- Presentata la diciassettesima edizione del rapporto annuale sull’innovazione energetica realizzato dall’Istituto per la Competitività (I‐Com).
- Nel 2023 i brevetti a livello mondiale crescono del 10%, la Cina rimane saldamente al primo posto distaccandosi di molto da Stati Uniti e Giappone. L’Italia, con 19.667 brevetti, mostra un aumento superiore alla media e segna un +8,5%.
- Meno sostenuto l’andamento dei brevetti energetici, che globalmente salgono del 3,3%. Per le sole tecnologie elettriche si conferma in testa l’accumulo, seguito da solare fotovoltaico, eolico, nucleare ed idroelettrico. Mentre aumenta il vantaggio della Cina, che stacca Corea del Sud e Stati Uniti.
- Nel campo della mobilità elettrificata, le innovazioni sulle energy storage dominano a livello mondiale. Il loro peso percentuale raggiunge il 53,9%, coprendo da solo più della metà dei brevetti concessi globalmente.
- Nonostante le immatricolazioni di autovetture elettriche nell’UE vadano piuttosto bene con una quota di mercato cresciuta fino al 15,4% (dato aggiornato a maggio), sì è comunque ben lontani dal 22% previsto.
- Cresce del 5,9% la domanda di competenze sostenibili a livello mondiale, mentre in Italia l’incremento è pari allo 0,12% con solo uno studente su quattro in possesso dei livelli basilari.
- Nel 2025 in Italia sono registrate 12.277 start-up innovative di cui 1.788 nel settore energetico. Le regioni del Nord ne ospitano 6.300, mentre meno della metà sono distribuite tra Sud e Centro. In testa la Lombardia, seguita da Campania e Lazio.
Roma, 8 luglio 2025 – I brevetti rilasciati a livello mondiale sono in forte crescita nel 2023, con quasi il 10% in più rispetto al 2022. La Cina rimane al primo posto distaccandosi di molto da Stati Uniti e Giappone. Anche l’Italia, con 19.667 brevetti, mostra un aumento superiore alla media con un +8,5%, mentre Francia e Germania frenano rispettivamente dell’1,4 e dello 0,26%. Meno sostenuto l’andamento dei brevetti energetici (+3,3%), dovuto alla diminuzione generalizzata in tutti i paesi ad eccezione della Cina dove l’incremento prosegue a ritmi vertiginosi. L’Italia segna invece un -12%, dato peggiore della media del -10% osservata fra i paesi considerati.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto annuale dell’Istituto per la Competitività (I‐Com), think tank presieduto dall’economista Stefano da Empoli, dal titolo “L’innovazione energetica motore del futuro”. Lo studio è stato presentato oggi a Roma nel corso di un convegno pubblico al quale hanno preso parte oltre 50 relatori tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica, del mondo imprenditoriale e associativo. Il rapporto, giunto alla diciassettesima edizione, è stato curato dal direttore Area Sostenibilità I-Com Antonio Sileo e sviluppato in partnership con A2A, Acea, Acquirente Unico, Elettricità Futura, Enel, Energee3, Eni, Federchimica – Assogasliquidi, Proxigas, RWE, Terna, Utilitalia e con la media partnership di Quotidiano Nazionale e QN Economia.
Nel contesto delle tecnologie elettriche, nel 2023 sono stati concessi 127.727 brevetti rispetto ai 95.000 del 2022. Le principali destinazioni sono le tecnologie di accumulo, seguite da solare fotovoltaico, eolico, nucleare ed idroelettrico. Anche in questo campo la distribuzione per paese vede in testa la Cina con 44.792 brevetti, seguita a grande distanza dalla Corea del Sud (11.463). Nel contesto europeo, i brevetti in campo elettrico sono trainati da un +16% della Germania, un +41% della Francia, un +31% del Regno Unito e un +14% della Spagna. L’unico paese con meno brevetti concessi nel 2023 è l’Italia che non supera i 226, con una differenza negativa di 12 rispetto al 2010.
Nel campo della mobilità elettrificata, anche nel 2023 le innovazioni in ambito energy storage dominano a livello mondiale. In questa categoria sono stati raggiunti 16.000 brevetti a fronte dei 11.452 del 2015 (+44,6%). Il loro peso percentuale raggiunge il 53,9%, coprendo da solo più della metà dei brevetti concessi globalmente. Seguono i veicoli elettrici con una quota del 15,2%, mentre il settore dei veicoli ibridi ha visto un graduale declino fermandosi nel 2023 all’11,8%. Una discreta crescita si segnala nel campo delle stazioni di ricarica con il 14% di brevetti concessi, mentre le tecnologie a idrogeno restano le più marginali con una quota del 4,6%, segnando un calo rispetto al 2015. Se la Cina continua ad essere la protagonista assoluta con 7.510 brevetti, tra i paesi europei la Germania l’unica che si avvicina ai leader globali superando i 1.000 brevetti nel 2023, mentre l’Italia riveste un ruolo ancora marginale (96).
Per quanto riguarda la mobilità sostenibile, nonostante le immatricolazioni di autovetture elettriche mediamente nell’UE vadano piuttosto bene con una quota di mercato cresciuta fino al 15,4% (dato aggiornato a maggio), questa è comunque ben lontana da un valore che avrebbe dovuto essere almeno del 22%. Il problema vero però è che fino ad oggi le auto elettriche si sono solo aggiunte a quelle in circolazione, senza di fatto sostituirne nessuna. Del parco auto UE, che al 2024 può essere stimato in quasi 260 milioni di automobili, solo 6 milioni sono vetture elettriche. In Italia, che ha il secondo maggior parco d’Europa dopo la Germania, il numero delle auto targate è cresciuto di oltre 425 mila unità rispetto al 2023 arrivando a superare la fantasmagorica cifra di 41 milioni, ma il totale delle elettriche non arriva a 280 mila, meno di 7 su 1.000. Una spia rossa sul cruscotto del regolatore UE che dovrebbe lavorare per affiancare altre possibili soluzioni alla strategia della sostituzione delle autovetture attualmente in circolazione, perché ben un sesto di tutte le vetture che si muovono sulle strade dei 27 Paesi dell’Unione ha targa italiana.
Il rapporto continua l’analisi sulle competenze e i lavori verdi introdotta nella precedente edizione, dove dall’elaborazione dei dati di LinkedIn, tra il 2021 e il 2024, emerge che la domanda di competenze sostenibili è cresciuta in media del 5,9% su base annua a livello globale. In Italia, invece, l’incremento è pari allo 0,12%. La richiesta non è omogenea: i settori che nella Penisola hanno assunto la maggior percentuale di lavoratori con competenze green sono l’agricoltura e l’allevamento (34,1%), i servizi (32,8%) e l’edilizia (32%). I dati OCSE non sono confortanti: solo uno studente italiano su quattro possiede livelli basilari di competenze sulla sostenibilità ambientale, rispetto a una media UE del 31,2% e una media OCSE del 33%. In confronto, i giovani delle principali economie europee che possiedono queste caratteristiche sono più numerosi (Francia 35% e Germania e Spagna 34%), come pure in altri paesi industrializzati come Sud Corea e Canada. A livello globale i paesi che offrono più posizioni lavorative legate alla transizione energetica sono Regno Unito, Irlanda, Arabia Saudita, Norvegia e Svizzera. Per quanto riguarda l’offerta di “talenti verdi”, ad eccezione della Svizzera, i primi 5 paesi sono Stati membri dell’UE: Germania, Austria, Finlandia e Lussemburgo.
Lo studio affronta anche il tema delle start-up innovative che hanno un impatto cruciale sullo sviluppo economico e sociale nel contesto in cui operano. Nel primo trimestre del 2025 in Italia sono registrate 12.277 start-up innovative, di cui 1.788 operano nel settore energetico. In termini geografici, le regioni del Nord ospitano 6.300 start-up, seguite dal Sud con 3.422 e dal Centro con 2.401. Il tasso di crescita è positivo in tutte le aree: rispetto all’anno scorso si registra un +6,3% al Nord, un +5,9% al Centro e un +4,5% al Sud. A livello regionale, la Lombardia è la regione con il maggior numero di start-up innovative (3.405), seguita da Campania (1.529) e Lazio (1.394). Per quanto riguarda le attività, il settore dei servizi è il più prolifico per le start-up con 10.038 imprese, ovvero l’82,5% del totale, seguito dall’industria (12,7%) e dal commercio (2,9%).