzione della competitività per le industrie dell’UE. Il CBAM attenua efficacemente la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio riorientando le importazioni dell’UE da paesi meno efficienti in termini di emissioni di carbonio a quelli più efficienti. Tuttavia, pur compensando parzialmente le perdite di competitività per i settori protetti dell’UE, il CBAM introduce problemi di competitività per i settori a valle nella catena del valore dell’UE.

In secondo luogo, il sistema ETS 2 funzionerà secondo principi simili all’ETS originale. I fornitori di combustibili per il riscaldamento e di carburanti per il trasporto stradale dovranno acquistare permessi di emissione per ogni tonnellata di CO₂ rilasciata dai loro prodotti. Il numero totale di permessi disponibili diminuirà gradualmente nel tempo, mentre il prezzo dei permessi sarà determinato dal mercato, creando un incentivo economico per la riduzione delle emissioni.

L’ETS 2 entrerà in vigore a partire dal 2027 (posticipato rispetto all’iniziale previsione del 2026). Il provvedimento include un meccanismo di stabilità dei prezzi per evitare impatti economici eccessivi ed è accompagnato da un Fondo sociale per il clima che utilizzerà parte dei ricavi generati per sostenere le famiglie vulnerabili e le piccole imprese nella transizione verso alternative a basse emissioni.

L’introduzione dell’ETS 2 mira a incentivare l’adozione di sistemi di riscaldamento più efficienti e a basse emissioni, accelerare la transizione verso la mobilità elettrica e altre forme di trasporto a basso impatto ambientale. Inoltre, creerà un segnale di prezzo che guiderà le decisioni di investimento verso soluzioni sostenibili.

CONCLUSIONI

Questo nuovo sistema vuole rappresentare una parte fondamentale della strategia dell’UE per estendere il principio “chi inquina paga” a tutti i settori economici rilevanti, creando al contempo meccanismi di protezione sociale per garantire una transizione equa. Tuttavia, per l’Italia, questa strada potrebbe rivelarsi inefficiente dal punto di vista economico, tassando doppiamente soggetti che indirettamente internalizzano già il costo del carbonio.

[1] https://www.oecd.org/en/publications/carbon-border-adjustments_e8c3d060-en.html

Cristina ORLANDO
Dopo la laurea triennale in Business Administration and Economics all’Università di Roma Tor Vergata, si è laureata con lode in Economics presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Anche grazie ad un tirocinio come Assistente di Ricerca all’Università di Bologna, ha maturato l’interesse e le competenze per la ricerca, anche di stampo econometrico. Nel 2023 è approdata in I-Com, dove si occupa dei temi energetici e della sostenibilità. In precedenza, è stata Junior Economist presso l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani.