Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è nato come il principale strumento per sostenere la ripresa economica e sociale dell’Italia nel post-pandemia, con una dotazione complessiva pari a 194,4 miliardi di euro, tra fondi europei (Next Generation EU) e risorse nazionali. Tra le priorità del Piano, un ruolo cruciale è stato attribuito al rafforzamento del sistema sanitario pubblico, attraverso la Missione 6, che comprende investimenti per la medicina territoriale, la digitalizzazione e il potenziamento delle infrastrutture sanitarie.
Dal punto di vista delle scadenze da conseguire la situazione è piuttosto complessa in quasi tutti gli Stati europei. In base ai dati della Commissione, allo stato attuale i vari paesi devono ancora presentare la documentazione relativa al completamento di oltre 4.300 traguardi e obiettivi sui 7.105 totali. Ciò significa che nel complesso le scadenze ancora da conseguire sono circa il 68%. Andando a vedere più nel dettaglio, la quota di scadenze già completate più elevata è quella riportata dalla Francia (82%). Seguono Danimarca (57%), Germania (54%) ed Estonia (49%). Italia e Lussemburgo si trovano entrambe al 43%.
PERCENTUALE DI MILESTONE E TARGET ANCORA DA COMPLETARE (GIUGNO 2025)

A meno di un anno dalla scadenza ufficiale, anche lo stato di attuazione degli investimenti continua a registrare un evidente scostamento tra programmazione e realizzazione. Secondo le analisi, alla fine del primo semestre 2025 risulta speso solo il 46% dei fondi complessivamente disponibili, con una previsione di spesa al 31 dicembre 2025 pari al 67%. In altre parole, oltre un terzo delle risorse deve ancora essere speso nell’ultimo semestre di validità del Piano, con implicazioni critiche per la capacità effettiva di completare le opere previste nei tempi stabiliti. La mappa europea sulla percentuale di obiettivi PNRR completati mostra come il nostro paese si collochi oggi al di sotto della media UE, con un tasso di completamento inferiore rispetto a Francia, Germania e paesi del Nord Europa, che hanno strutture amministrative più snelle e una maggiore esperienza nell’implementazione di fondi strutturali. Se si considera il volume di risorse assegnato, l’Italia è anche tra i Paesi con la maggiore esposizione al rischio di definanziamento per mancata esecuzione.
A livello europeo l’Italia si conferma il paese che ha presentato il maggior numero di richieste di modifica al proprio Piano, insieme Spagna, Irlanda e Belgio. A partire dal 2022, l’Italia ha inoltrato cinque richieste di revisione al proprio PNRR, alcune delle quali accolte con modifiche sostanziali nella ripartizione delle risorse e nella definizione degli obiettivi. Questo dato riflette l’elevato livello di criticità nella pianificazione iniziale, ma anche la difficoltà del sistema amministrativo nel fronteggiare la sfida della messa a terra degli investimenti.
NUMERO DI MODIFICHE AL PNRR RICHIESTE PER PAESE

Osservando l’incidenza dei fondi PNRR rispetto al PIL emerge chiaramente come l’Italia sia il Paese che ha ricevuto il maggiore volume di risorse in rapporto alla propria economia, con un’incidenza che supera il 4,5% del PIL nazionale. Solo Spagna, Grecia e Portogallo mostrano valori simili o leggermente inferiori. Questo dato riflette l’elevata esposizione nel programma Next Generation EU: l’Italia è il principale beneficiario dei fondi europei e uno dei più esposti in termini relativi. Ne deriva una responsabilità amplificata nell’efficace gestione delle risorse, anche alla luce dei ritardi accumulati.
Il ritardo non riguarda solo i cronoprogrammi finanziari, ma si riflette anche nell’attuazione fisica dei progetti. La Missione 6 continua a essere tra le più indietro in termini di avanzamento effettivo, con forti criticità legate soprattutto agli investimenti per le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali Operative Territoriali. Molti bandi sono stati pubblicati in ritardo, le gare sono andate deserte o hanno subito revisioni per i maggiori costi, e in alcune Regioni la capacità di spesa risulta ancora gravemente limitata.
La Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è l’asse strategico dedicato alla sanità pubblica, con l’obiettivo di colmare i divari territoriali, riorientare l’assistenza verso la prossimità e rafforzare la resilienza del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) dopo l’emergenza Covid-19. Il budget complessivo assegnato alla Missione ammonta a 15,63 miliardi di euro, articolato in due componenti: Componente 1 – Reti di prossimità, strutture e telemedicina (7 miliardi) e Componente 2 – Innovazione, ricerca e digitalizzazione del SSN (8,63 miliardi).
Nella Componente 1 il piano prevede la realizzazione di 1.350 Case della Comunità, 400 Ospedali di Comunità e 600 Centrali Operative Territoriali, oltre al rafforzamento dell’assistenza domiciliare e lo sviluppo dei servizi di telemedicina. Questi interventi mirano a dare attuazione al nuovo modello organizzativo delineato nel DM 77/2022. Tuttavia, a luglio 2025, lo stato di attuazione presenta forti criticità: meno del 40% delle strutture previste è effettivamente operativo o in fase avanzata di realizzazione, con ampi divari territoriali e numerose regioni ancora in fase progettuale. Le principali difficoltà riguardano l’aumento dei costi edilizi, il rallentamento delle gare di appalto, la carenza di personale sanitario da allocare nelle nuove strutture e la complessa governance multilivello tra Stato, regioni, ASL e comuni.
Parallelamente, la Componente 2 punta al potenziamento delle infrastrutture tecnologiche e digitali del SSN. Sono previsti investimenti per il rinnovo delle grandi apparecchiature sanitarie, per la creazione di ospedali digitali e per il completamento e l’interoperabilità del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Anche su questo fronte, però, si registrano ritardi: a metà 2025, solo 5 Regioni hanno raggiunto una piena funzionalità del FSE e l’interoperabilità nazionale resta parziale. Inoltre, la digitalizzazione dei servizi non è accompagnata da un adeguato investimento nella formazione del personale sanitario o nel rafforzamento delle competenze tecniche a livello locale.
Secondo alcune stime, l’attuazione della Missione 6 è tra le più lente dell’intero Piano, con una quota di spesa effettivamente sostenuta pari ad appena il 14,8% a fine 2024 e una proiezione al di sotto del 50% a fine 2025.
Il quadro complessivo evidenzia quindi un’urgenza: accelerare la fase attuativa del Piano, soprattutto nei comparti più strategici come la sanità, adottando meccanismi straordinari di gestione e controllo, semplificazione delle procedure di spesa, rafforzamento del personale tecnico-amministrativo e revisione dei cronoprogrammi regionali. Il 2025 rappresenta l’anno decisivo: il successo o il fallimento dell’intero PNRR si giocherà nei prossimi sei mesi.




