La trasformazione digitale e la competitività di ciascun paese si fonda, in buona misura, sul possesso di un ecosistema che ruota intorno all’ampia e diffusa disponibilità di data center, soluzioni cloud e infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili performanti.
Da questa consapevolezza parte l’analisi dell’Osservatorio Reti e Servizi di nuova generazione dell’Istituto per la Competitività presentato nel corso di un convegno pubblico a Roma il 30 ottobre che, come ogni anno, offre una fotografia dettagliata dello stato di avanzamento della digitalizzazione in Italia e in Europa, prestando particolare attenzione al ruolo delle infrastrutture digitali, ai fattori abilitanti per lo sviluppo e all’adozione dei servizi e delle tecnologie di ultima generazione.
LO SVILUPPO E L’ADOZIONE DELLE INFRASTRUTTURE FISSE E MOBILI
Il 2 luglio scorso è stata pubblicata la seconda relazione annuale sullo stato del decennio digitale che, come da tradizione, analizza il percorso dell’UE e dei singoli Stati membri nel perseguimento degli obiettivi al 2030 con riguardo a connettività, digitalizzazione dei servizi pubblici, competenze digitali e adozione delle tecnologie.
Rispetto alla dimensione connettività, in particolare, la relazione ha registrato limitati progressi, soprattutto in termini di qualità, evidenziando come solo il 64% delle famiglie risulti avere accesso alla fibra e il tasso di crescita (13,5%) appaia di gran lunga inferiore a quello necessario per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2030. Con riguardo invece al mobile, la stessa relazione ha evidenziato come la copertura 5G di alta qualità, si estenda solo al 50% del territorio dell’UE e sia costituita per la maggior parte da 5G non standalone.
Se questa è la situazione rilevata, I-Com ha condotto un’analisi prospettica con riferimento alle quattro dimensioni e, rispetto alla connettività, ha individuato una traiettoria rispetto alla copertura FTTP che, in assenza di ulteriori azioni, nel 2030 vedrà raggiungere solamente l’89,9% del target. Per osservarne il completamento, al ritmo attuale di crescita, occorrerà attendere il 2051. La copertura VHCN, invece, vedrà, secondo le stime, il raggiungimento dell’obiettivo finale non prima del 2047. Lato reti mobili, l’Unione europea sta viaggiando spedita verso il raggiungimento del target fissato a proposito del 5G (sebbene i dati non distinguano tra 5G standalone e non standalone) per cui è possibile stimare il raggiungimento della soglia del 100% entro il 2027.
Entrando nel merito delle reti fisse, i dati relativi alla copertura VHCN (che comprende FTTH, FTTB and Cable Docsis 3.1 ed esclude la copertura VDSL) rivelano il primato di Malta con una copertura del 100%. L’Italia si ferma al 59%, ben 20 punti in meno della media europea. Anche guardando i dati della copertura FTTP (che comprende FTTH e FTTB) e, dunque, la percentuale di famiglie coperte da FTTH ed FTTP, l’Italia si posiziona in ritardo nella competizione europea con una percentuale ancora una volta inferiore alla media (59% vs 64%) e molto lontana da quella dei best performer Spagna e Romania, Portogallo e Bulgaria in cui le percentuali di copertura arrivano al 95%, 92% e 89%. Per quanto concerne le aree rurali, i dati di copertura VHCN del 2023, se già appaiono insoddisfacenti a livello europeo, con una percentuale che non va oltre il 56%, ancor peggiori risultano in Italia dove il dato si attesta addirittura al 37% ad una distanza di ben 19 punti, con situazione pressoché analoga con riguardo alla copertura FTTP (37% vs 56%).
Copertura VHCN (% di famiglie, 2024)

Fonte: Commissione Europea, 2025
Copertura FTTP (% di famiglie, 2024)
 Fonte: Commissione Europea, 2025
Fonte: Commissione Europea, 2025
Copertura VHCN E FTTP nelle aree rurali (% di famiglie, 2024)
 Fonte: Commissione Europea, 2025
Fonte: Commissione Europea, 2025
Ancor più preoccupanti i dati relativi alla domanda: la percentuale di abbonamenti in fibra (FTTH, FTTB e FTTP con esclusione di quelli FTTC) sul totale degli abbonamenti a livello OECD non va oltre il 42%, con l’Italia ferma addirittura al 24%.
Con riguardo al settore mobile, i dati sembrano invece decisamente positivi, complice la mancata distinzione tra 5G standalone e non standalone. Ed infatti, la percentuale di copertura 5G (senza distinzione, tuttavia, tra standalone e non standalone) è salita a livello europeo all’89% in termini di famiglie raggiunte, con ben 16 paesi che registrano una percentuale di copertura di almeno il 90% e l’Italia, con il 99,5% di copertura 5G, si posiziona tra i best performer. Anche nelle aree rurali la copertura 5G appare in linea con quella generale, con una percentuale europea del 74% e l’Italia che si posiziona nettamente sopra la media con il 98% mentre con specifico riferimento alla copertura sulle frequenze 3.4-3.8 Ghz. A livello UE non si va oltre il 15% mentre l’Italia si pone saldamente alla guida dell’Unione con ben il 69%. Anche rispetto al mobile a destare forti preoccupazioni è la domanda: infatti, se si analizza la percentuale di popolazione con SIM che hanno generato traffico su reti 5G, emerge una percentuale europea pari al 25% ed un dato italiano addirittura inferiore, pari al 20%.
I DATA CENTER E LA PERCEZIONE DEI TERRITORI
Gli avanzamenti tecnologici registrati negli ultimi anni hanno favorito la diffusione dei data center, ossia strutture fisiche, adibite ad ospitare le infrastrutture IT delle imprese, le quali a loro volta consistono in un’articolazione di tre elementi funzionali, ovvero una parte di elaborazione (server), una di archiviazione (storage) ed una di connessione (networking).
Da molti ritenuti ormai un asset strategico indispensabile per l’ecosistema informatico, stanno crescendo per numero in tutto il mondo. I dati pubblicati nel 2025 da Cloudscene permettono di mappare a livello internazionale il numero di data center per paese evidenziando un primato degli USA con 5426 data center sul territorio. Seguono Germania e Regno Unito con rispettivamente 529 e 523 infrastrutture di dati. L’Italia ospita 204 data center classificandosi al decimo posto a livello globale. A livello nazionale emerge però una forte disomogeneità nella localizzazione delle strutture sul territorio. I dati contenuti sul sito Data Center Map evidenziano, infatti, come a livello provinciale, a dominare la classifica siano le grandi aree metropolitane, con Milano che ospita ben 73 data center, precedendo Roma e Torino con rispettivamente 21 e 11 infrastrutture di dati. Parallelamente, se le regioni del Nord presentano percentuali di penetrazione dei data center molto elevate, la maggior parte delle aree del sud hanno quote sensibilmente inferiori.
Percentuale di data center nelle regioni italiane
 Fonte: Data Center Map
Fonte: Data Center Map
Se questa è la dislocazione territoriale, una survey condotta da I-Com che ha visto la partecipazione ad ottobre 2025 di 420 consumatori si è focalizzata sul sentiment rispetto al tema data center, evidenziando come quasi la metà del campione non abbia notizia di queste strutture nel proprio territorio (46,7%), a cui si aggiunge oltre un quinto (21,7%) che considera questa tematica non di suo interesse. Tra coloro che invece esprimono un’opinione, prevale nettamente la percezione positiva (25,9%) rispetto a quella negativa (5,7%) con focalizzazione sulle opportunità abilitate in termini di qualità dei servizi e sugli investimenti sul territorio.
Qual è la tua percezione rispetto alla presenza di data center nel tuo territorio?
 Quali sono le motivazioni di una valutazione positiva?
Quali sono le motivazioni di una valutazione positiva?
 CONCLUSIONI
CONCLUSIONI
La trasformazione digitale in atto e la diffusione crescente di tecnologie quali l’IA ha ridisegnato il concetto stesso di infrastruttura, per andare ad includere anche i data center. Insieme ai servizi cloud, infatti, le reti fisse e mobili ed i data center costituiscono l’ecosistema indispensabile per assicurare lo sviluppo e l’adozione dei servizi digitali. In un contesto ad elevata complessità, l’Italia continua il proprio processo di sviluppo infrastrutturale con la necessità, però, di accelerare. Completare la copertura in fibra e garantire una copertura 5G standalone rappresenta un must irrinunciabile per raggiungere gli obiettivi di connettività al 2030.
Certamente non mancano gli ostacoli, primi tra tutti la mancanza di manodopera specializzata e gli ostacoli spesso frapposti dagli enti locali nell’ambito delle procedure autorizzative. A ciò si aggiungono le opposizioni delle comunità locali spesso poco consapevoli delle opportunità abilitate dal digitale e una domanda fortemente immatura che rende più lento e difficoltoso il ritorno degli ingenti investimenti richiesti agli operatori.
Nel raggiungimento degli obiettivi di connettività il mix tecnologico si sta arricchendo. L’FWA, che tradizionalmente si è posizionato come soluzione per le aree rurali in cui la posa della fibra è economicamente insostenibile, sta oggi subendo evoluzioni tali da rendere le proprie performance paragonabili a quella della fibra e il satellitare si candida ad offrire connettività nelle aree in cui anche l’FWA è insostenibile.
Gli sforzi da affrontare sono ancora ingenti ma le opportunità straordinarie. L’Italia sta avanzando in un contesto europeo che vede molti paesi seguire una traiettoria di crescita decisamente più rapida, per cui è indispensabile mettere in campo tutte le iniziative, comprese quelle regolatorie relative alla gestione dello spettro frequenziale e alla gestione della tematica del copper switch-off, che garantiscono certezza ed assicurano agli operatori quella stabilità necessaria a pianificare gli investimenti.
 
			