Lo scorso 6 giugno la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sul Digital Network Act (DNA). Si tratta di un’iniziativa importante, in linea con quanto annunciato nella Bussola per la Competitività pubblicata lo scorso 29 gennaio, che affonda le proprie radici nel Libro bianco della Commissione “Come gestire le esigenze infrastrutturali digitali dell’Europa” del febbraio 2024 e nei successivi rapporti Letta e Draghi e che si pone come obiettivo principale quello di assicurare all’UE reti e servizi digitali affidabili, veloci e sicuri e disegnare un nuovo quadro normativo unificato delle telecomunicazioni.
IL CONTESTO DELLA CONSULTAZIONE
Il possesso di un’infrastruttura di rete digitale all’avanguardia rappresenta una condizione indispensabile per assicurare la capacità dell’UE di competere nel contesto globale e di garantire a tutti, cittadini, imprese e PA, la possibilità di beneficiare delle straordinarie opportunità che la digitalizzazione abilita. L’evoluzione tecnologica in atto ha disegnato una costellazione di tanti nuovi attori che, tutti insieme, seppur ricoprendo ruoli diversi, assicurano servizi digitali di elevata qualità che pongono nuove sfide al mercato e alla regolamentazione.
È emersa dunque con chiarezza, sin dal Libro Bianco, la necessità, da un lato, di accelerare la trasformazione digitale e lo sviluppo delle reti e, dall’altro, di compiere un’attenta valutazione del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (EECC) e dei relativi atti giuridici, nella logica di semplificare e armonizzare ulteriormente il quadro giuridico alla luce delle nuove sfide poste dal digitale, al fine di rafforzare la competitività e promuovere un mercato unico più integrato.
La consultazione della Commissione parte dalla constatazione di una persistente frammentazione caratterizzante il settore della connettività che accresce gli oneri ed ostacola la capacità degli utenti finali e degli operatori dell’UE di sfruttare appieno il potenziale del mercato unico, dall’esigenza di rimuovere gli ostacoli alla diffusione di reti ad altissima capacità e la trasformazione tecnologica verso reti e servizi basati sul cloud, nonché dal bisogno di innovazione e investimenti per il settore delle comunicazioni elettroniche.
Per quanto concerne le cause profonde della frammentazione nei mercati nazionali, esse sono state individuate nelle diverse condizioni, da stato a stato, cui è subordinata l’autorizzazione generale nonché nello scarso coordinamento delle procedure e delle condizioni di assegnazione dello spettro che esercitano un negativo impatto anche sullo sullo sviluppo di servizi satellitari transfrontalieri. A ciò si aggiunge un quadro normativo complesso e incapace di rispondere in maniera adeguata ai cambiamenti tecnologici e di mercato, ad esempio per quanto riguarda: i) obblighi diversi imposti dalle autorità nazionali di regolamentazione per affrontare il fallimento del mercato, ii) mancanza di misure proattive per promuovere l’abbandono del rame, iii) mancanza di chiarezza giuridica delle norme relative a un Internet aperto per quanto riguarda il trattamento normativo dei servizi innovativi e iv) sfide a livello di cooperazione tra i vari attori nell’ecosistema delle infrastrutture digitali.
Non meno rilevanti le criticità concernenti la governance, la cui esperienza applicativa ha posto in luce l’incapacità del ruolo consultivo svolto nei confronti della Commissione dall’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (BEREC) e dal gruppo “Politica dello spettro radio” (RSPG) di contribuire efficacemente alla promozione del mercato unico.
GLI OBIETTIVI PERSEGUITI
Partendo da un quadro ad elevata complessità, l’atto legislativo sulle reti digitali mira a incentivare tutti gli operatori del mercato, a innovare e investire nella connettività avanzata e a favorire un ecosistema di connettività e infrastrutture di calcolo che promuovano l’iniziativa “continente dell’IA”. Nello specifico, gli obiettivi perseguiti possono essere distinti per aree tematiche: a) semplificazione: l’atto punta a ridurre gli obblighi di rendicontazione esistenti fino al 50%, integrare nel DNA di strumenti legislativi (EECC, Regolamento BEREC, Regolamento sull’Open Internet, Programma di politica dello spettro radio), proporre un regime di autorizzazione semplificato; b) spettro: definire procedure e condizioni comuni per l’autorizzazione nazionale dello spettro, prevedere licenze più lunghe, rinnovi semplificati ed autorizza zioni flessibili, favorire la condivisione dello spettro e rafforzare la sovranità e la solidarietà dell’UE per l’armonizzazione dello spettro; c) level playing field: creare una cooperazione efficace tra gli attori del più ampio ecosistema della connettività, conferendo alle autorità nazionali di regolamentazione/al BEREC il potere di agevolare la cooperazione a determinate condizioni e in casi debitamente giustificati e chiarire le norme sull’internet aperta in materia di servizi innovativi (ad esempio mediante orientamenti interpretativi), nel rispetto dei principi dell’internet aperta; d) regolamentazione dell’accesso: applicare la regolamentazione ex ante (ossia le condizioni di accesso a livello nazionale) dopo la valutazione dell’applicazione di misure simmetriche solo a titolo di salvaguardia, a seguito di un’analisi di mercato basata sulla prova esistente dei tre criteri e su una definizione del mercato geografico, semplificare e rafforzare la prevedibilità delle condizioni di accesso introducendo uno o più prodotti di accesso armonizzati paneuropei con caratteristiche tecniche predefinite, accelerare il copper switch-off fornendo un pacchetto di strumenti per la copertura in fibra ottica e i piani nazionali di abbandono del rame e stabilendo una data predefinita di abbandono del rame a livello dell’UE, unitamente a un meccanismo di deroga per tutelare gli utenti finali che non dispongono di alternative adeguate; e) governance: valutare una governance rafforzata dell’UE dotata di sufficiente capacità amministrativa e normativa (competenze consultive o decisionali), attraverso il potenziamento dei rispettivi ruoli del BEREC, dell’Ufficio BEREC e dell’RSPG affinché svolgano vari compiti paneuropei e promuovano il mercato unico digitale.
CONCLUSIONI
La consultazione della Commissione si inquadra in un momento di ripensamento della cornice normativa definita dal codice delle comunicazioni elettroniche nel tentativo di renderla capace di rispondere ai cambiamenti che la trasformazione tecnologica in atto sta ponendo all’attenzione dei decision maker e di accelerare il processo di infrastrutturazione funzionale alla digitalizzazione.
Posto che seguendo la ormai usuale – e condivisibile – ricerca di armonizzazione, la Commissione adotterà una proposta di regolamento, la consultazione in atto appare un doveroso esercizio di democrazia, certamente utile anche per evidenziare eventuali peculiarità nazionali e fare in modo che qualsiasi successivo intervento non ecceda i limiti della proporzionalità.
Ciò premesso, è fuor di dubbio che gli obiettivi generali siano condivisibili, prova ne è che molti attori di spicco dell’ecosistema digitale non trovino alcun riconoscimento né descrizione nell’attuale codice e che ancora persistono evidenti diversità tra gli stati che ostacolano la creazione di un mercato unico e la crescita delle aziende attive nei singoli mercati nazionali. È parimenti necessario però, come suggerito dallo stesso BEREC nell’ambito della consultazione sul Libro Bianco del 2024, un’attenta valutazione dei diversi ruoli giocati a ciascun attore e della necessità, alla luce anche dei moniti contenuti nel rapporto Draghi, che l’intervento ex ante affondi le proprie radici in un fallimento di mercato da risolvere per scongiurare qualsiasi rischio di ostacolo all’innovazione e al libero dispiegarsi delle dinamiche di mercato.




