Le connessioni transfrontaliere rappresentano un tassello sempre più strategico per la sicurezza, la resilienza e la sostenibilità del sistema elettrico europeo. Attraverso queste infrastrutture l’elettricità può fluire oltre i confini nazionali, bilanciando surplus e deficit energetici e favorendo l’integrazione delle fonti rinnovabili. Per l’Italia, che già vanta una rete di collegamenti diversificata, le prospettive future dipenderanno dalla capacità di concretizzare i progetti in fase di sviluppo, così da rafforzare il ruolo del Paese nel contesto mediterraneo ed europeo.
IL RUOLO DELLE CONNESSIONI TRANSFRONTALIERE
Nella rete elettrica si fa riferimento a interconnessioni in merito a collegamenti tra reti energetiche per il trasferimento di elettricità. Le interconnessioni tra paesi diversi, o connessioni transfrontaliere, permettono il trasporto di energia da una nazione all’altra e in futuro assumeranno un ruolo sempre più importante per numerosi motivi. Queste strutture sono già riconosciute come fondamentali per lo sviluppo delle rinnovabili e l’elettrificazione del sistema. Infatti, la natura della maggior parte delle energie pulite di non programmabilità può essere efficientemente gestita da un lato tramite gli accumuli, dall’altro grazie allo scambio tra nazioni diverse che si trovano rispettivamente in una situazione di surplus e di deficit energetico. Le interconnessioni sono quindi un modo efficiente di esportare o importare energia pulita da altri paesi e possono contribuire concretamente allo sviluppo delle rinnovabili.
I benefici delle connessioni con l’estero sono molteplici. Queste strutture possono infatti rafforzare significativamente la resilienza del sistema elettrico su due fronti. Sul fronte dell’approvvigionamento, interconnessioni di questo tipo possono garantire maggior sicurezza. Se infatti una nazione dovesse trovarsi in una situazione di carenza energetica potrebbe far affidamento su una fonte aggiuntiva derivante da oltre confine. Ancora, la scarsa capacità di prevedere la capacità di generazione da rinnovabili, dovuta alla loro dipendenza dalle condizioni metereologiche, potrebbe essere mitigata tramite lo scambio con l’estero, rafforzando appunto la resilienza del sistema. Infine, un importante beneficio derivante dall’esistenza di connessioni transfrontaliere potrebbe essere quello di ridurre i prezzi dell’energia. Infatti, se in un paese limitrofo vi fosse disponibilità di energia elettrica a prezzi più contenuti rispetto al nostro, questa potrebbe essere importata invece che generata all’interno della nazione.
LE PROSPETTIVE ITALIANE NEL CONTESTO EUROPEO
Come riportato nell’analisi di Ember, negli ultimi anni le connessioni transfrontaliere della rete elettrica europea hanno contribuito ad evitare almeno tre blackout e a sostenere i sistemi elettrici di Moldavia e Ucraina a seguito dell’invasione russa di quest’ultima. Questi eventi testimoniano come le interconnessioni siano cruciali per evitare blackout come quello verificatosi in Spagna e Portogallo nell’aprile di quest’anno, grazie alla loro capacità di fornire tempestivamente energia laddove si verifichi una carenza. L’analisi citata riporta come anche in quest’ultimo evento, nonostante il blackout si sia verificato, le connessioni tra la Francia e la penisola iberica siano state essenziali per riportare il sistema a regime.
L’analisi rileva inoltre come il 55% del sistema elettrico europeo ha a disposizione ancora troppe poche opzioni di approvvigionamento. Questo dato emerge da un lato dalla misurazione del rapporto tra la capacità di interconnessione e il picco di domanda energetica di un dato paese, definito come potenziale d’importazione, che indica quanta parte del picco di domanda potrebbe essere soddisfatto grazie all’utilizzo della capacità di importazione nella sua totalità. Dall’altro, dal grado di differenziazione delle fonti, ovvero dal numero di paesi collegati.
Fig.1: Potenziale di importazione come % del picco di domanda e numero di collegamenti, 2024
Fonte: Ember, 2025
L’analisi identifica due soglie per indicare una situazione di media criticità: un valore percentuale del rapporto pari o inferiore al 25% o un numero di collegamenti pari o minore di tre.
Come mostrato nel grafico l’Italia è ben posizionata per quanto riguarda il numero di collegamenti, con un numero di direzioni di importazione pari a 7. Tuttavia, guardando al potenziale d’importazione del Paese, l’Italia nel 2024 ha raggiunto solo il 21%.
L’analisi continua presentando l’evoluzione delle connessioni con l’estero tramite uno scenario di riferimento, dove si considerano soltanto i progetti confermati e inclusi nei piani europei ufficiali, e un secondo scenario che considera invece anche i progetti in fase di sviluppo che potrebbero entrare in funzione entro l’anno di riferimento (scenario progetti).
Se tutti i progetti contenuti nel secondo scenario venissero effettivamente realizzati nei tempi previsti il potenziale d’importazione italiano al 2030 salirebbe appena oltre il 25% (scenario progetti) posizionando l’Italia in un’area di bassa criticità in caso di eventi avversi. Tuttavia, lo scenario di riferimento che ad oggi è anche quello più probabile si ferma ad una copertura del 22%, mentre il superamento della soglia critica andrebbe spostato al 2040.
Fig.2: Potenziale d’importazione (%) negli scenari per l’Italia
Fonte: Ember, 2025
Questo risultato sarebbe dovuto, a fronte di un picco di domanda annuale in aumento in entrambi i periodi futuri, da uno scostamento rispetto al valore futuro della capacità di interconnessione aggiuntiva al 2030 e al 2040 nei due scenari. Per il 2030 infatti la previsione più favorevole supera i 16.000 MW con un aumento del 34% sul 2024, mentre lo scenario di riferimento si ferma a poco più di 14.000 MW. Ancora più sostanziale la differenza al 2040, dove il secondo scenario sfiora i 28.000 MW con un incremento sul 2024 del 128%, mentre lo scenario di riferimento segna un più modesto +41% sullo stesso periodo.
Fig.3: Capacità d’interconnessione (MW) negli scenari per l’Italia
Fonte: elaborazione I-Com su dati Ember
CONCLUSIONI
Le interconnessioni sono ad oggi fondamentali per diversi ordini di motivi. Queste opere possono in primo luogo aiutare i paesi a raggiungere i propri obiettivi in materia di fonti rinnovabili, grazie ad una maggior integrazione che permetta di spostare l’elettricità generata da queste fonti dalle aree in surplus a quelle in uno stato di momentanea carenza.
Oltre questo ben noto beneficio, oggi più che mai le interconnessioni possono garantire al sistema elettrico sicurezza e resilienza che risultano indebolite da un lato dalle trasformazioni richieste al sistema per sostenere la transizione, dall’altro dalle crescenti tensioni geopolitiche.
L’Italia gode di una posizione geografica strategica che le permette di essere uno dei paesi UE con il maggior numero di paesi collegati. Con i suoi sette partner la Penisola è infatti seconda per diversificazione solo alla Germania. Considerando invece soltanto la potenzialità d’importazione, benché l’Italia non si trovi in una situazione particolarmente critica, è chiaro come il realizzarsi dello scenario di riferimento la porti a rafforzare il sistema in modo più marginale e su un orizzonte temporale più ampio. In contrapposizione, se tutti i progetti programmati e buona parte di quelli in fase di studio fossero attuati entro i termini previsti, si troverebbe al 2040 in una situazione di forte sicurezza degli approvvigionamenti e potrebbe configurarsi come uno dei più importanti hub per l’elettricità nel mediterraneo.