In un panorama geopolitico globale piuttosto incerto e con la disruption delle rotte commerciali, il quadro economico-finanziario globale è caratterizzato da molti e rapidi cambiamenti. In questo contesto si inseriscono gli investimenti energetici, che negli ultimi anni avevano visto una rapida crescita, come monitorato dall’International Energy Agency (IEA). Dal 2020, anno di minimo degli investimenti globali che raggiunsero 2240 miliardi, i flussi globali verso il comparto energetico avevano ricominciato a crescere fino a superare i 3200 miliardi nel 2024. Secondo l’annuale monitoraggio dell’IEA, il World Energy Investment 2025, che presenta anche stime per l’anno corrente, gli investimenti tengono nel 2025 e addirittura crescerebbero del 2,2% rispetto al 2024.

Fig. 1: Investimenti mondiali in energia (2015-2025)

Fonte: IEA

Ad investire maggiormente nel sistema energetico sono gli importatori netti di combustibili fossili, per ridurre la propria dipendenza energetica. In primo piano c’è la Cina, che nel 2025 investirà 627 miliardi nelle energie pulite, il 29% dell’importo mondiale. Allo stesso tempo, tuttavia, in Cina si verifica la continua espansione del carbone, con investimenti che dovrebbero superare i 54 miliardi di dollari nel 2025. Sebbene la produzione di carbone possa fungere da riserva supplementare alle energie rinnovabili, l’entità degli investimenti indica una maggiore dipendenza dall’energia termica, indotta dalle persistenti preoccupazioni per la sicurezza dell’energia elettrica. I modelli di spesa sono molto disomogenei a seconda del paese di riferimento: molte economie in via di sviluppo, soprattutto in Africa, hanno difficoltà a mobilitare capitali per le infrastrutture energetiche. Il deprezzamento delle valute e l’aumento dei tassi di interesse hanno reso più difficile l’accesso al debito. Nel 2025 gli investimenti energetici in Africa saranno inferiori di un terzo rispetto al 2015, poiché il calo della spesa per petrolio e gas è stato solo parzialmente compensato dall’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili. L’Africa rappresenta solo il 2% degli investimenti in energia pulita, nonostante abbia il 20% della popolazione mondiale.

Globalmente, le aree d’investimento che vedono un afflusso maggiore di risorse sono l’elettricità rinnovabile, l’efficienza energetica e gli usi finali, seguite dal petrolio, che è il terzo ambito più importante. I flussi finanziari devoluti al nucleare, per quanto poco rilevanti rispetto al totale, sono aumentati del 60% dal 2015. L’impiego di risorse nel segmento upstream di gas e petrolio subisce una flessione del 4% rispetto allo scorso anno e una diminuzione del 35% su base 2015. Mentre la spesa per i giacimenti di gas naturale è destinata a mantenere i livelli visti nel 2024, quella minore per il petrolio porta la previsione ad essere più bassa rispetto allo scorso anno.

Fig.2: Investimenti mondiali per area d’investimento, 2025Fonte: IEA

UNO SGUARDO ALL’EUROPA

Gli investimenti europei costituiscono il 17,4% di quelli mondiali, raggiungendo un totale di circa 576 miliardi. Di questo ammontare, quasi l’86% è riferito a energia pulita che raggiunge così un nuovo massimo. Considerando solo l’Unione Europea, gli investimenti complessivi toccano i 419 miliardi, di cui 386 in energia pulita.

Fig.3: Investimenti europei in energia, per tipologia (2015-2025)

 

Fonte: IEA

La priorità per l’Europa è la generazione di energia, in particolare tramite fonti rinnovabili. Questa categoria assorbe infatti il 31% delle risorse stanziate nel 2025. Gli altri usi finali di energia e l’efficienza energetica sono le altre destinazioni di fondi più importanti, con rispettivamente il 19% e 17%.

Fig. 4: Investimenti europei in energia, per destinazione (2025)

Fonte: IEA

L’impiego di risorse nella generazione elettrica europea arriva a 177 miliardi di dollari. Il solare prevale di poco sulla fonte eolica. Con meno della metà dei fondi stanziati a loro beneficio rispetto a fotovoltaico ed eolico, vengono dopo le altre rinnovabili, seguite dal nucleare. La generazione da fonti fossili raccoglie in totale una cifra intorno agli 8 miliardi.

Fig. 5: Investimenti europei nella generazione, per fonte (2025)

Fonte: IEA

Gli investimenti nelle infrastrutture di rete stanno diventando sempre più importanti, ma non abbastanza. Nell’UE, questi sono infatti destinati a crescere fino a oltre 70 miliardi di dollari nel 2025, con una spesa annuale ormai raddoppiata rispetto a un decennio fa. Gli sforzi si stanno concentrando sulla digitalizzazione della rete di distribuzione, migliorando l’efficienza e contribuendo all’adattamento delle risorse variabili.

Tuttavia, gli aggiornamenti della rete devono tenere il passo con la rapida espansione della produzione di elettricità a basse emissioni. Gli investimenti non sono ancora all’altezza del ritmo di diffusione delle energie rinnovabili, causando inefficienze come lunghe code di connessione e difficoltà nella trasmissione di elettricità rinnovabile a basso costo dalle zone meridionali dell’Unione Europea alle aree ad alta domanda. Queste sfide sono aggravate dai vincoli della catena di approvvigionamento, con i prezzi dei componenti dell’UE che sono più che raddoppiati nell’ultimo decennio.

CONCLUSIONE

In generale, rispetto all’inizio del monitoraggio condotto dall’IEA nel 2015, il panorama energetico ha subìto notevoli cambiamenti. Ora è la Cina il principale investitore nella transizione verde, mentre negli Stati Uniti potrebbero rallentare i flussi finanziari verso le energie pulite nei prossimi anni, con il venir meno degli schemi di incentivo pubblici. L’Unione Europea prosegue con l’apporto di sostanziali risorse verso un sistema energetico decarbonizzato, ma occorre porre l’accento sulle reti affinché dotazione infrastrutturale e rinnovabili per la generazione vadano di pari passo. I paesi emergenti faticano ancora a mobilitare la finanza privata verso il settore energetico. In ogni caso, pur in un contesto incerto, dove nuovi shock energetici globali potrebbero essere imminenti, gli investimenti energetici continuano la loro crescita, sebbene a tassi non sufficientemente veloci per il raggiungimento degli obiettivi posti nella COP28.

Cristina ORLANDO
Dopo la laurea triennale in Business Administration and Economics all’Università di Roma Tor Vergata, si è laureata con lode in Economics presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Anche grazie ad un tirocinio come Assistente di Ricerca all’Università di Bologna, ha maturato l’interesse e le competenze per la ricerca, anche di stampo econometrico. Nel 2023 è approdata in I-Com, dove si occupa dei temi energetici e della sostenibilità. In precedenza, è stata Junior Economist presso l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani.